La Nuova Bussola Quotidiana shock: «L'omosessualità non è né innata né naturale»


La Nuova Bussola Quotidiana è uno tra i principali responsabili del clima d'odio che migliaia di omosessuali italiani sono costretti a subire ogni giorno. Eppure è nella più vergognosa impunità che il giornale integralista sta proseguenti la sua campagna di disinformazione volta ad alimentare il pregiudizio contro la comunità lgbt.
Ora si è lanciata nell'asserire che non vi è alcun dubbio riguardo al fatto che l'omosessualità non sia naturale così come sostenuto dall'intera comunità scientifica internazionale.
Attraverso un articolo firmato da Stefano Parenti, si sostiene che Luca di Tolve sia la prova empirica di come l'omosessualità possa essere "curata", evidentemente incuranti di una storia che ci racconta cdi come l'estrema destra l'abbia spinto ad abbracciare le teorie di Nicolosi per assecondare la sua volontà nel cercare di dare la colpa ai gay del suo essere diventato sieropositivo (una condizione che altri considererebbero più legata alla sua scelta di prostituirsi e di fare sesso anonimo non protetto).

Eppure la Nuova Bussola Quotidiana afferma:

I recenti servizi giornalistici dedicati a Luca di Tolve e ai gruppi d'incontro da lui condotti a Brescia, benché sollevino molti dubbi sull'imparzialità argomentativa con cui sono stati redatti, hanno il merito di aver riportato l'attenzione sulla psicologia dell'omosessualità. Si tratta di una tematica poco argomentata e, a mio avviso, volutamente omessa dal pubblico dominio. Le numerose prese di posizione, anche autorevoli, contro le cosiddette “teorie riparative” hanno indotto l'opinione pubblica a ritenere che non possa esservi alcuna terapia per l'omosessualità, ovvero che le attrazioni sessuali per le persone dello stesso sesso siano “naturali” o congenite. In realtà, le ricerche che hanno tentato d'indagare i fattori genetici, ormonali o neuroanatomici non hanno dimostrato «alcun termine di correlazione fisica con l'omosessualità»

La modalità con cui l'articolo prova ad argomentare queste tesi ha del patetico. Si citano ad esempio le teorie del gesuita Gerard Van Den Aardweg, spacciando per un luminare un uomo che ha presentato dati ampiamente screditati da tutti gli ordini medici (tant'è che le sue conferenze vengono organizzate esclusivamente da gruppi religiosi anti-gay). Eppure tanto gli basta per affermare che «una volta decadute le ipotesi congenite o, comunque, biologiste, non rimane che ritornare ai fattori psicologici».
Si citano così tesi scritti nel 1917, sostenendo che luminari così famosi da non risultare rintracciabili si Google hanno confermato che si tratti di un prova scientifica di come «l'omosessualità è un ripiego malinteso e malriuscito» che «rivela un fallito tentativo di compenso in uomini con un evidente sentimento d'inferiorità». Si sostiene poi che «sentirsi inferiori non piace a nessuno, e così la mente umana escogita una serie di artifici per costruirsi finzioni di sicurezza e di superiorità. Il primo di questi artifici è di celare a se stessi tali sentimenti, creando una distanza con l'altro sesso tramite delle scuse, evitando i compiti di vita attraverso dei falsi ragionamenti, mirando «a raggiungere una agognata superiorità non con l'alternativa di un’aggressione diretta, ma presentandosi in modo serpentinamente tortuoso. Risulta così che l'omosessualità sia il risultato di un training, messo in atto, sin dalla sua infanzia, da un essere umano scoraggiato che, coll'imbroglio dell'omosessualità, percorre una via che dovrebbe evitargli la possibilità di sconfitte ma che, invece, lo esclude dall'altro sesso e gli preclude la normale evoluzione del problema dell'amore».

L'articolo prosegue nell'illustrare come realtà scientifiche delle tesi ampiamente screditate scritte quasi cent'anni fa, arrivando a sostenere che la "cura" degli omosessuali sia quasi un atto d'amore:

Tutt’altro che disprezzante, Adler difende a più riprese la decolpabilizzazione giuridica delle persone con attrazioni omosessuali e, come terapeuta, sembra essere animato da una appassionata inclinazione affettiva per i suoi pazienti, come ben testimoniano le seguenti parole: «L'intero processo educativo [della terapia] necessita della massima delicatezza pedagogica e di modi molto garbati». Adler parla di psiconevrosi e perversione per descrivere l'omosessualità, senza, peraltro, ben distinguere le differenze tra le due accezioni.

Solo a metà articolo La Bussola Quotidiana affronta il tema di come l'omosessualità sia stata eliminata dai manuali diagnostici, ma affermano che:

A tale rilievo risponde Egidio Ernesto Marasco nell'introduzione: «Non vediamo in ciò un segno di un'evoluzione della società e della morale sociale, ma constatiamo piuttosto, un po' preoccupati, che ciò corrisponde alla sparizione di un certo milieu culturale dalla task force degli psichiatri che hanno messo mano alla revisione». E più avanti prosegue: «Le parole, certo, hanno un magico potere creativo, ma non è che abolendo i termini che definiscono i disturbi o non menzionando la loro egodistonicità si eliminano questi problemi».
Una presa di posizione coraggiosa, coerente, del resto, con i giudizi sostenuti nell'introduzione: «La complementarità uomo-donna è quanto richiede la biologia, la psicologia e la civiltà umana, sia ciò sancito o meno da leggi e nosografie psichiatriche». «Che uomini o donne non si nasca ma si diventi, è un'illusione assolutamente svincolata da qualsiasi contestualizzazione biopsicosociale, che richiama le finzioni di cambiamento di specie da cui, da dopo Esopo, tutta la favolistica è piena». Marasco ribadisce la supremazia della realtà sul pensiero, ovvero di «leggi del cosmo» e di «imperativi categorici dell’uomo» a cui è bene accostarsi: «Se è vero infatti che il benessere psicofisico di una persona è testimoniato dal fatto che essa risponda a cosa la società si aspetta da lei, è altrettanto vero che anche ogni società deve sottostare alle leggi del cosmo e agli imperativi categorici di quell'infinito universo che è la coscienza dell'uomo e, quando ci si discosta da questi, lo si può fare solo mettendo in atto delle finzioni e mentendo a se stessi».

In concisione non manca il sostenere che ogni buon cristiano debba odiare gli omosessuali

Da cattolico mi rendo conto che il tema dell’omosessualità solleva un problema di ragione: la modernità pretende di sostenere che l’omosessualità sia innata o naturale; la Chiesa, d’altra parte, propone la complementarità dei sessi come forma salubre della sessualità. Si apre così una frattura che può banalizzarsi come un divario tra la ragione e la fede, o tra la scienza e la fede. Lo studio approfondito delle ricerche sperimentali, da una parte, e il recupero di una teoria della clinica dall’altra -ora possibile grazie al rilancio convinto del contributo di Adler- riporta la questione sul terreno suo proprio, quello della ragione e della scienza. Il contributo di Adler e le esperienze di Luca di Tolve e altri pongono un problema di ragione alla modernità, testimoniando che è possibile sostenere ragionevolmente e scientificamente che l'omosessualità non sia né innata né naturale. È bene che i cattolici prendano le distanze da teorie ingenue e infondate non solamente sulla base di un’appartenenza ecclesiale ma rispondendo con argomentazioni ragionevoli basate su fatti e su teorie.

Peccato che la scienza non sia un qualcosa che possa essere costruita a proprio piacimento per dare presunte spiegazioni ai propri rigurgiti d'odio, così come la comunità scientifica internazionale è un organo che non si basa sui tiramenti di ogni singolo omofobo che conduce ricerche la cui tesi è stata decisa dai finanziatori. Insultare milioni di persone attraverso il tentativo di spacciare come scienza simili porcherie è inaccettabile.
Già lo scorso agosto Giuseppe Luigi Palma, presidente del Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi, dichiarò: «È gravissimo che i detrattori della legge anti-omofobia ripropongano, tra le altre, l'idea che l'omosessualità sia una malattia da curare e, di conseguenza, che l'orientamento omosessuale sia da modificare, contraddicendo palesemente quanto, invece, da anni sostiene la comunità scientifica internazionale che, a ragione, ha da tempo rigettato le cosiddette terapie di conversione e riparative». Eppure è con crescente frequenza che giornali come La Croce di Mario Adinolfi o La Nuova Bussola Quotidiana fanno di tutto per di alimentare lo stigma sociale nel presentare finte realtà scientifiche ai propri lettori, incuranti di come ci siano persone che perdono la vita a causa del clima che quelle realtà stanno cercando di alimentare.

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