Scalfarotto annuncia lo sciopero della fame contro il rallentamento del ddl sulle unioni civili


«Da lunedì prendo solo due cappuccini al giorno, alla radicale. Il fatto è che non ce la facevo più a far finta di niente, ad andare avanti con il mio lavoro come al solito, mediando, giocando di rimessa, con fair play. Qua c'è Giovanardi che mena colpi tutti i giorni con la scimitarra, c'è la piazza di San Giovanni che strilla e si mobilita. Ma noi dove siamo? Gli italiani che sono favorevoli a compiere questo passo in avanti sulla strada dell'uguaglianza dei diritti, cosa fanno? Non parlo dei gay, del gay pride. Parlo degli italiani perbene, eterosessuali, del mondo progressista. A nessuno sembra importare questa vergogna che relega l'Italia, nella mappa mondiale dei diritti, insieme ai paesi del patto di Varsavia».
Così l'onorevole Ivan Scalfarotto ha annunciato la sua protesta contro quella maggioranza che sta tenendo bloccato il disegno di legge sulle unioni civili. Dice anche che la sua protesta non è verso Renzi dato che «lui ha preso un impegno pubblico e forte, anche il mio ministro, Maria Elena Boschi, sta facendo il possibile. Ma è evidente che, senza una mobilitazione da fuori, rischia di essere tutto vano».
Ricorda anche come il mondo stia andando avanti mentre l'Italia è ancorata al pregiudizio: «dall'inizio della legislatura, sono successe tante cose. Dal referendum irlandese alla sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti, abbiamo appreso che i diritti dei gay sono considerati a pieno diritto diritti umani. Che l'uguaglianza tra i cittadini è un valore universale. Che l'amore non può essere misurato a peso, perché l'amore è amore. Punto. Ma sono successe cose anche da noi. Per esempio, abbiamo approvato alla Camera una legge contro l'omofobia che si è totalmente arenata al Senato. Abbiamo visto migliaia di emendamenti presentati per rallentare o fermare il percorso della legge. Il problema è che queste legittime mosse di rallentamento hanno sempre avuto la meglio». L'obiettivo è di «aprire un dibattito nel paese che sottragga questo tema all'idea che si tratti della battaglia di una minoranza e lo restituisca alla dignità di una questione nazionale, che investe il modo di essere e la natura stessa della nostra democrazia. E poi aiutare anche Renzi, che potrà farsi forte della mia determinazione».
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