Ancora una volta i fatti smentiscono la propaganda integralista di Gianfranco Amato


È facile osservare come la propaganda integralista si basi sulla manipolazione delle informazioni per cercare di "argomentare" quello che in realtà è una semplice volontà discriminatoria.
Forse ricorderete il caso del Comune di varese che decise di patrocinare un convegno di disinformazione tenuto dal signor Gianfranco Amato mentre rifiutò qualsiasi supporto al Gay Price cittadino. In pratica, l'amministrazione aveva deciso di schierarsi con chi vuole rifiutare pari dignità a tutti i cittadini e non con chi rivendica il proprio diritto alla vita, forse nella speranza che il compiacimento dell'odio potesse garantirgli viti alle imminenti elezioni.
Ma ad interessarci è come in quell'occasione la stampa locale ripropose alcune affermazioni del signor Amato, tronfio nel suo sostenere che la legge sulle unioni civili fosse inutile e riprovevole perché a Varese non si era ancora sposato nessuno. Ed è nella più totale noncuranza di come le mancata richieste fossero verosimilmente imputabili all'assenza del decreto ponte e al timore di essere vittima delle varie aggressioni messe in atto dall'estremismo cattolico, l'uomo sostenne che quel dato fosse la riprova che lui aveva ragione e che tutta l'odologia da lui vomitatati contro la pari dignità dei cittadini fosse da intendersi come una verità rivelata proprio in virtù di quell'assenza di richieste.
Tralasciando di osservare come i diritti dovrebbero tali indipendentemente da quante persone ne usufruiscano, pare proprio che la sua propaganda verrebbe smentita anche dalla riprova dei fatti. È infatti La Provincia di Varese a pubblicare un articolo intitolato "Unioni Civili, a Varese è boom di richieste" in cui si racconta:

Boom di richieste per le unioni civili a Palazzo Estense. Vinta la timidezza iniziale, sono sempre di più le coppie omosessuali che vogliono formalizzare la propria unione. Ieri, per esempio, ai «Giovedì del Sindaco», si sono presentate due signore che convivono da parecchio tempo e che vogliono finalmente risultare una coppia in tutto e per tutto.

Non solo. L'articolo pare smontare anche il motto dell'integralismo cattolico volto a sostenere che ai gay si potesse tranquillamente negare pari dignità e qualunque forma di rispetto perché «i diritti ci sono già tutti». Anche qui potremmo fare un lungo respiro e provare a prendere per buona la loro teoria riguardo al affatto che la dignità umana non conti niente perché ad importare sono solo i soldi, ma anche a voler accettare quella visione "cristiana" del matrimonio come mero contratto fine a sé stesso, la realtà è comunque un po' diversa. Spiega l'articolo:

A quanto risulta da alcune testimonianze, le motivazioni che portano a formalizzare l’unione civile sono le stesse che conducono al matrimonio tradizionale. L’amore è quello che viene prima di tutto, senza del quale è impossibile pensare l’unione. Al secondo posto c’è il bisogno di avere delle tutele (come la possibilità di starsi vicini nella malattia). Al terzo posto, il diritto all’eredità.
Sì, perché qualora non vi sia l’unione di fatto, i parenti non sono tenuti a riconoscere il rapporto affettivo e possono appellarsi alla legge per chiedere che i beni del defunto siano dati a loro e non alla persona amata.

Ma non solo, il colpo mortale alle bufale di Amato è la frase in cui il quotidiano aggiunge: «E chissà che, sull’onda del diritto appena acquisito, nei prossimi 12 mesi le unioni civili arrivino a superare il numero di matrimoni tradizionali».
Se il signor Amato sfruttava i patrocini comunali per sostenere che l'assenza di richieste fosse la prova definitiva della veridicità delle sue tesi, per proprietà transitiva potremmo tranquillamente osservare che il book di richieste sia la prova di una propaganda basata sulla strumentalizzazione e sulla decontestualizzazione dei fati. Né più e né meno dell'atteggiamento che caratterizza le noiosissime slide che il leader integralista è solito propinare al suo pubblico, tutte facilmente contestabili se solo non fossero state avulse dal loro contesto per essere spacciate come dogmi di fede attraverso monologhi a senso unico in cui non è tollerata alcuna obiezione.
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