Il capogruppo dei fittiani a Perugia: «Se il sindaco è un buon cattolico, si rifiuti di unire i gay perché confondono i bambini»


Se è fastidioso assistere a quelle persone che scomodano Dio per legittimare i propri pregiudizi attraverso una visione distorta del cristianesimo, intollerabile è che ciò possa accadere anche in ambiti istituzionali di un Paese che dovrebbe essere laico.
Eppure Carmine Camicia, capogruppo dei fittiani al Comune a Perugia, pare non farsi problemi ad invocare la religione quale giustificazione alla discriminazione contro i gruppi sociali a lui meno graditi. E

Attraverso un comunicato, l'uomo ha sfruttato il bigottismo religioso per tentare di ricattare il sindaco: «Io auspico -ha scritto Camicia- che deleghi queste funzioni agli uffici preposti, poiché da buon cattolico dovrebbe sicuramente non condividere questo nuovo modello di famiglia che non potrà sostituire la vera famiglia e i valori che essa esprime. A breve sapremmo come si comporterà il Sindaco, cioè se metterà da parte i suoi principi, e entrerà a far parte di quel popolo che cercano di confondere i nostri figli e la nostra società».

Parole inaccettabili di chi strumentalizza Dio a scopo politico cercando di creare una contrapposizione fra un orientamento sessuale del tutto naturale e la sua personalissima convinzione che essere cristiani significhi sentirsi legittimati a disprezzare e danneggiare il prossimo. Il tutto, peraltro, invocando una simile discriminazione nel fornire previsti e garantiti dalla legge dello stato.
Interessante sarebbe anche comprendere in che modo il signor Camicia pensi che il riconoscimento dei diritti dei cittadini possa «confondere» i bambini, anche se forse si è semplicemente dinnanzi a chi sta cavalcando la peggior propaganda integralista pur di ottenere un qualche in voto in più da chi va in chiesa chiesa poi disprezzare l'opera di Dio.
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