Dal movimento anti-eguaglianza ecco arrivare la raccomandazione di voto


Era inevitabile. Tutta l'isteria generata dai gruppi omofobi e tutto l'odio che hanno riversato contro i gay è ora stato canalizzato su obiettivi politici ben precisi, con tanto di indicazioni di voto più o meno palesi. È Gianfranco Amato a rilanciare dalla sua pagina Facebook un articolo di ProVita che, a sua volta, ripropone le minacce di Gandolfini. Scrivono:

Teniamo sotto osservazione la condotta dei partiti e dei singoli parlamentari, che il voto palese renderà manifesta. Solo chi avrà lottato per affermare la famiglia e per difendere i bambini potrà contare sul voto del nostro popolo.
Già negli appuntamenti elettorali più prossimi –specifica Gandolfini– sosterremo candidati sindaci rappresentanti di forze che in Parlamento stanno contrastando con tenacia il ddl Cirinnà. In modo particolare, poi, il referendum sulla riforma costituzionale del prossimo ottobre sarà l’occasione per esprimere il nostro disappunto verso il Premier, che non si è fatto in alcun modo interprete del popolo del Circo Massimo, né ha dato segno di averne considerate in alcun modo le istanze”.

Tra i commenti c'è chi sostiene che il buon cristiano è tenuto a votare i partiti neonazisti: «Al momento l'unico partito autenticamente per la famiglia mi pare Forza Nuova». Qualcun altro azzarda un: «Voteremo il partito del Family day». E c'è anche chi chiede informazioni sull'ipotesi che Gandolfini e i suoi compagni di omofobia si candidino alle prossime elezioni.

In realtà non è chiaro se anche in Italia il fronte omofobo intende costituire un partito così come ha già fatto La Manif Pour Tous francese (seppur senza portarsi a casa alcun risultato alle urne), ma difficile è non notare come la maggior parte dei convegni di Amato sia stata organizzata o patrocinata dalla Lega Nord, così come il nazionalista russo che gira l'Italia insieme a Brandi era tra gli ospiti d'onore al convegno leghista in cui Salvini è stato eletto segretario. Si tratterà di coincidenze, ma non è un segreto come la Lega stia promuovendo l'omofobia o come stia lavorando per distruggere l'Unione Europea mentre santifica la Russia di Putin (santificata anche da Brandi e da altre realtà integraliste).

Alla loro voce si è poi unita anche quella di Adinolfi che, dalle pagine di La Fede Quotidiana, attacca la legge sulle unioni civili sostenendo sia un «vero pasticcio non correggibile, viziata di incostituzionalità» perché «va contro l’articolo 29 della Costituzione quando di fatto equipara le unioni omosessuali al matrimonio tradizionale, ma urta persino col principio di uguaglianza dell’ art 3». Il tutto per giungere a sostenere: «Renzi ormai corre dietro a pressioni indebite che spingono per l'approvazione della legge Cirinnà. Il messaggio che gli abbiamo rivolto è palese. Ci ricorderemo di questa scelta di campo al momento del voto. Non avrà più alcuna apertura di credito, perché il suo, ma non è una novità, è stato ed è un tradimento. Ha preso in giro i cattolici, ha tradito la famiglia tradizionale. Ricordo che nel 2007 egli era al Family Day».
Buffo che a fare quell'ultima precisazione sia un personaggio come Adinolfi, ossia quella stessa persona che nel 2007 si propose alle primarie del Pd e tentò di ottenere voti proponendo una legge per introdurre il matrimonio fra persone dello stesso sesso.

E se qualcuno dovesse stupirsi dinnanzi ad una serie di sigle e di associazioni che curiosamente paiono avere un pensiero unico, a spiegarci come tutte quelle realtà sono collegate fra di loro è anche il sito dei Giuristi per la vita dove sulla spalla sinistra si trovano le indicazioni dei loro partner: c'è il Comitato difendiamo i nostri figli, la Manif pour tous Italia, Libertà e Persona, Mai piú cristianofobia (di De Mattei), Citizen Go (ossia l'organizzazione omofoba fondata a Madrid di cui fa parte Brian S. Brown, fondatore della americana National Organization for Marriage e contatto statunitense di Komov), Fede & cultura, La nuova bussola quotidiana e Basta bugie. Insomma, l'esercito dell'omofobia al gran completo, tutti impegnati a darsi ragione a vicenda quasi come se dietro ci fosse una pluralità di idee e non una regia comune.
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