Scaduti i termini dell'iniziativa integralista volta a ridefinire il matrimonio in chiave eterosessuale


Il registro ufficiale della Commissione Europea comunica la chiusura dell'iniziativa con cui alcune associazioni integraliste miravano a ridefinire il significato di alcuni termini in un'accezione che eludesse la comunità lgbt da qualunque diritto giuridico. La loro intenzione era di chieder una norma comunitaria in sui si sostenesse che «il matrimonio è un'unione tra un uomo e una donna e la famiglia è basata sul matrimonio e/o sulla discendenza».
In realtà la proposta di legge mirava a creare una discriminazione istituzionalizzata che definisse la famiglia come un atto amministrativo riservato ai soli eterosessuali. Più machiavellico era invece l'inclusione di quell'enigmatico "e/o", volto a bypassare la parentela se in presenza di un uomo pene-munito e di una donna vagino-munita (giusto per garantire a Gandolfini di rivendicare parentela con i figli adottati anche dinnanzi alla sua unione sterile e conseguentemente non finalizzata alla procreazione). Ma dato che la formula proposta escluderebbe a priori qualunque coppia gay o lesbica, gli integralisti si assicurerebbero la certezza di poter negare ai loro figli qualunque tutela giuridica e di reputarli orfani dinnanzi alla legge (e non è certo nell'interesse del minore che questa gente vuole imporre per legge che uno dei genitori sia sollevato da qualunque obbligo, al punto che potrà abbandonare i figli o far mancare loro il supporto economico senza che qualcuno possa richiamarlo al dovere).
La presentazione ufficiale della proposta risaliva al 15 ottobre 2015 e la registrazione è avvenuta l'11 dicembre 2015. Secondo l'articolo 5 del regolamento 211/2011, «tutte le dichiarazioni di sostegno sono raccolte dopo la data di registrazione della proposta d’iniziativa dei cittadini, per un periodo non superiore a dodici mesi». Da qui la data ultima per la raccolta è stata fissata all'11 dicembre 2016.
Sfumato l'obiettivo di ottenere i consensi necessari, il comitato organizzatore è ricorso ad uno dei suoi soliti giochi di parola e ha autonomamente deciso di non accettare la scadenza fissata dalla Commissione Europea, asserendo che «questa disposizione dice che le dichiarazioni di sostegno devono essere raccolte dopo l'ICE è stata registrata, ed entro un periodo di 12 mesi o meno. Non dice invece che questo periodo deve necessariamente iniziare immediatamente il giorno della registrazione. In effetti, non dice nemmeno dire che è la Commissione a decidere sulle date in cui deve iniziare o terminare quel periodo». Insomma, la loro teoria è che si possa iniziare a raccogliere le firme quando si ha voglia e che si possa chiudere la raccolta ad un anno dalla data decisa dagli organizzatori e non quella da cui la raccolta è stata accettata. Ed è sempre attraverso una lettera firmata da loro che gli organizzatori comunicano che la raccolta continuerà fino al 3 aprile 2017. Ovviamente, in assenza di una qualche presa ufficiale della Commissione Europea, quella lettera appare come carta straccia dinnanzi ad un registro ufficiale che dichiara ben altre date.

Secondo i dati diffusi dagli organizzatori, la soglia minima di firme sarebbe stata raggiunta solo in Polonia e in Finlandia a fronte della necessità di raggiungere quel traguardo in almeno sette Paesi. L'Italia, dove la petizione era stata sponsorizzata dalla Manf Pour Tous e dal Comitato di Gandolfini, gli integralisti non sarebbero riusciti a sfiorare neppure il 20% delle firme necessarie con appena 9.358 nominativi (praticamente lo 0,00000005% delle persone che Gandolfini spergiura abbiano preso parte al suo Family day).
Ma al di là delle sterili polemiche degli integralisti, rimane la testimonianza della sanguinosa ferocia con cui questi gruppi mirano a colpire la dignità umana di interi gruppi sociali per inneggiare a quella che loro sostengono sia la supremazia giuridica dettata da un presunto diritto di nascita che loro individuano nei loro desideri sessuali e nell'attività che svolgono sotto le coperte. Il tutto a danno di quei bambini e di quelle coppie che loro vorrebbero escludere da qualunque legge comunitaria perché a loro sgraditi e perché possibile fonte di guadagno per chi spera di potersi appropriare dei loro contributi o delle loro eredità (così come ben sottolineato da un vecchio articolo in cui l'associazione integralista Provita prometteva ricchezze in cambio di discriminazioni).
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