La Lega propone una legge per imporre il crocefisso in tutti i luoghi pubblici


La Lega Nord è un partito che odia i gay, odia gli immigrati, odia chiunque abbia una religione diversa dalla loro. È un partito che insulta il Papa quando chiede accoglienza per i rifugiati e che loda i vescovi quando legittimano il loro odio verso il prossimo. In una crescente aggressione alla legalità, è anche il partito che sta cercando di impedire il riconoscimento dei diritti di alcuni italiani sulla base di distinguo di stampo fascista che, immancabilmente, vengono giustificati con presunti «sentimenti religiosi».
In questo clima non stupisce come l'uso politico della credenza religiosa e la strenua ricerca di Dio quale strumenti di morte a fini elettorali abbia spinto il Carroccio a riproporre alcune leggi del Duce. In particolare era un Regio Decreto del 1924 a prevedere che «ogni istituto ha la bandiera nazionale; ogni aula, l'immagine del crocifisso e il ritratto del Re».
Ora l'onorevole Roberto Simonetti, primo firmatario di una vergognosa proposta di legge, vuole andare oltre e chiede mille euro di multa da infliggere a chiunque non imponga il crocefisso nelle aule scolastiche, negli stabilimenti di detenzione e pena, negli uffici giudiziari e nei reparti delle aziende sanitarie e ospedaliere, nelle stazioni e nelle autostazioni, nei porti e negli aeroporti, nelle sedi diplomatiche e consolari e nei seggi elettorali.
Non si potrà vivere in Italia senza subire l'imposizione del suo sentimento religioso, in un attacco alla laicità dello stato perpetrato da gente che ride quando i migranti muovono nel Mediterraneo per poi sostenere che basti appendere qualche oggetto alle pareti per potersi dire "cristiani".
La sua convinzione è che il cristianesimo sia un qualcosa che non vada vissuto ma imposto con violenza. Ed è in tale ottica che la sua "legge" prevede anche che i crocefissi siano esposti «in luogo elevato e ben visibile» e che «chiunque rimuove in odio ad esso l’emblema della Croce (…) dal pubblico ufficio nel quale sia esposto o lo vilipende, è punito con l’ammenda da 500 a 1000 euro». Pene sono previste anche per chi «ometta di ottemperare all’obbligo di vigilare affinché il predetto emblema sia esposto».
Il tutto mette si sostiene che i suoi insulti razzisti, omofobi e xenofobi siano considerato una «libertà di espressione» nel nome di un Dio leghista che sostengono odi chiunque non accia parte della "razza padana".
Ed intanto si sostiene che è Dio a volere il respingimento di chi figge dalla guerra. È Dio a volere che i kebbabbari siano fatti chiedere per impedire loro di poter lavorare onestamente. È Dio a volere che vuole che i sindaci leghisti impediscano a due persone di poter consacrare il loro amore. Insomma, il solo fatto di associare un crocefisso a quelle geste appare come un insulto alla sensibilità religiosa di milioni di persona, anche mentre Dio è usato come oggetto di propaganda (in barba a quel saggio comandamento che chiedeva ai leghisti di non nominare il nome di Dio invano, cosa che quotidianamente e blasfemamente fanno per attribuirgli la propria ideologia).
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