ProVita vuole l'obiezione di coscienza alle unioni civili. Prandin: «I Sindaci non sono dalla vostra parte»


L'associazione ProVita rappresenta una minoranza del Paese, eppure è onnipresente nei contesti politici forse grazie alla sua vicinanza con alcune potenti lobby dell'estrema destra. È andata al senato a spiegare perché Toni Brandi non vuole che i gay possano avere i suoi stessi interessi, ha organizzato convegni in Senato in cui si è sostentato che la priorità dello stato sia quella di discriminare una parte della popolazione ed anche recentemente la sua ideologia è stata ascoltata dal Parlamento dove si è presentato insieme a Alessandro Fiore (figlio del leader di Forza Nuova).
Uno dei loro tormentoni è il sostenere che sia necessario prevedere una norma che permetta ai sedicenti cattolici di poter discriminare i gay anche se le unioni civili dovessero essere legge. La loro idea è quella di prevedere una fantomatica "obiezione di coscienza" con il duplice scopo di poter avvalorare uno stigma sociale (quasi come se il celebrare l'unione fra due persone dello stesso sesso fosse un qualcosa a cui possa aver senso obiettare) e complicare la vita alle loro vittime preferite (gay e lesbiche sarebbero costrette a cercare sindaci disposti a sposarli, sempre che non si verifichino casi simili quei medici che obiettano quando lavorano per conto dello stato ma poi praticano quando si tratta di presentare una salata parcella).
Insomma, nessuno deve poter mettere becco su chi voglia sposare Brandi ma lui deve poter impedire che due persone per bene possano unirsi civilmente. Ovviamente si tratta di una proposta talmente assurda che nemmeno le destre hanno avuto il coraggio di dar corda ad una simile ipotesi, motivo per cui Brandi si è messo all'opera per cercare di far da sé pur di imporre per legge la sua ideologia.

Dall'indirizzo PEC dell'associazione sono partite migliaia di email con cui Brandi intende fare un censimento dei sindaci omofobi. Sostiene che se la legge verrà approvata, allora «sindaci e funzionari pubblici sarebbero obbligati a registrare e trascrivere, insomma a "celebrare", quello che è sostanzialmente un "matrimonio omosessuale"». Si parte poi con il presumere che «moltissimi sindaci ed altri ufficiali, in ragione dei loro più profondi convincimenti morali e religiosi, e in base agli articoli 2, 19, 21 e 29 della Costituzione, si rifiuterebbero -se potessero- di celebrare un simil matrimonio omosessuale».
L'uso di termini così offensivi sfocia nell'asserire che «la nostra associazione porterà alla Camera dei deputati la richiesta, appoggiata da tanti "primi cittadini" da ogni Regione d'Italia, di prevedere la possibilità di obiezione di coscienza contro la celebrazione (registrazione o trascrizione) delle unioni civili».
Stando ad una simile teoria, allora qualunque sindaco avrebbe il diritto di poter obiettare a ciò che vuole: qualcuno potrebbe invocare i suoi presunti "convincimenti religiosi" per rifiutarsi di rilasciare i documenti ad una persona di colore, un ufficiale della motorizzazione potrebbe invocare i suoi "principi morali" nel negare la patente alle donne e così via. Chiunque potrebbe discriminare chiunque, basterebbe dichiarasi cristiani (e, come ben testimonia Brandi, basterebbe sostenere di esserlo e non serve certo comportarsi come tali).

L'ennesima vergogna targata ProVita (resa possibile anche grazie all'esenzione fiscale che lo stato le conferisce come onlus) è stata denunciata dal sindaco bresciano di Braone, Gabriele Prandin (nella foto), attraverso una lettera aperta pubblicata sul suo profilo Facebook. Scrive:

Ho ricevuto poco fa un invito, tramite PEC del nostro comune, un invito dell'associazione ProVita (Notizie ProVita), ad aderire ad una fantomatica campagna di alcuni sindaci che vorrebbero portare in parlamento la richiesta di istituire l'obiezione civile per i sindaci e gli ufficiali di stato che non vogliono essere obbligati a registrare e/o celebrare le unioni civili.
Parlate di "moltissimi" sindaci che sono pronti a chiedere l'obiezione di coscienza: mi chiedo se questi sindaci esistano davvero. Un Sindaco, in quanto tale, sa che è suo imprescindibile obbligo rispettare la legge e la nostra bellissima Costituzione. Un Sindaco, se davvero ama la propria vocazione di amministratore (la vedo come una vocazione), non può sottrarsi agli obblighi, ai doveri, agli oneri (oltre che al grandissimo onore) che questa bellissima carica prevede e impone.
Uno di questi obblighi è fare in modo che ogni cittadino possa vedere realizzati i diritti che la legge prevede. Ognuno deve veder garantito che lo stato, e quindi ogni parte del meccanismo della pubblica amministrazione, adempia ai propri obblighi.
Mi chiedo quale parte della Costituzione che voi citate possa far sentire in diritto alcuni Sindaci, o pubblici ufficiali (sempre se esistono e non è una vostra pura invenzione) a non voler celebrare delle unioni civili.

Prandin ripropone integralmente i testi degli articoli citati da Brandi, mostrando come sia difficile trovare una legittimazione alle posizioni dell'integralismo cattolico. Anzi, aggiunge che:

Leggendo questi articoli, ma tutta la Costituzione sulla quale io, come tutti i miei colleghi, ho giurato con gioia ed orgoglio, non trovo alcun appiglio per il quale un pubblico ufficiale possa chiedere di non adempiere al proprio dovere, rispettando la legge (se questa passerà, come spero, anche alla camera), e quindi celebrando, o registrando, un'unione civile.
Anzi, proprio in virtù dei citati articolo 2 e 29, ritengo che la nostra Costituzione sarebbe pienamente rispettata unicamente dall'introduzione nel nostro ordinamento dal matrimonio completamente egualitario.
Infatti sto pensando a quando toccherà a me celebrare un'unione civile. Mi sto immaginando la profonda tristezza che avrò nel cuore a non poter parlare di un "matrimonio", ma a dover, per obbligo di leggere, trattare le persone che avrò avanti a me come cittadini di serie B, facendomi complice di questa enorme ingiustizia sociale.
Voi proponete l'obiezione di coscienza per chiedere che i Sindaci abbiano l'autorizzazione a non celebrare un'unione civile? Bhe, io credo sia più corrispondente alla nostra Costituzione chiedere l'obiezione di coscienza per fare in modo che i Sindaci non siano obbligati a trattare due persone come cittadini di Serie B, permettendogli quindi di celebrare un vero e proprio matrimonio.
Dite che ho il diritto di chiedere allo Stato di autorizzarmi a parlare di "matrimonio" e non di "unione civile tra due persone dello stesso sesso" quando dovrò celebrarne una?
Vi diffido comunque sin da ora ad agire a nome mio o per conto "dei Sindaci italiani" in questa e in ogni altra vostra azione. I Sindaci non sono dalla vostra parte, eventualmente solo una piccola minoranza.
Con rammarico nel sapere che esistono associazioni che si battono per le ingiustizie sociali, ma con amore verso la carica che ricopro, vi saluto.

Clicca qui per leggere l'email spedita ai sindaci d'Italia da ProVita.
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