La consigliera romana del Pd: «I Gay Pride sono un motivo d'imbarazzo»


È il Secolo XIX ad aver dato dare ampio risalto all'attacco che Daniela Tiburzi ha riservato al gay Pride. da sempre im prima fila nell'alimentare l'omofobia, il quotidiano pare però tollerare chiunque sieda a sinistra qualora sposi la loro causa nel gettare fango verso chi non è eterosessuale.
Nei giorni scorsi la consigliera al Campidoglio del Pd (nonché Presidente della Commissione delle Elette e pari opportunità) si era vantata di non voler partecipare al Pride capitolino. Poi, come consuetudine di chi crede di poter basare i propri giudizi sui pregiudizi e non sui fatti, ha criticato uno scenario assai lontano da quello visto in piazza.
La donna ha parlato di un evento «troppo spesso ridottosi a sfilata che rinchiude i gay nei cliché fatti di drag queen, paillettes, nudità, costumi sadomaso, e che non solo diventa motivo d'imbarazzo per chi ha un minimo senso del pudore, ma soprattutto si rivela controproducente nella lotta a qualsiasi prostituzione che da tempo conduciamo». pPco chiaro è di che cosa stia parlando dato che le immagini paiono più riferirsi alle false fotografie diffuse dalle pagine omofobe che a quanto visto a Roma, il tutto lanciandosi anche nel sostenere che sia la rivendicazione dei diritti e non l'omofobia a costringere migliaia di persone alla prostituzione perché poco gradite al clero.

Interessante sarebbe anche capire quale sia la sua proposta: ritiene davvero che i gay debbano escludere transessuali e drag in modo da rivendicare i proprio diritti solo dopo aver piazzato dei paletti che possano limitare la libertà altrui così come la consigliera pare voglia fare verso le minoranze? Davvero 500mila persone devono essere ricondotte ad un cliché che a lei non piacciono e devono essere giudicati come se si trattasse di una sorta di gruppo in cui tutti sono corresponsabili delle scelte altrui e in cui solo chi assomiglia agli etero deve essere degno di esistere?

Immancabile è stato anche il suo sostenere che Roma abbia priorità maggiori rispetto ai diritti umani: «in un momento tanto difficile come quello che attraversano i cittadini romani -.scrive riferendosi al Pride- rischia anche di passare come un tentativo di distrazione dai difficili problemi in cui versa la grandissima parte della nostra gente comune». In altre parole, diamo maggiori privilegi agli eterosessuali dimenticandoci che esitano anche i gay. tanto possono aspettare.
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