Costanza Miriano: «I gay sono sleali, patetici e i loro non sono diritti civili»


«Quando si combatte una battaglia, sarebbe bello combatterla in modo leale. Dicendo quali sono le parti in campo, quale la posta davvero in gioco, chi sta dalla parte di chi. À la guerre comme à la guerre, è vero, ma non con trucchetti patetici. Per favore, siate uomini». Lo scrice Costanza Miriano, una donna che ha fatto dei trucchetti e delle falsificazione la sua unica ragione di vita. Una donna che vede legittimazioni all'«utero in affitto» in leggi che esistono da trent'anni, che usa i bambini come arma politica e che vede nella negazione delle tutele dei migliori la sua finalità di vita.

Ed è proprio ricorrendo a trucchetti e falsificazioni che, in un articolo pubblicato su Il Foglio, la giornalista afferma:

La crociata che il mondo lgbt ha lanciato nel mondo intero ha deciso di puntare sul piagnisteo, ha scelto di usare l’espressione “diritti civili”. Usurpando un’espressione che nel nostro immaginario collettivo richiama immediatamente le lotte degli afroamericani, quelle sì, per i diritti civili, il movimento lgbt compie però una profonda scorrettezza ideologica.
I diritti civili, cioè le libertà di pensiero, parola, espressione, stampa, associazione, quello di voto e in genere di elettorato attivo e passivo non sono negati a nessun cittadino italiano, mentre l’oggetto delle richieste che ruotano intorno alla Cirinnà è tutto un altro. Lo ha capito qualsiasi osservatore onesto e sano di mente, lo ha ammesso candidamente il Senatore Lo Giudice per esempio a Le Iene qualche sera fa: quello che vogliamo veramente è cambiare la visione sociale dell’omosessualità. Per poco non cadevo dalla sedia quando l’ho sentito finalmente ammettere a viso aperto, e da colui che della legge Cirinnà potrebbe essere, a occhio e croce, l’ispiratore.

La Miriano ci spiega così come lei desideri che i gay continuino ad essere discriminati e non tollera che possano avere pari dignità. Evidentemente i gay le vanno bene solo quando sono obbligati a pagare il canone e, indirettamente, a pagarle lo stipendio. Ed è così che in un tono sempre più violento ed aggressivo, la donna aggiunge:

Lei, Senatore, e tutti quelli che la pensano legittimamente come lei, non state chiedendo qualcosa che vi è crudelmente negato, perché i diritti civili e individuali e anche quelli dei conviventi ce li avete già tutti. Voi volete cambiare l’idea collettiva su di voi, e volete farlo per legge. Ditecelo onestamente, ripeto: siate uomini. Non vi trincerate dietro l’espressione vigliacca e disonesta dei diritti civili. Qui Rosa Parks non siete voi. Rosa Parks e tutti i neri che non possono sedersi in autobus qui sono i bambini.

La richiesta della Miriano è dunque che i gay debbano avere solo diritti individuali e che sia negato qualunque riconoscimento o dignità alla loro unione. Evidentemente reputa che il suo aprire le gambe dinnanzi ad un uomo la renda in un qualche modo "migliore" e meritevole di veder riconosciuta la sua sfera sessuale ed affettiva (cosa che non vuole possa avvenire ad altri). Potrà negare si tratti di discriminazione, eppure non esiste un altro termine per definire le sue assurde pretese.
Interessante è come anche lei si appropri e calpesti della memoria di Rosa Parks, la donna che nel 1955 si rifiutò di cedere il posto su un autobus ad un bianco. Secondo la sua visione, lei è quella discriminata perché non può discriminare, un po' come la pensavano i bianchi che reputavano un loro diritto il fatto che un nero dovesse valere meno di loro.

Ricorrendo al solito falsi ideologico che vedrebbe una legittimazione della maternità surrogata attraverso l'estensione delle leggi che da trent'anni valgono per le coppie eterosessuali (alle quali i figli vengono riconosciuti tranquillamente, senza che ciò comporto alcun proliferare di tale pratica) la Miriano inizia ad insultare tutti i gay e ad accusarlo di strappare bambini dalle mani di madri piangenti:

Intanto che noi discutiamo, però, esiste un bambino che ha sentito battere il cuore di sua madre per nove mesi, che ne ha sentita la voce, l’odore e il respiro, e che poi ne è stato separato senza nessun motivo cogente e tragico come nel caso di una morte, o di una impossibilità della madre, ma per il vostro desiderio. Un bambino che non avete voluto essere allattato al seno affinché, è stato sempre lei a dirlo, fosse “subito chiaro che quello non era un rapporto di una madre col suo bambino”. Non riesco a immaginare una scelta più crudele, non riesco a non pensare ai cuccioli di cane che la senatrice Cirinnà ha vietato di togliere alle mamme cagne prima di sessanta giorni con ordinamento comunale. Non riesco a non pensare che i bambini dovrebbero avere più diritti dei cani.

È con la menzogna e con paragoni tra bambini e cani che la Miriano spera di far leva sull'ignoranza della gente, sostenendo le sue tesi su delle bugie che spera di far passare come un qualcosa che debba essere preso per assodato. È un atteggiamento vile, di chi ricorre alla menzogna solo perché non ha argomentazioni. Fosse realmente una donna, direbbe chiaramente che lei non vuole che due gay possano avere i suoi stessi diritti e lascerebbe in pace dei poveri bambini indifesi che non meritano di essere sfruttai per scopi politici.

La menzogna prosegue nel negare che è dal 1983 che la stepchild adoption esiste per le coppie eterosessuali, tant'è che in un ottica di propaganda, la giornalista si lancia nel sostenere che il ddl Cirinnà creerebbe «una corsia preferenziale agli omosessuali» Passa poi a sostenere che «quanto alla questione se crescere con due dello stesso sesso possa in qualche modo danneggiare il bambino, non esiste uno scienziato serio che possa negarlo con certezza». Peccato che nessuno scienziato possa negare con certezza neppure l'ipotesi che crescer con la Miriano come madre possa danneggiare il bambino, anzi, alcuni studi permetterebbero persino di poter asserire con buona approssimazione che quell'eventualità sia plausibile.

Ed ancora, si nega il fatto che una famiglia gay sia diversa da due coinquilini e si cerca di dostenere che le unioni gay durino meno di quette eterosessuali (anche se tra gli eterosessuali si registrano 310 separazioni e 173 divorzi ogni mille matrimoni all'anno). Scrive:

I diritti dei conviventi già oggi garantiti in Italia non si interessano minimamente al sesso delle persone che decidono di vivere insieme e di segnalare tale decisione all’anagrafe, a cui risultano comunque conviventi more uxorio: ometterei qui il noioso elenco, ma insomma i conviventi possono andare a trovarsi all’ospedale, chiedere permessi retribuiti per assistersi, succedere nella locazione anche in caso di morte degli eredi e molto molto altro. Stiamo seriamente parlando di questo? Nessuno ci crede, non è davvero così bassa la posta davvero in gioco. Agli omosessuali molto raramente interessa codificare la loro unione, che è tendenzialmente meno stabile di quella tra due di sesso diverso (già piuttosto volatile peraltro).

Non manca il sostenere che l'omosessualità sia un «disordine interiore» o il ricorso a squallidi stereotipi che vedono nei gay degli anticonformismi (per la serie, vi faccio un favore a discriminarvi):

A volte il disordine interiore che si esprime anche con l’omosessualità, diventa meravigliosa energia creativa – è più spesso dal dolore che noi umani traiamo energia per dire delle cose – e io non avrei mai voluto vedere Michael Cunningham o Pasolini o Proust o Capote coi fiori d’arancio nelle foto coi servizi di piatti. Soprattutto, non credo che le foto coi servizi di piatti possano sanare nessun disordine, tanto meno lo può fare un registro delle unioni.

Spiegato come lei tolleri i gay solo se parrucchieri o stilisti, spoiega anche che i gay vogliono dei diritti colo come ripicca verso una omofobia che lei sostiene non esista più. Cero, ogni giorno la cronaca ci parla di ragazzi picchiati a sangue, spinti al suicidio e vittime di bullismo a causa del loro orientamento sessuale, ma evidentemente la Miriano preferisce far finta di non vedere:

L’Arcigay è liberissima di chiederlo, a patto che sia chiaro che l’obiettivo non è sedere in autobus nei posti riservati ai bianchi. L’obiettivo vero è la percezione sociale, come si diceva all’inizio. E perché questo bisogno di riconoscimento? Io personalmente penso che sia perché le persone con tendenza omosessuale hanno sicuramente ancora i nervi scoperti a causa di una condanna sociale che nel passato è stata crudele, ingiusta e fonte di dolore, ma molto di più perché c’è una sofferenza che, anche adesso che la condanna sociale non c’è più, viene da dentro.

Si citano le parole di Joseph Aloisius Ratzinger per cercare di sostenere che sia necessario impedire ogni riconoscimento alle unioni fra persone dello stesso sesso perchè «è la percezione sociale che interessa anche a noi, consapevoli anche noi come quelli dell’Arcigay che una legge fa mentalità».
Insomma, si vuole preservare la discriminazione e si sostiene che lo si faccia per il bene delle proprie vittime:

Infine c’è il desiderio per il vero bene delle persone con tendenza omosessuale, che questo vero bene faticherebbero ancora di più a vederlo in una società così profondamente cambiata, una società che usa i loro sentimenti per uno scopo politico, ingannando innanzitutto loro sulla condizione che vivono e quindi inchiodandoli e riducendoli a essa. Perché oggi “la libertà sessuale della maggioranza è in realtà una convenzione, un obbligo… una caratteristica irrinunciabile della vita del consumatore”, profetava Pasolini a proposito della falsa tolleranza del potere e del conformismo dei progressisti. So che a questa affermazione non crederà nessuno, ma in mezzo a noi al Circo Massimo oltre a esserci diversi omosessuali c’erano anche tante persone che stanno al loro fianco ogni giorno, semplicemente volendo loro bene, tifando per la loro piena e ordinata realizzazione.

Se il proprio percepito deve essere imposto al prossimo e se ognuno deve poter decidere cosa sia il bene dell'altro, allora perché un assassino non dovrebbe avere il diritto di sostenere che ha ucciso un'altra persona per il suo bene? O un prete pedofilo perché non potrebbe sostenere di aver fatto sesso con una minorenne perché reputava fosse per il suo bene?
Se tutto deve essere soppesato nel nome della propria ideologia, incuranti di come gli altri facciano notare che alcune azioni provano morte e disagi, tutto diventerebbe lecito e qualunque violenza diverrebbe accettabile.

Clicca qui per leggere l'articolo (e gli insulti) della Miriano.
7 commenti