La Nuova Bussola Quotidiana ironizza sull'aggressione omofoba di Genova


A Genova un uomo è stato ridotto in fin di vita dal branco perché scambiato per un gay mentre si trovava su un autobus di linea. Dinnanzi ad una simile violenza, è grave constatare come qualcuno sia riuscito a trattare con incredibile cinismo l'argomento. Se poi si tratta di un sito come La Nuova Bussola Quotidiana (assolutamente non estranea al clima d'odio che si respira), la gravità appare doppia.

In un articolo firmato da Rino Cammilleri leggiamo:

Da quel che si è capito –ma le indagini sono ancora in corso mentre scrivo- al quarantenne mandato all'ospedale perché picchiato su un autobus genovese le cose sono andate suppergiù così: fissava distrattamente un giovanotto e la girlfriend di quest'ultimo, scambiandolo per un omosessuale in caccia, lo ha insultato dicendogli quel che facilmente si immagina. Poi l'aggressione di gruppo misto (nel branco le femmine erano due) e l'epilogo che sappiamo. Ovviamente lo sdegno istituzionale è andato alle stelle. Ma, altrettanto ovviamente, le scintille sono tutte rosse.

Se sinceramente non è così condivisibile il sostenere che sia "facilmente immaginabile" che una ragazza tiri fuori una catena per picchiare un uomo che ha osato guardare in direzione del suo fidanzato, l'articolo sostiene che i comunisti abbiano voluto cogliere l'occasione per riaccendere il dibattito sulla questione della sicurezza. Peccato che tale assunto renderebbe necessariamente grave la posizione delle destre che -stando a quanto riportato dall'articolo- sarebbero restate in silenzio dinnanzi ad un fatto simile in cui persino un eterosessuale può rischiare di morire se scambiato per un gay.

Ironizzando persino sull'età della vittima, La Nuova Bussola Quotidiana sostiene che:

Raffaella Paita, capogruppo Pd in Regione Liguria, ha parlato di un «ragazzo (sic!) ridotto in fin di vita (è fuori pericolo, ndr) solo perché sospettato di essere omosessuale». Triste fatto, alla cui deprecazione ci associamo. Tuttavia, visto che c'era, l'esponente Pd di cui sopra ne ha approfittato per aggiungere: «C’è un lavoro politico e culturale da fare, a partire dalle scuole (e te pareva! ndr)». E ha continuato: «Sono atti di violenza che si inscrivono in una cornice culturale in cui ancora le discriminazioni verso le persone Lgbt sono all'ordine del giorno». Discriminazioni? All'ordine del giorno? Vabbé, direte voi, si sa come parlano i politici. Si sa anche quanto gliene importi delle “vittime” che non fanno parte del loro programma elettorale. Infatti, l'esponente suddetta non manca di concludere che «dobbiamo impegnarci perché i diritti delle persone Lgbt in Italia abbiano un effettivo riconoscimento».
E che c’entra questo discorso con l’aggressione sull’autobus, direte voi? Niente, diciamo noi. Ma col programma elettorale anzidetto c'entra eccome.

Ci si lamenta poi come la questione sia finita in Parlamento «con un'interrogazione al ministro dell’Interno e pure alla Presidenza del Consiglio dei Ministri». Ci si affretta a sostenere che Alessandro Zan sia «deputato gay del Partito Democratico e che siano sempre questioni più importanti che i gay (come potrebbe essere la notizia di cronaca finalizzata ad alimentare il razzismo):

Lo Zan ha detto che quanto accaduto a Genova «è spaventoso». Ognuno tira l'acqua al suo mulino, com'è noto, perciò certe cose sono più spaventose di altre. Per esempio, nella stessa regione e nello stesso giorno un capotreno è stato mandato all'ospedale da un africano che pretendeva di proseguire la corsa oltre il capolinea del convoglio. Ma qui nessuna interrogazione parlamentare ai massimi vertici istituzionali, solo una "breve" in cronaca regionale.

Aggiungono poi con tono derisorio che:

Anche lo Zan, comunque e visto che c'era, ha rincarato la dose alzando vieppiù i toni dell’indignazione politica: quando successo a Genova, afferma, «ci (sic!) impone una seria riflessione sulle iniziative urgenti da attuare per porre un freno all'incredibile escalation di violenza omofoba che sta colpendo l'Italia». Altro che Isis! Così, in Italia l'autista dell’autobus genovese che non è intervenuto al soccorso del quarantenne è stato denunciato d’ufficio: spiegherà al giudice quale "spavento" lo ha paralizzato di fronte al branco notturno. Intanto, sempre nello stesso giorno, a Torino un altro giudice ha dato torto a un padre separato, dandogli pure dell'omofobo perché pretendeva che la ex moglie, scopertasi lesbica e andata a convivere con una compagna, lasciasse a lui l’affidamento della figlioletta.

In conclusione si sostiene che si spera che non ci scappi il morto, non tanto perché alla Nuova Bussola Quotidiana interessi qualcosa di un gay ucciso, ma solo perché teme che la politica potrebbe approvare una qualche legge che finalmente possa garantire sicurezza anche alla comunità lgbt. Il tutto cimentandosi in un a curiosa distinzione fra gay italiani e stranieri, quasi come se anche qui si scegliesse la via del razzismo nel sostenere che la nazionalità abbia un qualche peso nella condanna alla violenza:

Per quanto ci riguarda, auguriamo lunga, lunghissima vita a tutti i gay del mondo, specialmente a quelli italiani, perché, Dio non voglia, se ci scappasse il morto, per mesi in tutte le sedi pubbliche non si parlerebbe d’altro e per sapere che cosa succede nel resto del pianeta bisognerebbe sintonizzarsi sulle radio clandestine. Facciamo, dunque, un appello alle forze dell’ordine: per l’amor del cielo, fornite ogni omosessuale italiano di scorta armata. Noi, intanto, pregheremo per la sua salute & fortuna.
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