Mario Adinolfi rottama Gesù: dice che i crocefissi rappresentano lui e il suo giornale


Le sterili polemiche di Mario Adinolfi possono apparire divertenti in un primo memento, anche se la mono fissità e la strumentalizzazione dell'ultra-integralista tendono a renderle sempre più noiose e violente con il passare del tempo. Perché se sappiamo tutti che Adinolfi pare volersi rendere ridicolo dinnanzi al mondo pur di sperare che qualcuno possa parlare di lui, sappiamo che possa rivelarsi controproducente anche il dare spazio al suo ego e alla sua disperata ricerca di visibilità.
Ed è così che non ci occuperemo della sua ossessione nel voler accusare tutti e tutti di volerlo uccidere (ovviamente sempre attraverso il suo costante ricorso a falsificazioni, bugie, strumentalizzazioni e tanta malafede) e sorvoleremo su come a rappresentare un reale rischio per la vita umana sia la sua promozione di torture psicologiche che sono volte a incutere sensi di colpa negli adolescenti gay (e lì non si contano le morti causate da quelle sadiche e violente pratiche). E neppure faremo finta di stupirci se Il Tempo abbia voluto assecondare la sua ossessione, dato che si sta parlando di un giornale che farebbe di tutto pur di contribuire alla persecuzione dei gay grazie all'ampio spazio che in passato ha già fornito a vari integralisti e persino ad un Toni Brandi pronto a promettere soldi in cambio di discriminazione.
L'unico motivo per cui ce ne occuperemo è la speranza che un qualche suo seguace possa rendersi conto di chi sia realmente l'uomo che ha ottenuto il suo plauso solo attraverso un uso commerciale di Dio e una vendita al dettaglio della legittimazione al pregiudizio. Già, perché nel corso della sua patetica intervista, Adinolfi ha dichiarato anche:

Quello raffigurato nel disegno sono chiaramente io. Compare addirittura una croce e, guarda caso, io sono il direttore del quotidiano "La Croce".

In realtà nel disegno in oggetto non c'è alcuna croce ma un crocefisso, simbolo che spesso e volentieri viene utilizzato come arma di offesa durante le manifestazioni integraliste. Un contesto che appare assai evidente anche dai restanti cartelli, i quali mostrano segni di divieto tracciati sulle coppie formate da due uomini o due donne o in cui dei toni azzurri e rosa indicano il sesso dell'unica famiglia da lui accettata: un uomo e una donna che viene collocata ad una posizione un po' più bassa di lui. Ma secondo quanto Adinolfi afferma dalle pagine del quotidiano, ogni crocefisso e ogni croce starebbero a indicare lui perché è lui che ha messo un copyright al simbolo centrale del cristianesimo allo scopo di poterci aggiungere un bel prezzo di copertina. Ed è dunque così che i suoi seguaci dovrebbero sapere che siamo dinnanzi a chi li ha derubati del crocefisso e chi pare ambire a sostituirsi a Gesù.

Tragicomico è poi come il leader del movimento omofobo, ossia quella persona che va in giro a dire che i gay sono malati e che San Paolo giustamente raccomanda per loro la morte, possa fare il finto angioletto nell'asserire dinnanzi al giornalista di turno che: «io non ho mai mancato di rispetto verso nessuno. Non sono contro gli omosessuali, ma contro una loro unione riconosciuta, Non c'è alcuna omofobia in questo. ma soprattutto non ho mai mancato di rispetto verso nessuno». Vabbhe, probabilmente non ci crede manco lui...
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