Come segnalare all'authority la pubblicità di ProVita apparsa sul Corriere della Sera


C'è un momento in cui bisogna dire "basta". Non è tollerabile che migliaia di gay siano costantemente insultati e denigrati senza che nessuno muova un solo dito, ancor più considerato come alcuni messaggi mettano letteralmente a repentaglio la vita di numerosi adolescenti lgbt che rischiano di essere rifiutati dalle loro tesse famiglie sulla base di bufale e discorsi prettamente ideologici. L'ignobile pubblicità di istigazione all'odio pubblicata dall'associazione Provita sulle pagine del Corriere della Sera è uno di questi casi. Ma a voler guardare il bicchiere mezzo pieno, c'è da chiedersi se non si sia trattato di un passo falso.
In Italia la pubblicità è controllata dallo IAP, l'ente privato che regolamenta la comunicazione e al quale è possibile segnalare qualunque pubblicità appaia offensiva, falsa o violenta. Nel caso di Provita, la loro pagina ha tutta l'aria di violare la quasi totalità delle regole previste dal codice di autoregolamentazione.

L'evidente falsità delle dichiarazioni contenute nella pagina (che abbiamo già analizzato nel dettaglio) pare una violazione dell'articolo 1, che stabilisce come la «comunicazione commerciale deve essere onesta, veritiera e corretta». L'articolo 6 prevede poi che «chiunque si vale della comunicazione commerciale deve essere in grado di dimostrare, a richiesta del Giurì o del Comitato di Controllo, la veridicità dei dati, delle descrizioni, affermazioni, illustrazioni e la consistenza delle testimonianze usate».
Pensando a come l'associazione integralista abbia sostenuto che la famiglia e i bambini debbano essere «difesi» dalle unioni civili, c'è da chiedersi se non si sia dinnanzi ad un infrangimento dell'articolo 8 riguardante l'abuso della superstizione, credulità e paura.
L'articolo 10 ci ricorda poi come la comunicazione «deve rispettare la dignità della persona in tutte le sue forme ed espressioni e deve evitare ogni forma di discriminazione, compresa quella di genere». Il sostenere che le unioni gay siano "anormali" parrebbe in contrasto proprio con questo principio (anche se sappiamo bene che il principio stesso non piacerà a Provita, data la loro crociata volta a bollare come «ideologia gender» qualunque norma parli di «genere» e non di «sesso»).
L'articolo 14 vieta poi «ogni denigrazione delle attività, imprese o prodotti altrui, anche se non nominati», così come l'articolo 15 prevede che «la comparazione deve essere leale e non ingannevole, non deve ingenerare rischi di confusione, né causare discredito o denigrazione»... chissà che non possa rientravi anche denigrazione delle famiglie omogenitoriali che vengono bollate come «dannose» (in contrasto con le evidenze scientifiche sul tema emanate dall'APA) in un implicito paragone con le famiglie eterosessuali.

Detto questo, l'invito è a segnalare la presunta infrazione di tutte queste regole direttamente allo IAP.

L'authority ci ha informato di aver ricevuto «numerose segnalazioni». Provvediamo dunque alla rimozione delle istruzioni per l'invio di proteste dopo le loro rassicurazioni in merito al fatto che «il caso sarà sottoposto all'esame del Comitato di Controllo, l’organo garante degli interessi dei cittadini-consumatori, che valuterà se sussistono o meno gli elementi per un intervento secondo quanto previsto dalle norme del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale».
Dalla segreteria ci fanno sapere anche che «l'invio di ulteriori segnalazioni di analogo contenuto non è necessario dato che il Comitato ha già messo in agenda la valutazione del caso che verrà comunicata in breve tempo». Ovviamente vi terremo informati.


A scopo ormai puramente informativo, ricordiamo comunque che qualunque pubblicità ritenuta ingannevole o offensiva può essere segnalata attraverso un apposito modulo, fornendo i propri dati, le indicazioni della pubblicità contestata e una descrizione delle proprie motivazioni.

Per chi desiderasse protestare anche il Corriere della Sera, la redazione e la concessionaria di pubblicità possono essere contattati attraverso questa pagina. Risulta infatti intollerabile che un quotidiano impegnato nel raccontare come la fantomatica "teoria del gender" sia una bufala, ora accetti di pubblicare una pagina pubblicitaria omofoba, firmata da ProVita e pagata da chi non vuole che si approvi una legge contro l'omo-transfobia.
Dal primo quotidiano d'Italia ci si aspetterebbe un minimo di serietà, dato che la verità e la dignità delle persone dovrebbe avere la precedenza sui dei trenta danari che gli omofobi avranno versato nelle loro casse. C'è anche da augurarsi che la redazione abbia quantomeno la decenza di provvedere e smentire punto per punto le intollerabili affermazioni apparse sulle loro pagine.
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