Toni Brandi torna ad inneggiare all'Ungheria fascista di Orban come ad un modello a cui ambire


È firmato da Tony Brandi un articolo in cui l'associazione ProVita torna a mostrare la sua reale anima politica attraverso la promozione del fascismo ungherese quale obiettivo a cui ambire. Nel presentare un numero della sua rivista, Brandi scrive:

Victor Orban, il premier ungherese, era uno dei politici più odiati, denigrati e infangati dalla propaganda politicamente corretta. L’epiteto più gentile con cui viene etichettato è ‘fascista’. Forse perché ha contrastato i ‘poteri forti’ della finanza internazionale, rendendo all’Ungheria e alla sua Banca Centrale la sovranità monetaria? O forse perché nella Costituzione ungherese è stata introdotta la protezione della vita, dal concepimento alla morte?

Il riferimento è al divieto a pratiche legali per l'interruzione della gravidanza in quell'ottica in cui le donne devono essere obbligate a metter al mondo dei figli per creare un nuovo esercito di balilla a cui affidare la difesa della patria. Insomma, può o meno così come sostenevano Mussolini o Hitler.

Non manca poi un riferimento alle politiche anti-gay ungheresi, tanto apprezzate da Brandi:

In sede internazionale, poi, il Governo ungherese ha bloccato diverse iniziative di propaganda omosessualista e ipersessualista, poiché fa parte di quel fronte che si va rafforzando e compattando, anche in sede ONU, per difendere la famiglia e i bambini, cioè il futuro dell’umanità. Questa compagine è essenziale per controbilanciare la politica statunitense: leggerete, infatti, come i candidati in lizza per la Casa Bianca non offrano alcuna garanzia di voler rispettare la vita e la dignità umana. La cosa non sorprende se si guarda alla mole economica delle imprese che in ogni occasione (se conveniente al business, a dire il vero) si schierano sulle posizioni dell’attivismo LGBT più estremo.

Il tutto per concludere che l'Ungheria fascista di Orban sia un qualcosa da intravedere come una sorta di Terra Promessa, descrivendola come tetimonianza che «c’è del bene in questo mondo e che le persone di buona volontà e di buon senso possono far molto perché si diffonda la verità e la cultura della Vita». Il tutto, ovviamente, attraverso l'imposizione forzata e la limitazioen di qualunque libertà individuale nell'ottica in cui l'uomo è intravisto come un produttore del nuovo esercito da schierare contro l'Islam e qualunque altra cultura possa mettere in discussione il pensiero unico integralista. Dio, Patria e Famiglia.

Interessante è come nell'analisi di Brandi conti solo l'omofobia: in Ungheria si contano centinaia di attacchi neonazisti a rom ed ebrei,molti dei quali sono stati brutalmente uccisi. L'Ungheria è l'unico stato europeo ad autorizzare l'organizzazione di festival neonazisti internazionali, durante i quali si sono visti sfilare persone vestite da Hiler o bambini vestiti con la divisa della gioventù hitleriana. Il partito neofascista Jobbik ha una propria guardia armata denominata "Guardia ungherese".
Il cimitero ebraico è continuamente vittima di attacchi vandalici e le tombe sono periodicamente profanate con svastiche ed insulti antisemiti. Greve fu anche l'episodio che vide la tifoseria ungherese pronta a fischiare ed inneggiare a Mussolini durante l'inno israeliano (qui trovate un video che propone altre prove del nascente rigurgito fascista dello stato). Se per Brandi questa è una terra a cui ambire e un modello da proporre ai nostri figli...
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