La NuovaBQ sostiene che il solo ipotizzare che i gay abbiano dei diritti sia "propaganda gender"


Il mondo va avanti anche se l'integralismo cattolico vorrebbe fermarlo per tornare ai tempi in cui il nazismo permetteva di uccidere nei campi di sterminio chiunque non si uniformasse al pensiero unico. Ed è così che, ad esempio, ogni passo in avanti viene costantemente accompagnato dai lamenti dell'associazione ProVita, da sempre in prima fila nel sostenere che i gay non abbiano diritti e che diano fastidio se rivendicano un diritto alla vita che Brandi vuole negare loro. Solo in tale ottica si comprende l'esistenza di un gruppo legato alle destre neofasciste che passa le sue giornate a creare odio verso gay e lesbiche attraverso accuse paradossali e articoli diffamatori volti a cavalcare paure e pregiudizi a scopo politico.
Il loro nuovo piagnisteo è contenuto in un articolo firmato dal solito Elia Buizza, il quale scrive:

L’indottrinamento gender passa anche all’università. E l’omosessualismo è uno dei suoi aspetti più evidenti.

A tal proposito va ricordato che l'organizzazione di Brandi promuove una curiosa visione della realtà in cui l'omosessualità non esisterebe ma sarebbe silo una «ideologia» di un gruppo di persone che «sceglierebbero» di essere gay sili per dar fastidio a quei "cristiani" che vorrebbero decidere della loro vita e chd i gay li verrebbero vedere lapidati a morte. In fondo, se Brandi è la massima rappresentazione della nuova razza ariana e se a lui piacciono le tette, è evidente che sia Dio a volere che chi non gradisce le tette sia reso vittima di aggressioni. Logico, no?

Ed è sempre in quel nonsense in cui l'organizzazione politica di Brandi sostiene che dei diritti debbano essere negati per evitarne di nuovi (secondo una logica per cui dovremmo anche sostenere che vietare il matrimonio eterosessuale prevenirebbe i divirzi), l'integralista afferma:

Che la questione sulle unioni civili fosse solo l’inizio di un piano inclinato l’avevamo preventivato; eppure qualcuno, ai tempi della fiducia sul ddl Cirinnà, voleva convincerci che, con lo stralcio della stepchild adoption, il disegno di legge sulle unioni civili fosse un’ottima legge, in grado di chiudere definitivamente (e positivamente) il dibattito sul tema.
Invece le unioni civili sono state solo il primo gradino di una scalata inarrestabile per la colonizzazione ideologica che omosessualismo (e gender) stanno tentando di fare.

Precisato il loro sostenere che la priorità sia quella di negare tutele a bambini che nella vita hanno due genitori ma che risultano orfani dinnanzi alla legge (perché i loro slogan potranno giocare anche sulle figute di mamma e papà, ma l'unico effetto delle loro richieste è un danno ai minori senza che ciò possa cambiare come siano nati), si passa alla solita diffamazione, in questo caso rivolta contro l'Università di Brescia.
Nel tipici clima intimidatorio di chi minaccia propagande diffamatorie se non si eseguono i loro ordini, Buizza accusa l'ateneo di «non volersi esimere dall’occupare una posizione primaria nella propaganda LGBTQIA(…)». Ovviamente l'uso di una sigla così lunga non è per offrire inclusività ma per deridere i gay. L'articolo passa poi ad affermare:

Anno nuovo, legge nuova, propaganda identica. Anche quest’anno l’Unibs ospiterà nel dipartimento di giurisprudenza (che vanta una cattedra talmente sensibile a queste tematiche che, a mio modestissimo parere, meriterebbe un nome diverso dall’attuale “Filosofia del diritto”, in favore di qualcosa più arcobaleno) una nuova serie di incontri dal titolo “I diritti delle persone LGBTI”, che affronteranno diversi aspetti della tematica: gender “Transessualità e intersessualità”; “Matrimonio e unioni civili”; “Omogenitorialità e gestazione per altri” (perché, alcuni, non hanno nemmeno il coraggio di chiamarlo con il suo nome: utero in affitto); “Le discriminazioni nel mondo del lavoro” (dove magari si parlerà di come alcuni negozi attuino pratiche di assunzione agevolate per le persone con orientamento omosessuale in quanto più attente al contatto con la clientela).

Tutto ovvio. I nomi delle cose le deve decidere Brandi in un'ottica in cui bisoga trovare termini offensivi per la dignità umana e ci si appropria di altri in quel clima un cui della gente dice di voler «difendere i bambini» mentre promuove torture psicologiche che hanno già ucciso fin troppi minori nel nome dell'odio integralista. E se c'è chi non ha il coraggio di chimare le cose con il proprio nome è proprio un'associazione che si definisce "pro-vita" nella sua promozione di un'ideologoa di morte.

Tornando all'articolo, Buizza prosegue:

L’obiettivo che l’iniziativa si pone è «preparare una nuova generazione di cittadini e giuristi e testimoniare la rilevanza che le tematiche relative ai diritti delle persone lgbti ha assunto nel dibattito giuridico e fornire gli strumenti di base per orientarsi all’interno di un panorama normativo in continua evoluzione».
Più chiaro di così… Come testimonia questa iniziativa, la battaglia non è finita. Occorre rimanere vigili e attenti, continuando a testimoniare la Verità in un mondo in cui il potere della menzogna regna sovrano ed i diritti dei bambini sono nuovamente calpestati.

Esatto, ProVita sostiene di detenere la verità assoluta e dice pure che per proteggere i diritti dei bambini bisogna renderli orfani, impedire possano avere una famiglia e, soprattutto, far sapere loro che gente come Brandi li perseguiterà se non rinunceranno a vivere apertamente il loro orientamento sessuale qualora non siano eterosessuali. Strano modo di voler "difendere" i bambini...
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