Svizzera: bocciato il referendum che mirava a ridefinire il matrimonio come un'unione esclusiva fra un uomo e una donna


L'integralismo cattolico colleziona una nuova sconfitta. Nonostante la Svizzera non sia nota come uno fra i Paesi più progressisti dell'Europa, la società civile ha rispedito al mittente il quesito referendario che mirava a modificare la Costituzione per includere un esplicito divieto ai matrimoni gay.
Ormai la linea legislativa pare l'ultimo baluardo a cui un piccolissimo gruppo gruppo di violenti pare far leva per impedire il riconoscimento dei diritti della comunità, motivo per cui si cerca di vietare ciò che è naturale per imporre un nuovo fascismo in cui le caratteristiche naturali siano fonte di privilegi. È solo aggrappandosi a quella ideologia che questi sedicenti cattolici possono imporre per legge una mondo malato in cui le due famiglie di Adinolfi e le tre compagne di Salvini debbano valere più di quelle formate da due ragazzi o due ragazze che si amano (peraltro senza sostenere che il loro amore abbia valore solo se il medesimo diritto verrà vietato al altri).

Ed è così che il 50,8% degli svizzeri si è detto contrario alla modifica della Costituzione per ridefinire il concetto di matrimonio come una «durevole convivenza, disciplinata dalla legge, di un uomo e di una donna».

Una vittoria storica, soprattutto considerato come gli integralisti avevano messo sul piatto della bilancia una promessa di vantaggi economici a chiunque avesse sposato quei distinguo. Nel testo, infatti, non si si limitava a ridefinire il matrimonio, ma si chiedeva anche che i coniugi non venissero svantaggiati fiscalmente rispetto alle coppie non sposate così come attualmente avviene per via del cumulo dei redditi. Ma una richiesta che pareva lecita e vantaggiosa era stata venduta insieme ad una ridefinizione ideologica del matrimonio: una ridefinizione che il buonsenso dei cittadini per bene ha deciso di rigettare anche contro il proprio interesse economico.
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