Perù. Tribunale riconosce il diritto costituzionale alla trascrizione dei matrimoni gay celebrati all'estero


Per la prima volta nella storia del Perù, un tribunale ha ordinato la trascrizione di matrimonio tra due persone dello stesso sesso. I giudici hanno infatti ordinato la trascrizione del matrimonio celebrato in Messico nel 2010 tra tra l'economista peruviano Oscar Ugarteche Galarza e il suo partner messicano Fidel Aroche Reyes.
In un Paese in cui le cui leggi non consentono matrimoni tra persone dello stesso sesso, la sentenza apre le porte alla possibilità di poter celebrare le nozze all'estero per poi chiederne il riconoscimento nella propria nazione. La decisione è stata emessa il 21 dicembre, ma è stata resa nota solo martedì.
I giudici hanno sottolineato come lo stato non possa imporre alcuna forma di discriminazione dei cittadini a causa del loro orientamento sessuale e che il diniego alla trascrizione era una «una violazione dei diritti costituzionali di uguaglianza, sviluppo e benessere» dei richiedenti.
Come in tutto il resto del mondo, è la Chisa Cattolica a rappresentare il principale ostacolo all'approvazione dei progetto di legge sulle unioni registrate che da anni si susseguono in Parlamento. Il vescovo cattolico Luis Bambarén, che dal 1998 al 2002 fu presidente della Conferenza Episcopale Peruviana, si spinse persino ad insultare il deputato promotore delle unioni civili dandogli pubblicamente del «pazzo» e del «frocio». Ed ancora, in una dichiarazione pubblica, rincarò gli insulti asserendo che: «Gay è gay, ma non è una parola peruviana, qui si dice frocio».
Le statistiche evidenziano come i due terzi dei peruviani sia favorevole all'apertura del matrimonio alle coppie dello stesso sesso. In Sud America, il matrimonio egualitario è già stato approvato a livello nazionale in Argentina, Brasile e Uruguay.
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