Elena Donazzan: «Crocefissi negli uffici regionali per ricordare a tutti quali sono i nostri valori»


L'Istituto superiore di Scienze religiose "Santa Maria di Monte Berico" di Vicenza ha donato quattro crocifissi lignei all'assessore regionale veneto Elena Donazzan, nota per le sue continue crociate contro i diritti e la dignità della comunità lgbt.

La donna ha dichiarato:

Ringrazio il rettore dell’istituto, padre Gino Alberto Faccioli, per questo gesto di sensibilità, sollecitato per certi versi anche da parte mia. Collocherò i quattro simboli nelle sedi delle direzioni Lavoro, Istruzione e Formazione della Regione Veneto e nelle sala dedicata alle Trattative aziendali, nel palazzo Grandi Stazioni. Quella sala è un luogo dove si vivono preoccupazioni, ansie e sofferenze per il posto di lavoro e dove si cercano speranze. Pochi mesi fa nel corso di una complessa trattativa con un azienda cinese, ho personalmente sperimentato la difficoltà di condividere con culture diverse quei diritti acquisiti e quelle tradizioni, come il riposo festivo, che fanno parte della nostra identità e della nostra cultura. La presenza del crocifisso in quella sala servirà a dare speranza, ma anche a ricordare a tutti quali sono i valori sui quali si fonda la nostra organizzazione sociale.

Insomma, chiunque entrerà nella sede di un'istituzione che dovrebbe essere laica potrà chiaramente capire che la laicità esiste solo su carta a fronte di assessori che impongono la propria fede e che giustificano con motivazioni religiosi ciò che dovrebbe essere regolamentato dal diritto del lavoro.

Ma la vicenda non è finita qui dato che gli altri tre crocifissi troveranno collocazione negli uffici delle tre direzioni dell'assessorato di Elena Donazzan. La donna afferma che:

Negli anni scorsi il Veneto è stato teatro della prima contestazione sulla presenza del crocifisso nelle scuole quando una coppia di genitori di Abano fece ricorso alla Corte europea per i diritti dell’uomo per far rimuovere il simbolo religioso dall’aula frequentata dal figlio. I giudici di Strasburgo hanno invece riconosciuto che il crocifisso è simbolo fondante della nostra civiltà, emblema dell’identità culturale del nostro paese e dell’Occidente. I simboli sono parte integrante della nostra laicità, del nostro essere popolo: li possiamo declinare, ma non ignorare. Li esporrò quindi con grande rispetto e fiducia nei nostri uffici, là dove si incrociano quotidianamente esigenze, aspettative, progetti e programmi delle istituzioni educative e formative del Veneto.

Il riferimento è ad una vicenda nata nel 2003 che il 3 novembre 2009 portò la Corte europea per i diritti dell'uomo a stabilire che il crocifisso nelle aule è «una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni e del diritto degli alunni alla libertà di religione». Non avendo il potere di imporre la rimozione dei crocifissi dalle scuole italiane ed europee, la Corte condannò l'Italia a risarcire 5.000 euro alla ricorrente per danni morali. La sentenza è stata poi ribaltata in 2º grado il 18 marzo 2011, quando la Grand Chambreha assolto l'Italia accettando la tesi che vedrebbe la non sussistenza di elementi che provino l'eventuale influenza sugli alunni dell'esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche.
Giusto per la cronaca, l'avocato che difendere l'imposizione dei crocefissi nelle aule scolastiche fu il rappresentante italiano della Alliance Defending Freedom, ossia Gianfranco Amato (attuale presidente dei Giuristi per la vita e ai tempi presidente della sezione di Grosseto di Scienze & Vita).
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