Il Giornale inizia già a santificare chi non rispetterà la legge Cirinnà in caso di approvazione


Prendete nota. Chi infrange la legge con scopi discriminatori è una persona «coraggiosa», chi chiede il rispetto della legge «discrimina» il malavitoso e e chi impone con la forma il presepe ai mussulmani è un «difendore della tradizione». A sostenerlo è un articolo di Emanuele Ricucci apparso sulle pagine del Il Giornale.
Si parte nell'ipotizzare che la legge Cirinnà possa essere approvata, provvedendo così a iniziare a giustificare quanti la vorranno ignorare perché contrari a garantire pari dignità a tutti i cittadini sulla base dei loro pregiudizi. Scrivono:

Mario Agnelli è un sindaco coraggioso. In tempi di gogne mediatiche e di deliri persecutori, il primo cittadino di Castiglion Fiorentino, meravigliosa località in provincia di Arezzo, si è espresso chiaramente sulle Unioni Civili: “Ultimi o primi in Europa in tema di diritti civili, dico la mia senza voler discriminare nessuno, e spero senza essere discriminato per il mio pensiero.

Il punto di partenza è quello di discriminare, sostenendo che non ci sia nulla di discriminatorio nell'offendere la dignità di due persone nel sostenere che ci si ritiene più meritevole di diritti di loro. Ma non solo, già ci si lagna nel sostenere che ci si sente discriminati se qualcuno dovesse ricordare che un pubblico ufficiale ha il dovere di rispettare le leggi che non può decidere quali rispettare e quali ignorare.

In fase si santificazione di chiunque intende continuare a discriminare gay e lesbiche, Il Giornale aggiunge:

Un punto di vista costruttivo all’insegna della lealtà quello del sindaco Agnelli che, raggiunto al telefono, dice: “sia chiaro: il mio pensiero, come avviene sempre nella mia vita, è per qualcosa, per difendere o promuovere, non contro qualcosa o qualcuno. Non impedirò ai miei uffici né ai miei collaboratori di fare unioni civili, qualora servisse, a norma di legge; personalmente questo atto, io, non lo compio, per scelta, per i miei valori” – e prosegue scendendo anche nei particolari tecnici – “quello che reputo inaccettabile è che un Governo non votato dal popolo e quindi senza un programma elettorale chiaro e premiato dagli elettori, possa intervenire su questa ed altre materie così delicate, che vanno spesso in contrasto anche con i dettami costituzionali. Meglio invece non parlare neanche delle adozioni”.

Il Giornale era uno di quei quotidiani che sosteneva che Marino e Pisapia non potessero neppure esprimere opinioni su ciò che doveva riguardare il governo. Ma dinnanzi ad un sindaco che vuole discriminare, ecco che la sua voce viene ampliata e si passa alla sua beatificazione nel nome dell'odio. Un odio che viene lodato anche quando colpisce altre religioni, sempre sulla base per cui gli unici a dover avere diritti e rispetto sono glie eterosessuali con pelle bianca, nazionalità italiana e religione cristiana:

Eppure Mario Agnelli non è nuovo ad iniziative volte alla difesa dei valori tradizionali che sostengono la nostra società civile, caratterizzando fortemente la coscienza nazionale. Lo scorso novembre, nel corso delle assurde polemiche mosse contro il Presepe ed il Natale, infatti, si schierò apertamente ed istituzionalmente in favore “della tradizione del presepe in ogni sua forma anche nei luoghi e negli edifici pubblici, scuole comprese”, disponendo per il ricollocamento di tutti i crocefissi nelle scuole comunali, basandosi sulla sentenza del Consiglio di Stato 556/2006: «il crocifisso può svolgere una funzione simbolica altamente educativa, al di là della sua connotazione prettamente religiosa»: “Ebbi un diverbio addirittura col Ministro Giannini in occasione di quell’ordinanza, fatta da noi, in cui si promuoveva il Presepe ed il crocifisso negli uffici pubblici; ne venne fuori un polverone mediatico in cui il Ministro disse che i sindaci, secondo lei, dovrebbero parlare dell’edilizia scolastica e non della presenza di simboli all'interno delle scuole”.

Giusto per curiosità, i giornalisti de Il Giornale esprimerebbero il medesimo pensiero anche se dovessero incappare in un sindaco che si rifiuta di sposarli? O forse in quel caso pretenderebbero che i loro diritti siano fatti valere al di là dell'opinione e del pregiudizio di un pubblico ufficiale che vuole poter scegliere di non garantire dignità ad alcuni dei suoi cittadini anche se si fa pagare lo stipendio da loro?
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