La Conferenza Episcopale statunitense paragona l'introduzione dei matrimoni gay alla legalizzazione dell'aborto


L'arcivescovo Joseph E . Kurtz, presidente della Conferenza Episcopale statunitense, ha diramato un comunicato stampa in cui si afferma che il riconoscimento del matrimonio egualitario «è un tragico errore che danneggia il bene comune di tutti e, soprattutto dei più vulnerabili tra noi, i bambini. Perché i bambini hanno il diritto a crescere con un papà e una mamma».
Se nel mondo gli slogan omofobi son sempre quelli, il sacerdote ha superato il limite nel paragonare la sentenza sul matrimonio egualitario a quella del processo Roe v. Wade (la causa che nel 1973 aprì la strada alla legalizzazione dell'aborto) asserendo che «oggi la Corte ha di nuovo sbagliato. È profondamente immorale ed ingiusto che il governo dichiari che due persone dello stesso sesso possono costituire un matrimonio. Il significato unico del matrimonio come l'unione di un uomo e una donna è scritti nei nostri corpi di maschio e femmina».
Kurtz dice anche che «Gesù Cristo, con grande amore, ci ha insegnato in modo inequivocabile che dal matrimonio ha inizio l'unione indissolubile di un uomo e una donna. Come vescovi cattolici, seguiamo il nostro Signore e continueremo ad insegnare e ad agire secondo questa verità».
Non manca poi un appello ai cattolici affinché non la smettano di tentare di ostacolare in ogni modo i progetti di vita delle famiglie gay: «Incoraggio i cattolici ad andare avanti con la fede, la speranza e l'amore -scrive- la fede nella verità immutabile del matrimonio, radicata nella natura immutabile della persona umana e confermata dalla rivelazione divina; ci auguriamo che queste verità possano ancora una volta prevalere nella nostra società, non solo per la loro logica, ma per la loro grande bellezza a servizio del bene comune Invito tutte le persone di buona volontà ad unirsi a noi nel proclamare la bontà, la verità e la bellezza del matrimonio come giustamente è stato inteso per millenni, e chiedo a tutti di utilizzare la propria autorità nel cercare, vivere e testimoniare la verità».
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