Mario Adinolfi nel 2012: «Vorrei il matrimonio gay senza istituti separati. Ho resistito alle avances di un altro uomo»


Non senza le sue consuete polemiche, Mario Adinolfi uscì dal Pd nel settembre del 2011 sostenendo che il partito marginalizzasse i cattolici (gruppo in cui persevera ad identificarsi nonostante l'evidenza). Ma nel giugno del 2012 rifece in fretta e furia la tessera non appena intravide l'opportunità di poter sedere in Parlamento al posto del neo eletto sindaco di Civitavecchia, Pietro Tidei.
Va dunque collocata in quel periodo l'intervista che rilasciò nel luglio del 2012 ai microfoni di KlausCondicio. Oltre a sostenere che Matteo Renzi fosse il premier che lui avrebbe voluto alla guida dell'Italia (anche se oggi tenta di cercare consensi sostenendo di essere stato lui a farlo cadere), commentò l'assenza di diritti civili per le coppie gay dichiarando: «Dobbiamo dare una risposta operativa ai milioni di persone nel Paese che aspettano risposte in questo senso. Sicuramente non possiamo fare orecchie da mercante, dobbiamo rispondere. E per noi la risposta sono le unioni civili. È stata data una prima risposta nel 2006 con il provvedimento dei Di.Co.». Provvedimento che però non fu mai approvato come conseguenza dell'ingerenza nella Cei e l'organizzazione di quel primo Family day di cui oggi Adinolfi si dichiara promotore.
Nel suo discorso, Adinolfi aggiunse che «bisogna portare a casa un risultato per le unioni omosessuali, lo dico con chiarezza, che va oltre alle unioni di fatto. Io preferirei che una coppia eterosessuale accetti il loro matrimonio senza costure una protezione eccetera eccetera. In termini di unioni omosessuali si è riusciti a riconoscere solo le unioni di fatto».

E dinnanzi ad un Klaus Davi che diceva che in Italia ci sono un 10% di omosessuali e un 20% di bisessuali, Adinolfi dichiarò di non avere la più pallida idea di quali fossero le percentuali tra i parlamentari. Eppure oggi spergiura che in Italia ci sarebbero solo 7.591 coppie formate da quelle che lui definisce offensivamente come persone affette da una «condizione omosessuale». Buffo, soprattutto se si considera come solo pochi anni prima sostenesse fossero «milioni».
E se oggi sostiene che l'omofobia non esista, nel 2012 diceva che il freno al riconoscimento dei matrimoni fra gay derivasse da una «pruderia che non è presente solo in Parlamento: è un pruderia che è ancora presente in moltissimi campi. È un'Italia che sicuramente non è ancora... non è omofoba ma... nell'interrogazione di ieri non era importante perché l'ho firmata io e la Concia, è importante perché è l'Arma dei Carabinieri».

Il riferimento è infatti ad un'interrogazione al Ministro della difesa riguardo a definizioni omofobe contenute in un manuale dell'Arma. Nel testo sottoscritto da Adinolfi, si leggeva:

Premesso che dall'articolo pubblicato su Il Corriere della Sera dell'11 luglio 2012, intitolato «Il manuale per carabinieri che definisce i gay "degenerati"», di Elvira Serra, in collaborazione con Silvia Fabbi, si apprende che a pagina 213 del manuale della Scuola marescialli e brigadieri dei carabinieri, intitolato «Sinossi per la preparazione al concorso per l'avanzamento a scelta per esami al grado di maresciallo aiutante s. Ups», datato dicembre 2011, approvato dal comandante Pasquale Santoro e scaricabile dall'intranet dell'Arma dei carabinieri dai candidati al concorso nazionale, che si e' svolto il 25 giugno 2012 a Padova, l'omosessualità è stata definita una degenerazione sessuale, la prima tra l'esibizionismo, il feticismo, il sadismo, il masochismo, l'incestuosità, la necrofilia e la bestialità (o zoofilia); in particolare, su tale manuale è basata la preparazione dei futuri marescialli, vincitori di concorso, che, nella compilazione del cartellino biografico «mod OP/46» dei «soggetti di interesse operativo», vale a dire delinquenti abituali o professionali, chi è agli arresti domiciliari o è sottoposto a misure di prevenzione, eversori, persone appartenenti alla criminalità organizzata o socialmente pericolose, tra le cose da annotare nel «cartellino» - notizie sull'identità e sulla personalità, abitudini, carattere, malattie fisiche e mentali, condotta durante il servizio militare - inseriranno le eventuali «degenerazioni sessuali», tra le quali, sempre secondo il suddetto manuale, figura per prima l'omosessualità, seguita da esibizionismo, feticismo, sadismo, masochismo, incestuosità, necrofilia e bestialità (o zoofilia). Tutto ciò risulta, peraltro, in netta contraddizione con il fatto che l'Arma dei carabinieri è parte attiva dell'Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (Oscad): se questo manuale sia stato effettivamente modificato e se sia stata avviata un'indagine per accertare o meno l'esistenza di altri documenti o atti dell'amministrazione di riferimento che contengano termini lesivi dei diritti costituzionali e delle pari opportunità dei cittadini omosessuali. (3-02407)

Sempre a Klaus Davi, Adinolfi disse anche che non sarebbe rimasto sorpreso se ai militari gay dichiarati venisse impedito di poter fare carriera, così come si lanciò nel sostenere che un importante politico l'avrebbe corteggiato vent'anni anni prima. Stando al titolo del video, pare che quel fantomatico politico sarebbe stato un ex Presidente del Consiglio intenzionato a sedurlo.
E se quella rivelazione ai limiti della fantapolitica non si ode mai durante il discorso presente nel video pubblicato su YouTube, ai tempi fu IRISpress a riportare quel virgolettato e a sostenere che Adinolfi avesse dichiarato: «È un fatto accaduto anni fa, quando ero a Radio Vaticana e lavoravo in una missione estera, a Venezia, per una conferenza. Poi in Antartide e in Grecia per l’internazionale democristiana. Ero su un Falcon e lì subii della avances classiche, evidenti, alle quali ovviamente ho resistito essendo io eterosessuale. Lo fece con garbo, non fu per nulla volgare. Non mi scandalizzai affatto, i gusti della persona in questione erano noti. Il nostro Paese ha un rapporto con l’omosessualità molto difficoltoso e ipocrita. La pruderie non è soltanto in Parlamento, dove dubito che Anna Paola Concia sia l’unico omosessuale. La pruderie c’è in tantissimi campi, l’Italia ha ancora un retaggio omofobo». In un altro virgolettato viene riportata anche la frase: «Fui corteggiato anche da un altro presidente del Consiglio, ma in termini politici. Berlusconi cercò di arruolarmi e in maniera molto carina e simpatica preferii non cedere. Resta comunque una persona brillante con cui confrontarsi».

Già nel 2012 si chiedeva l'espulsione di Mario Adinolfi dal Partito Democratico per alcune frasi omofobe ritenute inaccettabili. Forse bazzecole rispetto a quelle che si è costretti a subire oggi, ma pur sempre sufficienti ad aver creato non pochi malumori tra gli elettori. E chissà, forse è solo per convenienza che ha raccontato che lui era tanto gay_friendly o forse è per dare libero sfogo alla sua vera indole che oggi risulta un alleato dei partiti neofascisti.

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