Il sindaco di Padova vuole la messa al bando dei libri che educano al rispetto


Se esiste un «pensiero unico» non si sta certo parlando di chi chiede un'educazione alla diversità, ma di quello proposto da una lobby catto-fascidsta che sarebbe disposta a tutto pur di veder il maggior numero di ragazzi spinti al suicidio o all'infelicità dall'odio di chi ritiene che i gay debbano valere meno di un eterosessuale. Ed è così che ci si può imbattere in testi come questo:

Identità di genere, ovvero maschile e femminile: roba da vecchi tempi? Non la pensa così il sindaco di Padova, Massimo Bitonci, (e con lui schiere di genitori, insegnanti, semplici cittadini) pronto a combattere (a parole, s’intende) il rischio che nei libri di testo, adottati delle scuole, si faccia piazza pulita di quella differenziazione, maschile-femminile. Gettandola alle ortiche come un arrugginito archetipo culturale, niente di più. Conferma il primo cittadino: «Ho già parlato con assessori e consiglieri comunali: in settimana organizzeremo una nostra corretta informativa. E incontrerò genitori e comitati contrari alla teoria gender. Una teoria offensiva. Io pure sono genitore. E i genitori sanno che i figli hanno bisogno di guide e ruoli che diano sicurezze. Non di falsità».

A civere queste frasi non è né Provita né Gianfranco Amato, ma il Mattino di Padova. È dunque un giornale generalista a dare per certo l'esistenza di una fantomatica «ideologia gender» ed alimentare l'osteria verso qualunque insegnamento che possa educare alla diversità.
Il riferimento è alla decisione del sindaco di Venezia e alla sua decisione di impedire che i ragazzi possano leggere libri che non dicano che la famiglia è composta solo da un uomo e una donna, che la diversità dia qualcosa da temere e e che gli stereotipi di genere sono legge. Chin nasce biologicamente uomo avrà il compito di portarsi a letto quante più donne possibili, chi nasce donna deve rimanere vergine sino a quando non si sottometterà all'uomo a cui dovrà lavare le mutande. È questo che la scuola di Venezia e di Padova esigono sia impegnato ai bambini, ingabbiandoli in una vita che vogliono sia scritta per loro da altri.

L'articolo offre anche ampio spazio alla posizione ideologica del sindaco di Padova, il quale dichiara:

La teoria gender? Sono contrario. Anche il provveditore (il dirigente scolastico provinciale) ha già detto che questi libri non verranno introdotti. Per quanto mi riguarda, sono per la scuola tradizionale e per famiglia fatta di un uomo e di una donna e figli naturali o adottati. Inoltre tutti i genitori e gli psicologi spiegano che le figure all’interno della famiglia devono essere chiare e individuate. Non dev’esserci confusione di ruoli». Il primo cittadino parla anche per esperienza diretta: «Un bambino, e io ne ho due, hanno il bisogno e il diritto di avere un papà e una mamma, non altro».

Insomma, se il sindaco vuole che i suoi figli crescano omofobi, allora deve poter imporre che che anche i figli altrui debbano crescere ignoranti ed essere spinti ad un odio che possa portare voti verso al partito che lui rappresenta. Perché -diciamolo pure- il sostenere l'esistenza di una minaccia che non esiste ha l'unico fine di portare voti a chi vive vendendo discriminazione in cambio di voti. Infatti a creare confusione non è certo il poter conoscere l'esistenza di altre famiglie, ma solo l'eventuale incapacità di chi non sa educare e vorrebbe dare la colpa dei propri fallimenti a qualcun altro.

In conclusione si afferma:

«La teoria gender è qualcosa contro natura. Diranno che siamo medievali? Ma quelli fuori dal mondo e dai valori di una comunità sono loro». Ma loro, chi? «Associazioni e insegnanti che vorrebbero
che questi testi venissero letti e insegnati a scuola. Io concepisco una società diversa che non insegna a scuola questi valori. Ma i nostri valori tradizionali». Controffensiva al nastro di partenza: l’incontro con genitori e comitati anti-teoria gender è già nell’agenda del sindaco.
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