Il comune leghista di Fontana a Concamarise (VR) propaganderà l'isteria gender, sostenendo pericoli per la «salute mentale dei bambini»


Il comune di Fontana a Concamarise (VR) risulta il promotore dell'ennesimo convegno a senso unico volto ad alimentare paura ed isteria verso l'inesistente «ideologia gender».
L'amministrazione pubblicizza l'evento con la promessa di voler spiegare alla popolazione che cosa sia il «gender». Peccato che l'ombra del comizio terroristico a senso unico appare garantito nell'osservare come i relatori coinvolti siano solo persone estremante ideologizzate appartenenti alle frange dell'attivismo omofobico: alla serata non ci sarà alcun ente scientifico o persona qualificata, ma i soliti Gianfranco Amato (presidente dei Giuristi per la vita), Francesca Romana Poleggi (direttrice editoriale di Notizie Provita) e l'europarlamentare Lorenzo Fontana (Lega Nord).
A rendere il tutto possibile un sindaco leghista come Cristiano Zuliani, l'uomo che lo scorso novembre finì al centro di una bufera mediatica per aver scritto su Facebook che «i rom vanno termovalorizzati», invitando i cittadini a dar loro fuoco così come realmente avvenne a centinaia di migliaia di rom e sinti nei lager nazisti della seconda guerra mondiale.

Ad anticiparci i contenuti della serata è un articolo pubblicato da uno dei relatori, il quale spiega chiaramente che si sosterrà l'assoluto veridicità delle inesistenti «teorie gender», si sosterrà l'abrogazione della lotta al sessismo e alla violenza di genere attraverso un inesistente referendum e si affermerà che la lotta alle discriminazioni sia pericolosa perché minaccerebbe la «salute mentale dei bambini». Dicono infatti che:

Si spiegherà cosa sono le gender theories, che non sono un'invenzione dei catto-fascisti per spaventare i bambini. Si parlerà di scuola, della Buona Scuola, e delle implicazioni del famoso comma 16: è necessario abrogarlo per via referendaria, per far capire che gli Italiani non sono pecore influenzabili dalle mode perverse che si incarnano in TV, al cinema e tra gli opinion makers che contano. E, soprattutto, gli Italiani ci tengono alla famiglia e alla salute mentale dei bambini e dei ragazzi.

Vien da sé che un comizio a senso unico basato su mere falsità sia un evidente strumento politico. La Lega Nord sta ormai basando la propria politica sull'alimentare paura per poi chiedere voti in cambio di "protezione" nei confronti di una "minaccia" inventata a tavolino. Provita compiacerà il volere dei suoi finanziatori russi nell'alimentare un clima d'odio che possa far apparire Putin come un personaggio gay-friendly.
Ma nonostante tutto ciò venga fatto nel nome dei bambini, un altro articolo di Provita ci spiega chiaramente come dei bambini non gliene possa fregare assolutamente nulla. L'associazione integralista si è infatti scagliata contro i moduli omogenitoriali introdotti dal Comune di Bologna. Si tratta di un'iniziativa che ha lo scopo di semplificare la vita ai figli di famiglie con genitori dello stesso sesso, permettendo loro di poter poter certificare la propria situazione familiare per quanto concerne la possibilità di andare a prendere i figli o firmare i permessi scolastici.

Lamentando come in quella norma «non conterà il fatto di essere uomo o donna», l'associazione chiede che la vita di quei bambini sia resa più complicata perché loro non apprezzano i genitori. Dicono anche che «ci sentiamo di sottoscrivere e ribadire» quanto sostenuto da La Nuova Bussola Quotidiana nell'affermare che:

I diritti dei singoli conviventi sono già tutelati. Si può fare qualche piccolo aggiustamento. Ma sempre e solo come singoli conviventi. Ossia senza riconoscere la convivenza. Ma come è possibile, ci si chiederà, riconoscere i diritti dei conviventi senza riconoscere anche la convivenza? Non facendo dipendere automaticamente quei diritti da una convivenza in qualche modo riconosciuta per legge.
Facciamo un esempio banale: ammettiamo di essere un insegnante che ai colloqui riceve i genitori degli alunni. Se il convivente ha automaticamente diritto a venire a parlare con me della vita scolastica del figlio dell’altro convivente in forza della stessa convivenza, questa viene riconosciuta. Se invece il genitore del bambino designa formalmente il convivente autorizzandolo a venire a parlare con i professori, come potrebbe designare un fratello o un nonno o un amico di fiducia, allora la convivenza non viene riconosciuta. Insomma, i diritti devono rimanere individuali ossia non fruiti automaticamente in virtù della convivenza.

Ecco dunque che la priorità non sono più i bambini, ma la volontà di non riconoscere le coppie gay in quanto coppie. Il motivo di questa presa di spiegazione viene spiegato in un terzo articolo (l'associazione è assai prolifica nel pubblicare materiale che ha l'unico scopo di attaccare la dignità della comunità gay, ndr) nel quale si lanciano nel sostenere la necessità di impedire che siano approvate le unioni gay.
Nonostante la legge attualmente in discussione sia stata svuotata di ogni significato al punto da rendere quelle unioni discriminatorie a propri, Provita teme che i diritti costituzionali e la legge possa fare il proprio corso. Scrivono:

L’Europa, che non ci impone di legittimare i matrimoni gay, non potrebbe però avallare questo simil-matrimonio di serie B, rendendo inevitabile la sua equiparazione al matrimonio per via giudiziaria, sulla base di un principio di non discriminazione, anche per quanto riguarda le adozioni.
Per lo stesso principio sarebbe poi inevitabile permettere alla coppia gay anche l’accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita che, a causa degli ovvi impedimenti di natura, non potrebbe essere che di tipo eterologo, con ricorso, nel caso dei partner di sesso maschile, anche alla pratica abominevole dell’utero in affitto.

Tralasciando la solita mistificazione sulla maternità surrogata che viene sempre spacciata come prerogativa dei gay (anche se a ricorrevi sono maggiormente le coppie eterosessuali... e in quel caso loro non hanno nulla da ridire se lo stato garantisce pieni diritti ai loro figli, ndr), evidente è come si tema che il riconoscimento di un'unione possa portarli a non avere più motivazioni per chiedere che le unioni altrui debbano valere meno delle proprie.
E se i motivi di tali rivendicazioni saranno anche legati ad un loro perverso piacere nel discriminare o alla loro nostalgia per i distinguo di stampo fascista, in un successivo passaggio chiariscono anche come la loro richiesta sia volta ad escludere alcune famiglia dai privilegi finanziari che richiedono per sé stessi:

Tutto questo mentre a distanza di 7 mesi dalla sua approvazione in legge di stabilità non si riesce ancora ad assicurare il bonus di 1000 euro previsto per le famiglie con almeno 4 figli che dispongono di un reddito inferiore agli 8.500 euro. Mentre cioè si apre a discutibili diritti, non si riesce a garantire non già giustizia fiscale per tutte le famiglie, ma neanche un assegno di povertà per le famiglie più indigenti.

Il ragionamento che pare conseguirne è semplice: minore è il numero di famiglie, maggiori sono i fondi di cui potranno beneficiare. E considerato come i neocatecumenali (tra i principali fautori del Family day) abbiano una moltitudine di figli (principalmente a causa del loro ritenere peccaminosa ogni contraccezione -anche naturale- al punto da ingravidare la donna ad ogni singolo rapporto sessuale) appare evidente come si stia facendo leva sul guadagno economico personale di un pubblico che potrebbe odorare la possibilità di mettersi in tasca i soldi versati da persone escluse da pari diritti. In altre parole, lo stato legalizzerebbe la schiavitù e loro ne sarebbero i beneficiari.
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