Autogol di ProVita: ora è persino lo stesso Komov a sbugiardare le loro parole


Apprendiamo dal sito dell'associazione integralista ProVita Onlus che è vietato confutare le loro tesi. Chiunque osi farlo viene accusato di rappresentare un attacco «alla vita e alla famiglia», ormai spacciati come proprietà privata in mercé della loro ideologia e delle loro più recondite perversioni. Insomma, nulla di nuovo. Siamo dinnanzi ai soliti insulti gratuiti da parte di chi pare non aver argomentazioni e sceglie di ricorrere alla consueta macchina del fango. Ma dato che le accuse sono pesanti, vediamo di spiegare a Brandi perché la sua è solo un'ennesima bugia.

L'articolo si apre con la consueta esalazione di quella che sostengono sia una «collaborazione tra ProVita ed Alexey Komov sui temi della vita e della famiglia». Si sostiene poi che la loro crociata omofoba e razzista sia da ritenersi una «battaglia a favore della famiglia naturale e della vita» ed, altrettanto ovviamente, il termine «famiglia naturale» non intende una famiglia che si è formata secondo natura, ma una concezione ideologizzata volta a limitare le formazioni sociale degne di tutela sulla base di domi decisi a tavolino. Il solo fatto che questa gente parli di «famiglia naturale» pare lasciar intendere che le altre non lo siano già basterebbe a qualificarli.
Sostengono poi che «le nostre osservazioni sulla politica prolife della Russia evidentemente non piacciono a certi ambienti». Peccato non sia così: il tema non è tanto se piacciano o meno le politiche prolife, è il comandarsi in che modo si possa suggerire la Russia e la sua cultura di disprezzo verso la vita umana come un obiettivo a cui tendere. Che c'è di prolife nel bruciare vivi i bambini siriani gettandogli addosso fosforo bianco durante i loro raid arei? Che c'è di prolife nel sotterrare rifiuti tossici nei dintorni di Sochi con la scusa di dover finire in tempo i lavori delle Olimpiadi? E in che modo sarebbe prolife la partecipazione a show televisivi di ultranazionalisti che mostrano fieramente i filmati che li mostrano mentre picchiano a sangue degli adolescenti gay solo perché hanno un orientamento sessuale diverso dal loro?

Tornando a ProVita, l'associazione integralista cita un articolo in cui viene dato spazio ad un comunicato stampa di Arcigay Gioconda in merito all'inopportuna organizzazione di un incontro di indottrinamento ideologico specificatamente pensato per alcuni studenti delle classi di Correggio. E riguardo a Komov, il segretario dell'associazione notò come «non è ambasciatore presso l’ONU. La sua organizzazione ha difatti uno status di General Consultive Status: come tante altre organizzazioni, possono essere “ascoltate”. Ascoltate ma non seguite, grazie al cielo».
Queste precisazioni hanno mandato su tutte le furie l'associazione integralista che scrive: «abbiamo saputo che alcuni ci accusano di spacciare Komov come ambasciatore all’Onu del Congresso Mondiale delle Famiglie, quando in realtà non sarebbe affatto vero. In pratica saremmo solo dei millantatori in cerca di notorietà. Komov sarebbe solo un signor nessuno, magari al soldo di Vladimir Putin».
L'ultima sparata sembra messa lì a negare accuse non specifiche, peraltro attraverso la negazione di ipotesi che nessuno ha mai fatto. Komov non risulta al soldo di Vladimir Putin ma a quello del magnate Konstantin Malofeev (tra i maggiori finanziatori dell'invasione russa dell'Ucraina e già in contatto con Brian Brown e con la National Organization for Marriage). Confutare altro non serve a nulla dato che il vero dettaglio inquietante non è nemmeno stato preso in considerazione.
Inoltre è lo stesso Komov a sostenere che «il contrasto della propaganda dell'omosessualità e la protezione delle tradizioni cristiane deve divenire la base della politica estera della Russia». Non sarà pagato da Putin, ma l'impressione è che stia facendo il suo gioco attraverso l'uso dell'omofobia e del razzismo per mire espansionistiche.

Aggiungono poi che «siccome non siamo dei falsari, non accettiamo che qualcuno metta in dubbio la nostra onestà. Anche perché lo scopo finale dei nostri detrattori è penalizzare e pregiudicare la nostra mission per la vita e per la famiglia. Ora, dato che noi crediamo davvero in quello che facciamo e ci sta a cuore la buona battaglia, vi forniamo alcune prove con cui confutiamo i nostri detrattori e dimostriamo la nostra sincerità. A mentire non siamo noi, ma loro».
Tra i documenti proposti citano una nomina di Komov ad ambasciatore presso le Nazioni Unite firmata da Larry Jacobs, ossia Managing Director del Congresso Mondiale delle Famiglie (WCF). E poi, ancora una Newsletter del WCF del novembre 2010 e un'altra dell'agosto 2011. Per farla breve, si citano documenti con cui un'associazione ha attribuito un titolo fittizio ad un proprio membro e non un qualche atto della Nazioni Unite che attribuisca a Komov un qualche ruolo all'interno dell'organizzazione. Questo perché Komov non ha alcun reale ruolo all'interno dell'Onu, esattamente come sostenuto da Arcigay Gioconda.

A confutare le parole di ProVita è lo stesso Komov che in un'intervista all'emittente russa Soyuz, spiega: «Si può essere accreditati come ONG presso il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite e il Congresso Mondiale delle Famiglie è ufficialmente accreditata dalla struttura. Io sono l'ambasciatore del Congresso Mondiale delle Famiglie nelle Nazioni Unite e ciò si riflette nel fatto che vado periodicamente a New York o di Ginevra per consegnare il loro rapporto analitico, le loro note ed alcuni loro consigli ed opinioni su come sia necessario sviluppare le politiche internazionali nel campo della famiglia e i valori della famiglia».
In pratica è un fattorino che porta carte scritte da altri ad un'organizzazione che potrà decidere se leggerle o se usarle per accendere il caminetto. Il tutto, per di più, precisando come l'accredito riguardi solo l'ECOSOC (un organo che racchiude cinquantaquattro membri eletti ogni tre anni dall'Assemblea generale).

L'evidenza è dunque che le affermazioni di Arcigay Gioconda non siano «una bugia» ma pura verità. E pare lecito anche il dubbio che un simile titolo possa trarre in inganno la gente: quando ProVita parla genericamente di un «ambasciatore russo» o quando un libro su Salvini si parla di Komov come di un «ambasciatore russo all'Onu che si occupa di famiglia» si è dinnanzi ad un credito errato.
Un credito reso possibile grazie al presentare Komov come «ambasciatore all'Onu del WFC» e non come «presidente del WFC». Ed è così che sono tanti ad essere caduto nell'errore di ritenerlo un funzionario con cariche diplomatiche: l'agenzia stampa cattolica Zenit parla di un «ambasciatore russo all'Onu», così come pure l'agenzia stampa russa in lingua italiana Sputnik (l'ex Voce della Russia). La tesi dell'ambasciatore russo all'Onu è stata sposata anche da Il Giornale, da Gloria.tv, da La Stampa, dall'Huffingtonpost, da Il Fatto Quotidiano, da Il Giorno e da tanti altri. Un'errata qualifica è stata data anche dalla Lega Nord che parla di un «ambasciatore russo alle Nazioni Unite» in merito alla partecipazione di Komov al congresso del 2013 (quello in cui Salvini è stato eletto come nuovo segretario). Ed anche l'associazione leghista Lombardia-Russia sostiene di aver nominato un «ambasciatore russo» come proprio presidente.
Si potrebbe anche cercare di spezzare una lancia a favore di ProVita nel notare come siano stati altri soggetti ad attribuire un titolo inesistente al loro compagno di conferenze omofobe, ma basta osservare la loro locandina di una manifestazione anti-gay (peraltro patrocinata dai comuni di Assisi e di Perugia) per notare come anche loro presentano Komov come un «ambasciatore russo all'ONU». Ma quello non è un ambasciatore russo, è un membro di un'associazione che consegna lettere in un palazzo. Sergej Viktorovič Lavrov è un ambasciatore russo all'Onu, non Komov!

Detto questo, ProVita conclude il suo articolo scrivendo: «Speriamo di aver fugato ogni dubbio e messo a tacere ogni malevola illazione. Del resto, è sempre così: quando non si hanno argomenti forti, si cerca di screditare l’avversario attraverso le bugie… Avanti per la famiglia e per la vita!»
Anche qui non è dato sapere di quale famiglia stiano parlando dato che i loro articoli sono un continuo attacco alla famiglia, giungendo sino a sostenere che l'identità familiare possa essere messa in crisi se non si discrimina qualcun altro in modo da ottenere un vantaggio personale. Chi crede davvero nella famiglia non ha bisogno di negare la dignità altrui, è chi non ci crede che ha paura. Il riferimento alla vita si commenta poi da sé, dato che la loro promozione della violenza di genere e delle discriminazioni sono atti che tendono a rovinare le vite, non certo a salvarle.

Per la cronaca è bene notare come il WFC paia non comparire fra le 22.879 ong accreditate presso l'ECOSOC. Forse l'accredito (che può essere eseguito anche compilando un semplice modulo online) è stato effettuato a nome della Howard Center for Family, Religion and Society, ossia l'ente religioso guidato da Allan Carlson che fondò il WCF nel 1997 a Rockford, in Illinois.
Nella scheda si enuncia il loro manifesto politico: «Affermiamo che la famiglia umana naturale è stabilito dal Creatore ed è essenziale per una buona società. Ci rivolgiamo a tutte le persone di buona volontà che, insieme alla maggior parte della popolazione mondiale, condividono il valore della famiglia naturale. Le ideologie stataliste, l'individualismo e la rivoluzione sessuale, sfidano la legittimità dell'educazione familiare. Associati a questa sfida ci sono i problemi del divorzio, la svalutazione della genitorialità, in calo tempo dedicato alla famiglia, l'istruzione pubblica morale relativistica, confusione nell'identità sessuale, la promiscuità, le malattie a trasmissione sessuale, l'aborto, la povertà, la tratta degli esseri umani, la violenza contro le donne, gli abusi sui minori, l'isolamento degli anziani, l'eccessiva tassazione e un calo della fertilità». Insomma, mancava solo di paventare il rischio di un'invasione di cavallette e sarebbe potuto benissimo trattarsi di uno dei classici articoli che ProVita propone ai suoi adepti.

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Nella foto Alexey Komov e l'arciprete Dimitry Smirnov
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