Prima manifestazione anti-gender a Varsavia. Sul palco anche Massimo Gandolfini


Il movimento conservatore cristiano appare impegnato in una strenua ricerca di nuove piazze europee in cui diffondere un sentimento anti-gay. Ed è sempre cavalcando l'isteria gender che la città di Varsavia, in Polonia, ha ospitato una manifestazione intitolata "Stop deprawacji w edukacji" (che significa "Fermiamo la corruzione morale in materia di istruzione").
La causa scatenante della protesta è stato il tentativo del governo di introdurre una timida riforma dell'educazione sessuale nelle scuole in base base alle linee guida dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (peraltro già rimandata di un anno dopo le proteste dei cattolici).

La manifestazione è stata organizzata da circa 25 associazioni cattoliche supportate dai media locali ed è stata aperta con una messa celebrata dal vescovo ausiliare dell'arcidiocesi di Varsavia, Michał Janocha, presso la Chiesa di S. Anna. L'arcidiocesi si era infatti premurata di invitare tutti i fedeli a presenziare.
A quel punto si è passati al comizio, dove a prendere parola sono stati anche alcuni professionisti dell'omofobia giunti da mezza europa. Ad illustre le solite tesi allarmiste sull'educazione sessuale troviamo anche i nomi del britannico anti-abortista Antonia Tully, l'attivista francese della Manif pour Tous Antoine Renard, lo statunitense Stefano Gennarini del Center for Family and Human Rights, il politico tedesco del CDU Christoph Scharnweber e l'italiano Massimo Gandolfini (il neurochirurgo cattolico già promotore del Family day romano).
Un'ulteriore conferma dell'impulso straniero alla manifestazione ci viene dalla pagina stessa dell'evento, il quale viene inserito nel contesto del Family day italiano, della Manif pour Tous francese e delle manifestazioni di Berlino e Toronto. L'indicazione del numeri (rispettivamente 0,5 milioni, 1 milione, 200mila e 10mila) pare buttato lì per sostenere che se tante persone sono spaventate, allora c'è da aver paura. Ogni indicazione è infatti accostate a fantomatiche «minacce» che giungerebbero dalle fantomatiche «lobby gay», sostenendo anche che tutti i governo vigliano introdurre «forme sempre più perverse di indottrinamento».
Curioso è come tutte le cifre fornite appaiano particolarmente ottimistiche, eppure neppure loro hanno osato sostenere il milione di partecipanti alla manifestazione romana che i giornali cattolici nostrano tutt'ora spergiurano.

Tra gli slogan si è sostenuto che la Polonia non debba tollerare «una ideologia che rifiuta i valori del cristianesimo e che vuole distruggere la Chiesa ». Si è detto che «Nuove ideologie e filosofie moderne senza Dio minacciano oggi la vita familiare dei nostri paesi, è importante dar vita ad una resistenza ed alzare la voce». Qualuno ha anche esortato i polacchi a «non farsi influenzare dai partiti di sinistra e dai gruppi di pressione» dato che «il declino morale nella società e nella politica è in aumento». Immancabile è stato anche il rivendicare che i genitori devono avere il diritto di decidere che cosa venga insegnato ai loro figli.
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