Gli integralisti scrivono al Parlamento: impediamo i diritti dei gay o la legge porrà fine alle discriminazioni


Forse non lo sapevate, ma Massimo Introvigne, Mario Adinolfi, Luigi Amicone e Gianfranco Amato sono intellettuali. Perlomeno è così che loro si definiscono nella «lettera al parlamento firmata da 60 intellettuali» inviata dal comitato Sì alla famiglia ad un gruppo parlamentare che si è impegnato a tentare in ogni maniera possibile il riconoscimento dei diritti civili. Interessante è anche notare come il comitato in questione sia presieduto da Massimo Introvgne (Alleanza Cattolica) ed ospiti praticamente tutte le associazioni omofobe italiani quasi si sia dinnanzi ad un gioco di specchi che moltiplichi la presenza mediatica dei soliti soggetti (pronti a cercare di imporre la propria volontà facendo valere la propria opinione a livello personale, come aderenti a singole associazioni e come parte di organizzazioni-ombrello).
A loro dire l'Italia potrà essere accogliente verso gli omosessuali solo quando i gay non avranno il benché minimo diritto ed accetteranno di essere ritenuti meno degni di tutele legali rispetto agli eterosessuali. Il tutto non manca di sostenere che si stia seguendo la volontà di Papa Francesco, anche se il pontefice non è fra i firmatari.

Scrivono:

Onorevoli Senatori e Deputati,
Sentiamo dire da molti di voi che un'Italia veramente accogliente deve esserlo anche nei confronti dei suoi cittadini omosessuali. Lo pensiamo anche noi. Facciamo nostro l'invito di Papa Francesco a non giudicare né discriminare le persone omosessuali in quanto persone. Sosteniamo le proposte di legge che consolidano sotto forma di testo unico i diritti e i doveri che derivano da ogni convivenza in materia di visita in ospedale o in carcere, diritto all’abitazione e così via.
La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha stabilito che non costituisce discriminazione riservare l'istituto del matrimonio e le adozioni alle sole coppie formate da un uomo e da una donna. La stessa Corte ha però sancito che, una volta introdotte unioni civili fra persone omosessuali analoghe al matrimonio, escludere l'adozione costituisce una discriminazione illecita.
Il Parlamento è chiamato a pronunciarsi sulla proposta cosiddetta Cirinnà sulle unioni civili. Come ha detto il «padre spirituale» di questa proposta, il sottosegretario Scalfarotto intervistato da «Repubblica» il 16 ottobre 2014, «l'unione civile non è un matrimonio più basso, ma la stessa cosa. Con un altro nome per una questione di realpolitik».
Alcuni di voi si dichiarano favorevoli alle unioni civili, purché non includano le adozioni e non si chiamino matrimonio. Ma –premesso che il ddl Cirinnà contiene già una significativa apertura alle adozioni, con la previsione della
stepchild adoption, introduce un vero e proprio «rito» simile al matrimonio per l'avvio di una unione civile e richiama per questa le norme del codice civile che valgono per il matrimonio– una volta introdotte le unioni civili, è certo che i giudici europei –o quelli italiani prima di loro– imporranno rapidamente per tutti le adozioni in nome del principio di non discriminazione. E, come la Francia, l'Inghilterra, l'Irlanda dimostrano –e la Germania è sulla stessa strada– una volta introdotta la «stessa cosa» del matrimonio, benché sotto diverso nome, la stessa opinione pubblica non comprenderà più perché non si chiami matrimonio.
Se dunque siete contrari al matrimonio e alle adozioni, dovrete riconoscere i diritti e i doveri dei conviventi omosessuali tramite uno strumento che non usi l’espressione «unioni civili» e che non sia la «stessa cosa» del matrimonio.

Interessante è notare come fra i firmatari ci siano solo ed esclusivamente esponenti di gruppi religiosi, tra i quali la solita Associazione Genitori Scuole Cattoliche, l'Associazione Medici Cattolici Italiani o Scienza & Vita. Non manca poi la firma del presidente dell'Alleanza Evangelica Italiana, vari esponenti delle comunità ortodosse, i pentecostali ed i mormoni. In una inserzione allegata alla lettera, il comitato ed Alleanza Cattolica spiegano chiaramente come il loro timore sia di veder riconosciuti i diritti delle famiglie gay se non verrà introdotta un'omofobia di stato che possa negare anche i più basilari diritti civili pur di riservarli ai soli eterosessuali.
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