Media Word fa marcia indietro sul concorso riservato agli etero. L'integralismo parla di «gaystapo» e poi annuncia boicottaggi contro chi non discrimina


In occasione di San Valentino, la catena di negozi Media Word ha lanciato un concorso riservato alle coppie in cui un titolare della loro card ha un partner «di sesso opposto al proprio». La clausola veniva chiaramente specificata sia sul regolamento che negli estratti pubblicati sui volantini e sul sito dell'iniziativa.
La discriminante non è passata inosservata e le polemiche sui social network sono state tali da portare l'hashtag #mediaword a raggiungere la terza posizione nei top trends italiani. L'epilogo è poi giunto solo in tarda serata. Nonostante fossero le 23.16 di venerdì sera, un qualche loro responsabile ha annunciato sui social network che l'azienda avrebbe marcia indietro:

Ciao a tutti, nella stesura del regolamento di San Volantino abbiamo fatto un errore e ci dispiace. Ci teniamo a precisare che non era assolutamente nostra intenzione offendere nessuno e ad informarvi che il regolamento sarà modificato. Grazie a tutti!

Ovviamente bisognerà vedere cosa potranno fare, dato che i regolamenti dei concorsi devono essere depositati, c'è di mezzo una fideiussione e i volantini sono già stati stampati e distribuiti. Ma è dai commenti al post che si evince come la spiegazione non paia aver convinto molte persone. Qualcuno osserva che sembra improbabile che una specifica sui sessi dei concorrenti sia passata da un intero ufficio marketing senza che nessuno potesse accorgersene, così come qualcun altro ipotizza che la polemica fosse parte di un piano pubblicitario: «viene creato volutamente un caso per fare un po' di notizia. Tre "fortunatissimi" estratti su centinaia di migliaia di clienti che potranno accaparrarsi un televisore non bastava a far parlare di voi». E qualcun altro osserva che tale ipotesi non sarebbe altro che una forma di marketing «sulla pelle delle persone».

Ma nello scenario di ostentata omofobia da parte di alcuni gruppi violenti guidati da nomi sin troppo noti, molte ore prima qualcuno aveva già predetto quella che sarebeb stata l'inevitabile reazione dell'integralismo ultra-cattolico. Una sentinella in piedi si lancia nell'asserire che «la gaystapo ha rieducato anche voi a quanto pare. Ma per guadagnarvi la simpatia di qualche lgbt, ne avete perse molte di più». Un altro la butta sulla religione e sostiene: «San Valentino a cui vi ispiravate era ed è un santo cristiano a cui ora avete fatto un torto».
Si prosegue con chi si vanta di disprezzare i gay e scrive: «Codardi, vi fate spaventare da quattro gatti che vi hanno definito omofobi, come se fosse una cosa negativa poi». Un altro tira in ballo la stella nascente dell'odio organizzato nell'asserire: «Non tutti hanno il coraggio e la sapienza di Silvana de Mari», quasi come se il vomitare odio contro una minoranza per vendicarsi di uno spettacolo che non le era piaciuto si possa ritenere "coraggio" e non un sopruso di stampo neofascista.
Mentre alcuni esponenti del partito di Mario Adinolfi si occupavano di insultare nominalmente chiunque osasse protestare con la catena di negozi, il tema preferito rimaneva sempre quello di tirare in ballo Dio e la fede cristiana come giustificazione a qualunque violenza, sostenendo che si viva «in un clima di terrore» perché un'azienda non può più manco discriminare i suoi clienti senza che questi pensino di poter decidere di non acquistare più da loro. Ma, soprattutto, perché lui crede fermamente che «San Valentino era un santo cristiano famoso perché aiutò una coppia di fidanzati uomo e donna, e un gay non capisco cosa sentenzi su una questione del genere. Vuole forse cambiare il cristianesimo con le sue angiografie?».
Se è buffo si voglia sostenere di essere dinnanzi ad una festa cristiana quando le origini di San Valentino si perdono nella notte dei tempi con la festa pagana dei Lupercalia, facile è osservare come si sia sempre dinnanzi alla ferocia agli insulti di persone che paiono pronti a dire di credere in Dio solo perché credono che ciò li legittima a dare libero sfogo ai loro più bassi istinti nel vomitare disprezzo e pregiudizi contro un intero gruppo sociale. Il tutto, peraltro, senza neppure un briciolo di coerenza dato che non si può parlare di «gaystapo» dinnanzi a clienti che protestano con un'azienda per poi lanciare un contro-boicottaggio quasi come se le medesime azioni abbiano valore diverso se a compierle sono loro o se loro reputano di poternbe trarre un vantaggio.
Forse, dinnanzi ad un simile scempio, pare evidente che Media Word abbia tangibilmente creato un danno ad un intero gruppo di persone nell'offrire uno spunto che probabilmente continuerà a da vita a insulti e violenze per giornate intere.

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