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Treviso Pride, ovvero "meglio soli che mal accompagnati"

Il Treviso Pride è alle porte: sabato 18 giugno il triveneto LGBT* marcerà per le strade della meravigliosa città veneta, famosa per il radicchio, per il prosecco e per i sindaci problematici. Dopo il trascorso dichiaratamente omofobo e razzista di Giancarlo Gentilini (Lega Nord, “Pulizia etnica dei culattoni”), ora è arrivato Giovanni Manildo del Partito Democratico. Fu inizialmente motivo di grande e comprensibile soddisfazione la notizia che il Comune di Treviso avesse deciso di concedere il patrocinio al Pride. Ciò che in molti invece ignorano sono gli eventi verificatisi nei mesi successivi. Il comitato organizzatore inizialmente aveva precisato (usando l’ambiguo termine “sobrio”) la volontà di svolgere un Pride più minimalista rispetto ai precedenti. D’altronde anche il Venezia Pride del 2014 ci insegnò che a volte sono sufficienti l’utilizzo di un semplice slogan o la creazione di una determinata atmosfera per rendere unico e inimitabile un Pride.

Il sindaco Manildo però, a seguito di una mediazione avvenuta all'interno del consiglio comunale e della giunta stessa, circa due mesi fa dichiarò: «Ringrazio la giunta e la maggioranza per l'ottimo lavoro svolto. Abbiamo concesso all'unanimità il patrocinio all'Onda Pride 2016 perché coerente con il quadro dei valori costituzionali che devono guidare e "giudicare" la nostra convivenza. Il corteo dovrà svolgersi però secondo i valori del rispetto, della sobrietà e della continenza dei modi di espressione, lontano quindi dall'utilizzo di provocazioni verbali e comportamenti irrispettosi che l'amministrazione sarà chiamata a sanzionare». Inutile commentare, siamo alle solite: il Pride associato inevitabilmente a manifestazioni contrarie al pubblico decoro. Ignorando ovviamente il fatto che nelle precedenti marce (le ultime a Vicenza, Venezia e Verona) non vi siano mai stati episodi anche lontanamente riconducibili alle condotte preventivamente condannate dall'amministrazione trevigiana. Inoltre è lecito domandarsi quali siano i criteri secondo cui emettere una sanzione. Un seno esibito è sanzionato al pari di un testicolo dipinto? Sarebbe estremamente interessante approfondire la questione, magari in presenza di personale sanitario qualificato.

Successivamente la stoccata delle stoccate: l’”adeguamento” del percorso. Le pressioni dell’ala ultracattolica del PD hanno portato al raggiungimento di un “compromesso” anche per quanto concerne il percorso effettuato dal corteo. La marcia eviterà via Calmaggiore, Piazza dei Signori e Duomo. Ciò allo scopo di non turbare la “Treviso per bene” passando al di sotto delle finestre del vescovado.

Mi assumo la piena responsabilità di ciò che affermo: il Treviso Pride dovrebbe a questo punto rifiutare, annunciandolo a gran voce, il patrocinio comunale. Questa è l’unica scelta possibile per attribuire il vero senso alla manifestazione e per dare una concreta dimostrazione di coerenza. Vale la pena “piegare il groppone” in questo modo e subire tali umiliazioni solo al fine di veder stampato il simbolo del Comune di Treviso sulle locandine dell’evento? Senza alcun beneficio dal punto di vista economico, per giunta. Probabilmente ciò è stato necessario per fare in modo che il Pride si svolgesse. Ma a questo punto vale la pena compiere un piccolo passo indietro. Il Verona Pride del 6 giugno 2015 scelse di non chiedere nessuna tipologia di sostegno all'amministrazione veronese targata Flavio Tosi. Scelta condivisibile o non condivisibile? Vi furono opinioni contrastanti. Ma per lo meno fu una scelta coerente. Il comune trevigiano si è reso inizialmente disponibile, ponendo poi dei rigidi paletti (“a condizione che…”). Ciò dovrebbe risultare sufficiente per portare il comitato organizzatore del Treviso Pride a intraprendere le più sensate contromisure.

L’invito da parte nostra a partecipare alla parata resta invariato, è fondamentale esserci tutte e tutti. Ma è altrettanto fondamentale esserci esattamente nelle modalità in cui vorremmo esserci. Non come e dove l’amministrazione trevigiana preferisce.

di Alessandro Pinarello


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