L'ascoltatrice chiama Walter Passerini su Radio 3 per parlare di pedofilia. Lui le risponde parlando di omosessualità come di una malattia


È gravissimo quanto accaduto nel corso la trasmissione "Prima pagina" di Radio 3 a cura di Walter Passerini de "La Stampa". Un'ascoltatrice ha chiamato la trasmissione per commentare le parole del Papa e il suo sostenere che «la pedofilia non è una colpa ma una malattia». In tutta risposta il giornalista ha iniziato a parlare di omosessualità quasi come se fossero sinonimi:

Anch'io sono rimasto un po' stupito da questa definizione del papa della, diciamolo pure, dell'omosessualità come malattia. Lei, signora, forse non se n'è accorta ma l'ha chiamata disturbo. In ogni caso ha poi usato due termini che poi ci riconducono semanticamente alla malattia: "prevenire" ed "evitare". Sono d'accordo con lei. le preferenze sessuali non sono una malattia, sono condizioni personali e sono condizioni culturali. Non credo che rendendole patologiche noi risolviamo quelle che noi riteniamo essere un problema. In realtà il problema è quello di combattere gli abusi e purtroppo molti sacerdoti si sono macchiati di questi delitti e non sono stati puniti. Sono stati spesso protetti.

Solo mezz'ora dopo un'altra ascoltatrice ha chiamato per chiedere conto di quelle parole, sottolineando come in relazione alla pedofilia lui avesse risposto parlando di omosessualità. «L'ho allargata, l'ho allargata, certo» è stata la sua prima, imbarazzante, risposta.
E mentre in sottofondo si udivano le sue risatine divertite, l'ascoltatrice è andata su tutte le furie ribattendo che «no, non si può allargare, mi perdoni, ma c'è una differenza fondamentale. Chiamare l'omosessualità malattia è gravissimo e non è corretto sul piano ontologico e poi è offensivo verso gli omosessuali. La pedofilia è una malattia e quindi il Papa si è riferito alla pedofilia». Solo a quel punto il giornalista ha ritrattato, anche se la sua risposta ha quasi peggiorato la situazione:

Forse nella foga e nella fretta ho mescolato ciò che non era mescolabile e quindi sono d'accordo con lei. La pedofilia sicuramente può essere considerata una malattia, quindi in qualche modo curabile. Certamente deve essere stroncata e non coincide assolutamente con l'omosessualità.
Io tendevo a sottolineare il rispetto delle scelte culturali, perché molto spesso si considera l'omosessualità una malattia. Io l'ho fatto e il mio riflesso era quello di evitare che, così come la pedofilia è una malattia, evitare che l'omosessualità venga considerata alla stessa stregua di malattia. Perché l'omosessualità non è una malattia e quindi in qualche modo va indicata come scelta, come condizione personale, come condizione culturale. Certamente non si curano con dei medici gli omosessuali ma i pedofili si possono curare.

Peccato che parlare di omosessualità come di "una scelta" o di una "condizione culturale" sia quasi peggio che provare a sostenere che si tratti di una malattia così come spergiurano i vari Brandi e Cascioli...

Clicca qui per ascoltare le due telefonate.
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