Francesco Bruno: «I delitti Rosboch e Varani sono legati alla teoria del gender. L'omosessualità è una anormalità funzionale»


È dalle pagine de La Fede Quotidiana che il criminologo Francesco Bruno si è lasciato andare a frasi agghiaccianti che riguardano i delitti Rosboch e Varani.
E se qualcuno dovesse domandarsi perché mai un sito integralista sia andato a chiedere la sua opinione, facile è presumere che lo si sia scelto perché il 31 gennaio 2010 rilasciò un'intervista al sito cattolico conservatore "Pontifex" in cui sostenne che l'omosessualità è una patologia e un grave disordine mentale (a seguito dell'intervista venne anche denunciato all'Ordine dei medici).
Date le premesse non è difficile capire perché l'uomo si sia prestato a sostenere lo sciacallaggio di Adinolfi, sostenendo che l'essere gay sia causa di istinti omicidi.

Parlando dell'omicidio della professoressa Rosboch di Ivrea e al caso Varani di Roma, La Fede Quotidiana afferma che esista «un filo rosso che consiste nel disturbo sessuale di genere». Ed è così che Bruno ha incalzato: «Sì. Penso al gender. O a quella che si chiama cultura del gender e che di cultura non ha nulla e io la reputo una autentica follia. Scegliere il genere o la identità sessuale secondo la propria volontà o capriccio del momento è una cosa che può portare, non sempre, a conseguenze devastanti nel tempo. Spiacevolmente questa falsa cultura, non punto il dito sulle singole persone, è passata e sta passando anche da noi dagli Stati Uniti e obbedisce ad enormi interessi finanziari. Lo ripeto: la cultura gender così come promossa è un arbitrio privo di buon senso. Inoltre, e i delitti sembrano confermarlo, la confusione di genere se non dominata o corretta, può sfociare, non accade sempre, nel compimento di atti criminali, questo va detto e denunciato senza paura. Io resto della idea che gli autori dei due delitti sono privi della capacità di intendere e di volere e vanno curati nelle forme e modi adeguati».

A quel punto l'intervistatore ha domandato: «Pensa che ci sia stato un cedimento in tema di omosessualità?». Bruno ha risposto: «La lobby gay che si spende per la tutela dei diritti degli omosessuali è molto potente ed influente oltre che economicamente forte, ha avuto la sua brava influenza quando la Organizzazione Mondiale della Sanità ha cambiato la sua posizione . Fu una sorta di campagna porta a porta. Oggi, come è noto, la omosessualità non è definita malattia mentale o patologia, questo secondo la Organizzazione Mondiale della Sanità e ne prendo atto. Io resto della idea che si tratta ancora di una anormalità funzionale e non muto idea. Comprendo le organizzazioni gay che fanno il loro mestiere, ma grazie a Dio non sono la maggioranza».
Prendendo la palla al balzo, l'intervistatore si lancia nell'invocare una maggiore omofobia da parte della Chiesa, sostenendo che debba indicare l'omosessualità come un «peccato». E anche qui Bruno non ha mancato di mostrare il suo integralismo nell'asserire: «Non dobbiamo essere ossessionati dal peccato, ma è anche giusto ricordare la sua presenza e quello che comporta in negativo. Penso che la Chiesa con la sua autorità debba spingere per stili di vita adatti a fare scegliere il bene . La misericordia a getto continuo è un errore educativo alla pari della onnipresenza del peccato. Poi occorre rimarcare la differenza tra che esiste il bene e il male e che ogni tipo di relativismo etico ci crea e crea scompensi».
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