ProVita: «Se non fermiamo il ddl Cirinnà, legalizzeranno la necrofilia e l'incesto»


Se creavate che l'associazione ProVita avesse accusato i gay di ogni male, sappeiate che siete in errore. Sino ad oggi non si era ancora lanciata nel sostenere che il matrimonio fra persone dello stesso sesso condurrà all'incesto e alla necrofilia. Forse si sono accorti della loro mancanza, tant'è che ora si sono affrettato a lanciare anche questa accusa (con tanto di un'immagine in apertura che mostra un cimitero).
L'associazione integralista sostiene che «in Svezia necrofilia e incesto sembrano non essere un tabù. O, almeno, non lo sono per i giovani del Partito Liberale, che hanno approvato una mozione con cui ne chiedono la legalizzazione».
A riprova di ciò, propongono quattro link ad altrettante pagine pubblicate in lingua svedese e quindi non facilmente comprensibili. Affidandosi ad una sommaria traduzione si può comunque appurare come la notizia riportata sia sempre la stessa. Un gruppetto dei giovani liberali ha effettivamente sostenuto quelle tesi. Premettendo come l'incesto sia generalmente considerato disgustoso, sostengono che non vi sia alcun motivo oggettivo per vietare di poter compiere quella scelta discutibile. Attualmente l'incesto è punito in Svezia con un anno di carcere, anche se non è così ovunque. In Francia, Belgio e Lussemburgo, per esempio, i rapporti sessuali tra parenti stretti maggiorenni e consenzienti non sono punibili, così come anche nei Paesi Bassi, in Spagna e in Argentina l'incesto tra adulti è lecito. Non esistono divieti specifici neppure in Portogallo e in Russia, ossia nelle terre di Putin che l'associazione ProVita è solita indicare come la massima espressione della cristianità e della moralità. Più o meno sulla stessa lunghezza d'onda è anche il tema della necrofilia, dove il gruppetto sostiene che una persona dovrebbe poter scegliere di lasciare in eredità il proprio corpo non solo per usi medici, ma anche per altri usi.
Quello che l'associazione ProVita dimentica di dire è come la società svedese sia rimasta scioccata da simili proposte, al punto che il gruppo si è difeso sostenendo di essere stato frainteso. Aggiungono anche che «non saremo in silenzio se pensiamo qualcosa solo perché la gente potrebbe usarlo contro di noi», ossia riproponendo uno degli slogan classici con cui ProVita difende i suoi articoli più omofobi ed offensivi.

Davvero incredibile è come quelle premesse vengano utilizzate da ProVita per rilanciare alcune falsità sull'identità sessuale, sfruttando una finta ironia come formula per disprezzare l'essenza altrui. Il tutto trovando pure un (inesistente) collegamento con quanto appena raccontato. Dicono:

Paese che vai, usanze che trovi, dicevano i nostri nonni. Sì, questo era tutto vero e più o menopacifico fino a qualche anno fa, dove le differenze tra popoli si limitavano al modo di salutarsi, di vestire o di mangiare… e poco altro.
Al giorno d’oggi, invece, i rischi che si corrono spostandosi da un Paese a un altro sono di ben altro tenore. Se ci si sposta in Svezia, giusto per rimanere in tema, bisogna aver compiuto i diciott’anni per poter votare e i vent’anni per poter comprare alcolici, ma – ah, i paradossi! – già a dodici anni si può scegliere di cambiare sesso e fin dalla scuola dell’infanzia si può essere educati ad essere gender neutral. Come dire: non sei capace di capire chi votare e quanto bere, ma puoi benissimo scegliere come essere (almeno in apparenza, dato che la natura ha già scelto fin dal principio per ognuno di noi).

Si passa così a sostenere che chi non condanna l'amore fra due persone dello stesso sesso, allora non può condannare null'altro. Ed è così che nel loro articolo il ddl DCirinnà diventa la formula per aprire la strada alla necrofilia e all'incesto:

Ma questi rischi, fatto non di secondaria importanza, sono sempre meno ‘nazionali’ e sempre più globali. Nella società contemporanea, infatti, dove i confini sono sempre più labili, le probabilità di essere ‘contaminati’ dalle nuove (macabre) trovate dei cittadini di qualche altro Stato sono ancora più elevate. E nessuno può più ragionevolmente affermare: “Da noi, in Italia, tutto questo non succederà mai!”. Basta guardare alla questione del matrimonio gay e delle relative adozioni: perché noi non dovremmo approvarli? In fondo, li hanno tutti, manchiamo solo noi… Et voilà: ecco in discussione il ddl Cirinnà!

Immancabile è la morale finale, volta a sostenere che ogni buon integralista deve vegliare per impedire qualsiasi cambiamento all'interno della società:

Ecco quindi che occorre vigilare, perché se si secende sul piano inclinato del relativismo e del falso progresso è poi difficile risalire.
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