Lettera ad un amico eterosessuale


Paolo Portaluri è l'autore di una lettera aperta agli omofobi. Con ironia ed un linguaggio non sempre così politicamente corretto, la missiva indaga su quale sia la reale ansia del movimento anti-gay. Sappiamo infatti che a nessuno frega nulla di fantomatiche ideologie gender, il problema è che possa esserci sesso fra due uomini (o più propriamente una penetrazione, dato che è quella l'ossessione dell'omofobo medio). Ad esempio è difficile è dimenticare come nel 2012 l'onorevole Giovanardì spiegò a Radio24 che «ci sono organi costruiti per ricevere e organi costruiti per espellere».
Ovviamente il discorso vale solo per gli uomini, dato che statisticamente i cattolici sono fra i maggiori consumatori del sesso anale con le donne (alcuni ritengono che sia un contraccettivo che rispetti le regole di Dio). Altrettanto ovviamente gli etero ignorano di come le donne amino parlano di sesso con i loro amici gay e di come tante di loro raccontano come ai propri fidanzati piaccia essere stimolati nelle retrovie. Certo non tutti, esattamente con non a tutti i gay piace. Ma alla fine sempre in parità si finisce.

Ed è da qui che si parte:

Premetto che non ho niente contro gli omofobi. Anzi, ho tanti amici omofobi.
Ma poi, omofobia di qua, omofobia di là. Sempre a parlare di sta cazzo di omofobia. Ma non è che dietro c’è una lobby di psicologi, no? Si sono inventati un’altra malattia per fare soldi.
Perché capisco, che ne so, la paura di volare. Ho paura che si schianti l’aereo, e quindi di finire male (io, che sono sull’aereo, finisco male). O la claustrofobia: mi manca l’aria, a me che sono claustrofobico. O la paura dei serpenti: una vipera mi può attaccare, a me che me la ritrovo davanti.
Ma un gay? O due, o tre? Che paura fa a me, che loro siano gay? Che mi fanno? Mi attaccano? Eh, si sa come sono, te giri e te nculano!
Ah, ecco! Il mio culo è in pericolo.
Il gay e il culo sono proprio lo stesso concetto,un’associazione mentale spontanea. “Culattone”, “fare il frocio con il culodegli altri” sono le espressioni che denotano l’immaginario collettivo intorno all’omosessualità. Ma anche l’ignoranza di molti eterosessuali sul proprio corpo; perché altrimenti a nessuno di loro verrebbe in mente di farlo col culo di un altro, saprebbero benissimo i vantaggi di usare il proprio.
L’uso del culo è sempre visto in accezione negativa: “che inculata!”, “prendere per il culo”. Perché è la parte più sporca del corpo (poi gli italiani si vantano dei bidè rispetto al resto del mondo), perché è da passivi, proprio come le femmine, che la prendono. Quindi degradante. Il maschio la mette, e non ha buchi d’entrata, solo d’uscita. Rutti e scoreggie, poesia e merda.

Sí, l’omofobo non ha paura dei gay; ha paura del proprio culo. Ma non che venga violato. No, ha paura di quello che gli può dire. Perché dai, se penso che a un gay il suo culo dona piacere, una domanda sul mio me la faccio… Perché il mio dovrebbe solo far cagare?

Si associa sempre l’omofobia alla xenofobia; la lotta per i diritti LGBT alla lotta dei neri per i pari diritti. A me la cosa sembra abbastanza diversa, è più esistenziale. Se nasco bianco, muoio bianco.Se nasco nero, muoio nero a meno che non mi chiami Michael Jackson. Volendo, ce la faccio a non farmi molte domande e non vedere neanche le mille forme di meticciato. L’argomento sessualità è più fluido; non voglio dire che si può cambiare orientamento nel corso della vita (e si può); voglio dire che quando un etero pensa al culo di un gay, per forza di cose arriva a pensare al proprio culo. E delle domande su se stesso inizia a farsele. Il Negro può rimanere sempre un Altro, ma il Frocio mette in crisi Me Stesso.

Parlo tutto il tempo di gay maschi perché è quello che succede socialmente. Delle lesbiche non si parla quasi mai, se non di riflesso, o quando proprio bisogna essere politicamente corretti. Perché non si sa da dove prenderle. Fanno saltare lo schema penetrante-penetrato. Due maschi si possono pure immaginare, hanno er buco e la mazza. Ma due femmine, come cazzo fanno a scopà? Mi saltano i neuroni a pensarci. Io scherzo, ma queste cose me le ha dette veramente una tipa che doveva affittarmi casa. Una giovane, aperta, moderna, un’istruttrice di yoga con tanto love-love-love. Per farmi capire meglio il concetto faceva un cerchio con l’indice e il pollice della mano sinistra e ci inseriva l’indice della mano destra. Hai capito? La Natura ci ha fatto buco e palo.

La Natura, appunto. Le domande esistenziali. Per quale minchia di motivo la Natura ha creato una fonte di piacere proprio là, dove escono le scorie? È questa la domanda che scuote le coscienze quando si introduce l’argomento omosessuale. Ovviamente il sesso anale non è prerogativa dei gay, ma socialmente è un tabù. Anche se Freud lo ha sdoganato più di un secolo fa. Se si parla di froci invece non si può evitare l’argomento. Eh, so’ culattoni!

Un giorno un amico mi chiamò, preoccupato ma non troppo. Aveva comprato un vibratore per giocare con la sua ragazza, e tra una risata e l’altra aveva finito per provarlo lui. Ovviamente gli era piaciuto. Mi chiamava per sapere se secondo me era ricchione.

Caro amico etero, stai tranquillo. È un fatto anatomico. Il tuo culo non è un orientamento sessuale, il tuo culo sei tu. Orientati verso te stesso e dimmi, di che hai paura adesso?

Come diceva Wojtyla nostro, “non abbiate paura”. Anzi, dovete capire che il gay fa bene all’etero. Le lotte LGBT sono per lavostra libertà. Un gay, quando scende in piazza a gridare il suo orgoglio, è già libero; le loro lotte sono soprattutto per chi in piazza non riesce a scendere. Tanti omo, sí, ma anche tanti uomini e donne etero che hanno paura di conoscere se stessi e non conoscono altre forme di essere uomini e donne etero.

Marxisticamente parlando, le lotte di categorie sessuali porteranno alla scomparsa delle categorie sessuali. E il simbolo di quest’unità sarà lui, il buco del culo. È quello che ci accomuna.
Vari pensatori e artisti (come Preciado) hanno identificato nell’ano un simbolo di democrazia, quell’elemento comune a tutti i sessi, le razze, gli orientamenti. Io non ho quest’ansia di democratizzare il discorso per renderlo più accettabile. È vero che tutti abbiamo un ano, ma non tutti gli ani sono uguali. Variano in odore, textura, colore, variano col tempo. Cambiano tra uomo e donna, perché è diversa l’anatomia attorno, e non si può descrivere un luogo omettendo il suo intorno, altrimenti staremmo davanti a un non-luogo. Invece l’ano è qualcosa di unico, preciso e irripetibile, ma proprio in questo suo essere anarchico (come diceva Paco Vidarte) nasce la possibilità della rivoluzione anale. Perché è un’arma che abbiamo tutti, ma non può essere racchiusa in un sistema di omologazione.

La rivoluzione anale. Per adesso, tratteniamola. Non facciamo perdere al sesso anale il suo potere destabilizzante. Siamo in presenza di molti movimenti di “normalizzazione”: gli omosessuali che richiedono gli stessi diritti degli eterosessuali. È giusto che lo si faccia e che i gay si approprino delle prerogative finora concesse solo agli etero. Ma normalizzare èanche disinnescare la bomba prima che esploda: facciamo sposare questi gay purché non si parli più di sesso, e men che meno di culo.
Per questo è necessario anche un movimento inverso: che gli etero si approprino di ciò che finora è stato prerogativa del mondo omosessuale. La voglia di usare il corpo come meglio credono.
Per questo la liberazione gay è una liberazione degli etero. Liberazione del maschio etero, perché inizi a riscoprire tutto il potenziale del proprio corpo e un nuovo modo di rapportarsi con le donne e gli altri uomini; liberazione della donna etero, non tanto nello scoprire nuove entrate di piacere (che già le conosce), quanto nel valorizzare il suo ruolo come essere penetrante, e non solo penetrato. O un ruolo attivo nel decidere se e come essere penetrata, già dal momento della scelta della modalità di questa penetrazione.
E verificare insieme che nell’essere penetrato non c’è niente di passivo, anzi si detiene il controllo della situazione.

Molte caratteristiche e modi del movimiento LGBTrichiamano quello femminista. D’altronde il nemico è lo stesso: il maschilismo, o quella struttura mentale e sociale che divide in penetranti e penetrati, quindi attivi e passivi, quindi decisori e sottomessi. Reclamare la libertà dei propri corpi serve ad andare oltre i corpi e tessere nuovi modi di relazionarsi e socializzare, senza sentirsi obbligati a dei comportamenti sociali in base al proprio corpo anatomico. Il fine di questo movimiento sarebbe uno scenario in cui tutti sono liberi di riconoscere le proprie emozioni.

Il passo successivo potrebbe anche essere l’abolizione del matrimonio per tutti, e la costituzione di una società su altre basi meno chiuse, più fluide, che garantiscano un ricambio sociale e non una ripetizione di rapporti di forza tra sessi e tra classi.

È questo che temono i poteri che hanno prosperato su una struttura sociale sessista, a discapito di uomini, donne, trans, gay, etero, quello-che-vuoi, liberi.

Dai, amico, fai coming out. Non vedo l’ora che etero famosi dichiarino la loro preferenza anale e incoraggino gli etero della strada a fare altrettanto.

In tutto questo, quando dico le parole “ano” o“culo” e derivati, le uso in senso metaforico, rappresentando in maniera intuitiva un sesso non riproduttivo. Lungi da me è fare l’apologia della penetrazione anale, con tutte le cose che si possono fare da soli o incompagnia. E ovviamente il sesso omosessuale, checché ne pensino rappresentanti di tutti gli orientamenti, è molto di più.
In questo senso, è interessante riportare l’osservazione di Sáez e Carrascosa per cui l’anello non è che un piccolo ano. L’anello, quello che ci si mette al dito quando ci si sposa, quello che suggella un fidanzamento serio. Fa riflettere questa analogia, come se il gesto di infilare l’anello al dito dell’amato/a (o, piuttosto, di infilare il dito nell’anello offerto dall’amato/a) riprendesse e sublimasse il gesto di infilare un dito nel culo del/la partner. D’altronde, che cosa c’è di più intimo? Un gesto che vuol dire il superamento di ogni reticenza e ripugnanza, l’accettazione e la condivisione della parte “sporca” del corpo, la scoperta di un luogo di piacere che la Natura ci ha donato slegandolo da fini riproduttivie per questo lontano da qualunque secondo fine o logica utilitaristica. Il solo piacere di stare insieme ed essere grati di quel momento di unione.
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