Secondo proVita, esiste una legge naturale che sancisce come le due famiglie di Adinolfi debbano valere più di una famiglia gay


È la solita Francesca Romana Poleggi a firmare il solito articolo di ProVita in cui l'associazione integralista parte dal presupposto che sino loro gli unici a conoscere l'unica verità rivelata. Il tema, ovviamente, è sostenere che i gay e le lesbiche meritino di essere discriminati e perseguitati nel nome di una fantomatica "legge naturale" che definirebbe il matrimonio come un'unione esclusiva fra un uomo e una donna.
Tralasciando come il matrimonio non esista in natura (e che quindi non possa essere regolato da essa) la donna afferma:

La vita è una scelta continua. Ogni giorno, nelle minuzie del quotidiano, si sceglie cosa fare e come farlo. In continuo si sceglie tra ciò che bene e ciò che è male. E in tutte le scelte, piccole e grandi, è la legge naturale che ci guida. E’ la natura che ci inclina al bene. Il problema è che il male spesso si traveste da bene, ci illude, ci irretisce e ci induce a scegliere ciò che bene sembra, ma non è.

Si passa così ad asserire:

Se non è la legge naturale a guidarci, in base a che cosa sceglieremo? In base al desiderio, all’istinto, a ciò che “è bene secondo me”? Questo comporta con tutta evidenza che allora sarà legittimo qualsiasi comportamento egoistico: se per me è bene eliminare i negri o gli Ebrei, chi può impedirmelo? Sostituire la legge naturale col relativismo etico (che oggi dilaga) vuol dire tornare alla legge della giungla, dove il forte sottomette (e sopprime) il debole (e infatti l’aborto e l’eutanasia dilagano).

Su tratta di un'affermazione curiosa, non solo per la generalizzazione sull'aborto o alla sua equiparazione all'eutanasia (che è l'autodeterminazione di sé stessi, motivo per cui non si capisce chi dovrebbe essere l'oppressore). Ma a stupire è come citi ebrei e neri (da lei etichettati con un epiteto razzista ed offensivo) nonostante la discriminazione da loro subita sia la stessa che ProVita promuove nei confronti di gay e lesbiche. Sono loro a non voler riconoscere delke famiglie naturali formste da persone dello stesso sesso, quindi pare diano loro a promuovere la legge della giungla.

Non poteva poi mancare il solito riferimento religiiso, sostenendo che:

La legge naturale ben si condensa nel Decalogo, che non solo governa le religioni plurimillenarie ebrea e cristiana, ma in sostanza è la legge di ogni consesso umano, di ogni tempo (con le “modifiche” apportate da chi ha il potere per assecondare i suoi interessi: “vietato uccidere. Sì ma con diverse eccezioni…” ).
Nel Magistero della Chiesa cattolica vi è un continuo riferimento alla legge naturale che la Chiesa stessa riconosce preesistente alla venuta di Cristo. Da ultimo però molti uomini di Chiesa sembra disconoscano la legge naturale.

E di chi mai si potrebbe parlare se non di di chi non promuove la discriminazione? Ed infatti la donna aggiunge:

Stefano Fontana, sulla Nuova Bussola Quotidiana, ha fatto alcune interessanti riflessioni in merito. E notava come, da tempo, anche nelle istituzioni accademiche cattoliche sembrerebbe che la legge naturale sia stata “abolita”. “Sostenere, come è stato sostenuto [da qualche vescovo, NdR], che una unione omosessuale contribuisce al bene comune, significa sostenere che è possibile un bene comune contrario alla legge morale naturale“.
E se filosofi e teologi moderni contestano l’esistenza della legge naturale, si chiede Fontana, con che cosa l’hanno sostituita?: “a cosa altro ci si può rivolgere che non sia, naturalmente, la volontà del più forte, alla cui fattispecie va ascritta anche la volontà democratica della maggioranza?

Ammesso e non concesso che la signora Poleggi non viva in un mondo a parte, appare strano che non si sia accorta di come il suo giornale e il resto dell'integralismo cattolico abbiano basato la loro crociata nel sostenere che i gay siano una minoranza e che fosse giusto discriminarli per garantire privilegi alla maggioranza. Il tutto preoccupandosi sempre di auto-nominarsi «la maggioranza del paese» quasi come se bastasse essere in tanti a voler negare il diritto altrui per sentirsi legittimati ad uccidere.

Ma è nel finale che si cade davvero in baso. La donna sostiene che:

Bisogna spiegarglielo, però, all’uomo. Un tempo erano gli uomini di Chiesa che ce lo spiegavano e ci insegnavano ad aprire gli occhi del cuore alla ricerca del bene vero, perché “in interiore homine habitat Veritas” .

Tanto basta a sbugiardare quanto da lei precedentemente dichiarato. Appare evidente che la donna inneggi ai preti vecchio stampo perché più inclini a perseguitare gay e levitiche. Eppure le vecchie leve di sacerdoti sono quelle che hanno bruciato vive milioni di donne accusandole di stregonerie, sono quelli che hanno legittimato la schiavitù citando la Genesi o che promuovevano la segregazione razziale che sostenevano fosse voluta da Dio e che fosse stata illustrata con l'episodio biblico della torre di Babele. Sono anche quelle stesse persone che citavano fantomatiche leggi naturale nel condannare i mancini, giudicati come immeritevoli di rispetto perché utilizzavano la mano del diavolo.
Insomma, quasi tutte le più cruente violenze della storia sono state motivate ed argomentate con richiami al fanatismo religioso, motivo per cui sarebbe duopo essere cauti nel sostenere che il male sia ciò che Dio auspica per i suoi figli.

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Una fotografia condivisa su Facebook da un redattore di ProVita ci conferma come il termine «naturale» sia l'appiglio scelto per cercare di impedire che gay e lesbiche possano veder riconosciute le proprie famiglie come previsto dalla Costituzione. da qui una serie di articoli volti a cercare di par percepire l'omosessualità come un qualcosa di innaturale.
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