A Trento i politici deridono il contrasto all'omofobia: «Non voglio che ai miei nipoti si insegni a masturbarsi in classe»


Il consiglio provinciale di Trento ha iniziato a discutere una proposta di legge contro l'omofobia. Peccato che si sia in Italia e che la politica ci abbia abituato ad un'ostentazione di ignoranza e di omofobia ogni qualvolta si parli di diritti civili.
Il Corriere delle Alpi ha raccolto alcune delle bestialità sostenute in aula dai consiglieri. Nonostante il ballo ci fosse la sicurezza e la vita di migliaia di cittadini, i politici hanno preferito divertirsi a sostenere che qualcuno voglia che i bambini si masturbino in classe o che si debba dare priorità nel considerare i diritti degli ornitorinchi.

Premendo la parola, Claudio Civettini ha utilizzato il suo tempo per dire: «Collega Kaswalder, la invito a pensare a un'assemblea del Patt in cui si va a spiegare queste cose e a chiedere a quelli di Mori, di Riva e della valle di Cembra: ma voi perché portate i pantaloni, il cappello e i baffi? Non è che per caso siete delle donne?». Poi, in un altro intervento, ha aggiunto: «Gli autonomisti della Valfloriana si chiedono cos'è il gender? Un gendarme? Se fosse gendarme ben venga, ma gender è un'altra cosa. Uno di Valfloriana dice: che bravi che portano avanti la questione dei gendarmi o del “zendro”. Ma non bisogna raccontargli palle. Bisogna dirgli che a scuola attraverso questo meccanismo c'è una smobilitazione del sistema famiglia».
Maurizio Fugatti ha invece dichiarato: «Quindi, il giovane lavoratore che a 20 anni esce dal mondo della scuola e vuole lavorare sarà discriminato rispetto al transessuale e al transgender ai quali saranno dati percorsi facilitati per entrare nel mondo del lavoro, mentre per il giovane, che non voglio chiamare “normale”, ma che non ha queste particolarità, questo canale privilegiato non c'è». Ed ancora: «Una volta a Borghetto i bambini giocavano a calcio e le bambine a pallavolo ma non si può più! Se suo nipote, consigliere Kaswalder, vuole giocare a pallone con i maschietti non può! Bisogna che a ricreazione vada a giocare con le bambole o a pallavolo. Dobbiamo insegnare che tu, Alberto, di 6 anni, devi lasciar stare il pallone e occuparti dello shopping».
Il solito Claudio Civettini ha poi aggiunto: «Io non voglio che ai miei nipoti si insegni a masturbarsi in classe. Non è questo il nostro problema. Per scoprire la sessualità la scoprono loro, come l'abbiamo scoperta in miliardi di persone».
Marino Simoni la butta sul risparmio e domanda: «L'università del Vermont iscrive il terzo genere: né M né F. Questo ha comportato l'installazione di un nuovo software al costo di 80 mila dollari. Dovrà adeguarsi anche la Provincia conseguentemente alle azioni che stiamo intraprendendo».
Claudio Cia preferisce invece guardare i video su YouTube ed aggiunge: «Esiste un ragazzo che non si sente né uomo, né donna e non si riconosce in nessuno dei 56 generi. Lo trovate su You Tube. Questo ragazzo si riconosce in un ornitorinco e sta trasformando il suo volto in quello di questo animale. Perché non rincorriamo anche l'esigenza di questo soggetto?». Ed ancora: «Faccio notare che la vostra legge è discriminatoria perché parla solo di otto generi mentre un documento su internet ne indica 56: transperson, transman, transmale, transfemale. Una sfilza di generi che o li inseriamo tutti o lasciamo fuori tutti»
Maurizio Fugatti ha il terrore che i bambini possano crescere senza pregiudizi e afferma: «Nelle scuole chiederanno: i rapporti omosessuali sono naturali? La risposta sarà sì, il sesso tra le persone dello stesso sesso è presente in tutta la storia dell'umanità –che diamine, Gilmozzi!- fin dall'antica Grecia. Invece di insegnare la storia ai bambini di 7 anni insegnano che fin dall'antica Grecia i rapporti omosessuali sono naturali. Bellissimo! Io che ho 40 anni non riesco a leggere questo libro, figuriamoci un bambino di 7-8 anni. Gilmozzi poi te ne do una copia così lo leggi bene prima che arrivi alle scuole di Cavalese. Qui si ride, ma mi viene da piangere».
Claudio Cia ha anche dei timori: «Non possiamo andare a dire ai bambini che non esiste il maschio e la femmina. Non possiamo aspettare che uno arrivi a 50 o 60 anni per capire se è uomo o donna, magari perché l'ipertrofia prostatica. E' solo lì che scopriremo di essere uomini?».
Claudio Civettini ha aggiunto: «Non oso pensare cosa possa dire mia madre a 93 anni del fatto che è donna perché suo padre e sua madre l'hanno educata male: mamma, non sei una donna!».

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