La deriva clericale della Lombardia e la violenza ideologica della gran sacerdotessa Cappellini

La Lombardia è una regione ormai allo sfascio. C'è la sanità più cara d'Italia, i trasporti sono carri merce che spesso non riescono neppure a giungere a destinazione e la coesione sociale è stata distrutta da una crisi economica non gestita. Eppure, come spesso accade a chi ha dimostrato incapacità nella gestione della cosa pubblica, la Giunta intravede nella legittimazione dell'odio ciò che dovrebbe assolverla dalle sue colpe. Si accontentano i razzisti inutili cartelli che vietano l'uso del burka, si accontentano gli integralisti cattolici vietando la costruzione di chiese destinate ad altre confessioni religiose, si manifesta con chi non vuole l'integrazione sociale e si alimenta l'odio verso le minoranze.
È in quel clima neofascista che Roberto Maroni annuncia che la giunta della Regione Lombardia e gonfalone dell'amministrazione saranno al Circo Massimo per partecipare al family day contro i diritti di una parte della popolazione. Il tutto pare sia stato orchestrato dalla gran sacerdotessa Cristina Cappellini, ossia quella donna che a parole dovrebbe essere l'assessore regionale alla cultura ma che nei fatti appare come un'attivista delle Sentinelle in piedi che non perde occasione si utilizzare il suo ruolo per dare libero sfogo ai suoi più torbidi pregiudizi.
Le opposizioni parlano già di «deriva clericale», mentre il coordinamento Arcobaleno aggiunge: «Invitiamo la Giunta regionale a dire di no a Maroni, invitiamo tutti i lombardi - i quali non vogliono che una riedizione, più farsesca che tragica, dello Stato Pontificio si instauri a Milano a 145 anni dalla Breccia di Porta Pia - a mandare il seguente tweet a partire da giovedì 21 gennaio e fino a venerdì 22: caro @RobertoMaroni_, @LombardiaOnLine al #familyday? #NonInMioNome @svegliatitalia @MilanoPride. È ora che la regione Lombardia, con le sue forti tradizioni liberali e socialiste, torni a guardare più all'Europa che alle sottane di certi prelati»...


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