Gentilini insulta i gay: «Stiano nei loro recinti»


«Non ho nulla contro i gay e le lesbiche, ma che restino nei loro recinti. Io non posso tollerare la forma di esibizionismo e di tentativi di massacrare la famiglia naturale». È quanto dichiarato in merito al recente Gay Pride dall'ex sindaco di Treviso, il leghista Giancarlo Gentilini, ai microfoni di Rete Venta.
L'omofobia del politico non è certo nuova: già nell'agosto del 2007 affermò di aver dato indicazioni alla polizia locale «affinché faccia pulizia etnica dei culattoni, i culattoni devono andare in altri capoluoghi di regione che sono disposti ad accoglierli. Qui a Treviso non c'è nessuna possibilità per culattoni o simili».

A preoccupare, però, è come il clima d'odio instaurato dalla Chiesa Cattolica abbia portato molti fanatici ad apprezzare quelle inaccettabili parole. Ad esempio fra i commenti scritti dai lettori de Il Giornale si legge: «esternazioni un po rustiche ma condivisibili», «pienamente concorde», «sottoscrivo», «ha ragione Gentilini, è solo esibizionismo». C'è chi sostiene che Dio dovrebbe benedirlo per quelle parole, chi chiede che ai gay venga messo anche «il gunzaglio», chi afferma: «Sheriffo ti darei in mano l'Italia per un anno con carta bianca tieni duro grande».
Per farla breve, ciò che traspare è un'Italia in cui c'è chi si diverte ad ostentare la propria omofobia, facendosi grasse risate nel calpestare la dignità altrui. Pare dunque che sia passata l'idea professata dai vari gruppi omofobi che vedremmo la libertà di opinione come una mera una legittimazione dell'insulto gratuito.
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