La Nuova Bussola Quotidiana attacca la Costituzione: non è il Vangelo, non va rispettata


Finalmente anche Avvenire si è accorto che il contrasto alle unioni civili è incostituzionale. In un editoriale a firma del direttore, nota che «la Consulta ha posto contemporaneamente il problema/opportunità di "riconoscere" non solo alle singole persone bensì all'"unione omosessuale", in quanto "stabile" convivenza, "il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia, ottenendone il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri"».
Il quotidiano dei vescovi sottolinea come la sentenza «fa riferimento all'articolo 2 della Costituzione (ruolo delle formazioni sociali) e non all'articolo 29 (riconoscimento della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio). Piaccia o non piaccia, insomma, non siamo più alla fase della disciplina dei diritti individuali».
La loro visione riguardo all'articolo 29 rimane molto di parte dato che in realtà è stato sottolineato dai giudici come non sia alcun impedimento ai matrimoni gay se non quanto stabilito nel codice civile (secondo loro non c'è impedimento né diritto). Forse è per questo motivo che il giornale ha deciso di dirsi favorevole ad un riconoscimento purché «si chiarisca che l’istituto giuridico delle unioni gay è originario rispetto all'articolo 29 della Costituzione». In altre parole, un istituto-ghetto che possa comportare minori diritti e minore dignità per o gay (che così sarebbero ufficialmente resi cittadini di seconda classe).

Eppure questa presa di posizione ha mandato su tutte le furie Riccardo Cascioli, direttore de La Nuova Bussola Quotidiana, che dal suo giornale parla di «segnali di nubi sempre più nere che si addensano sul nostro Paese, nelle mani di una potente lobby gay che sta imponendo una forma sempre più soffocante di totalitarismo» e di «una parte della Chiesa italiana ormai allineatasi al pensiero dominante».

Pare non capire come qualcuno possa contraddire la ideologia e afferma sconsolato che Massimo e Alfredo Mantovano hanno già stabilito che «non possa essere accolto un qualsiasi riconoscimento di "diritti di coppia" per le relazioni omosessuali e vada quindi respinta anche la versione edulcorata (si fa per dire) del ddl Cirinnà, laddove si parla di "istituto giuridico originario" per le convivenze tra persone dello stesso sesso». Come può dunque la Costituzione mettere in dubbio quell'idea?
Sostiene anche che la Consulta non capisca un granché dato che «abbiamo avuto modo di scrivere più volte che quella lettura dell'articolo 2 è falsa». Sostiene così che «la sentenza della Corte Costituzionale cui si fa riferimento» è «forzata da un pregiudizio ideologico» e «diventa perciò un comodo paravento per nascondere le proprie inconfessabili convinzioni». Ed ancora:

Ai propone questa sentenza come base per legiferare in tema di unioni fra persone dello stesso sesso. Il ragionamento che si fa sembra scontato: la Consulta ha deliberato, non possiamo fare altro che prenderne atto. Ma non è così: prima di qualsiasi altra indicazione, non ci si può esimere dal giudicare se una sentenza sia giusta o meno. Giusta nei confronti del testo della Costituzione, e giusta nei confronti del diritto naturale. La Costituzione non è il Vangelo e la Corte Costituzionale non è il Concilio.

Si passa poi ad un attacco frontale nei confronti del quotidiano dei vescovi:

Ma per Avvenire –che piaccia o non piaccia parla a nome della CEI– non è così. Evidentemente lì si pensa che bisogna obbedire prima alla Costituzione che a Dio, e lo chiamano realismo. Data la premessa "falsata" non stupisce allora che si arrivi a sostenere la legittimità del riconoscimento delle unioni fra persone dello stesso sesso. In questo modo la "via italiana" alle unioni civili diventa la "via cattolica" alle nozze gay.

Cascioli afferma anche che «appare incomprensibile è il silenzio dei vescovi italiani» e si dice certo che «non sono pochi coloro che non si riconoscono affatto in questa linea, eppure il segretario della CEI, monsignor Nunzio Galantino va avanti incontrastato per la sua strada. Nella distrazione generale, è presente ovunque: afferma, tratta, indica soluzioni, riscrive il Magistero». Chiede così che la CEI intervenga per impedire i diritti costituzionali delle coppie gay, lanciando appelli al presidente, ai tre vice-presidenti e tutti gli altri vescovi italiani.
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