È frattura fra Gandolfini, Adinolfi e Amato


«Il movimento Popolo della Famiglia che si riconosce nei valori del Family Day non va considerato come espressione politica diretta del Comitato difendiamo i nostri figli». È quanto afferma un comunicato diramato da Massimo Gandolfini.
Pare dunque che, dopo la creazione di fratture e litigi, si siano tirate le somme sulla possibilità di successo di quella proposta politica e si è deciso di separarla da un realtà che evidentemente si vuole preservare dal fallimento. Il tutto, forse, anche come conseguenza della mancata nomina di Gandolfini come leader del patito così come auspicato da Pillon.
Nell'occasione Gandolfini è tornato anche a sostenere che la priorità del suo comitato sarà la una ritorsione verso Renzi attraverso l'affossamento del referendum costituzionale di ottobre, indipendentemente da come la si pensi sui temi che saranno oggetto di voto. Chi non odia i gay non è gradito a Gandolini e la sua gente deve punire qualunque dissenso, anche contro l'interesse dell'Italia e degli italiani. L'unica priorità è impedire che gay e lesbiche possano vedersi riconosciuti i loro diritti costituzionali e Gandolfini è pronto a sacrificare la vita altrui per raggiungere il suo obiettivo.
Come sempre, però, le parole dei comunicati ufficiali di questi personaggi vanno presi con le pinze e c'è da chiedersi se dietro a fratture ed iniziative non ci sia un piano occulto assai più perverso ed articolato. Chi si è inventato una fantomatica «ideologia gender» per legittimare omofobia e violenza di genere non è certo un personaggio che non sarebbe in grado di inventarsi finti liti per trarne il maggior profitto possibile.
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