La NuovaBQ sostiene che la De Mari sia perseguitata come i politici sotto Tangentopoli (e non lo dice con ironia!)


L'integralismo cattolico continua a fare quadrato attorno a Silvana De Mari, divenuta ormai un simbolo per chi sostiene che il dirsi "cristiano" debba legittimare qualunque forma di violenza contro ogni minoranza. Ovviamente anche La Nuova Bussola Quotidiana si è preoccupata di santificare l'integralista attraverso un attacco affidato al solito Andrea Zambrano. In un articolo intitolato "Verità su gay, metodo Tangentopoli per De Mari", afferma:

Per lei hanno scelto un metodo molto in voga a Tangentopoli e ormai affermatosi con successo per tutte le inchieste che contano: l’avviso di garanzia via Corriere. Ma non si tratta di un Dhl, bensì del più blasonato Corriere della Sera. La dottoressa Silvana De Mari, endoscopista e scrittrice di fantasy da un po’ nell’occhio del ciclone per le verità politically incorrect che osa dire sull’omoerotismo, risulterebbe indagata dalla Procura di Torino per alcune sue frasi pronunciate in interviste e ospitate radiofoniche sulle malattie cui vanno incontro gli omosessuali.

Sostenendo che Tangentoli fosse una bufala e che i democristiani avessero pieno diritto di mettersi in tasca i soldi pubblici (in fondo anche loro di dicevano "cristiani" e quindi vien da è che dovessero poter delinquere a proprio piacimento, ndr), si passa a spaccia come una "verità" la teoria con cui la De Mari sostiene che l'omosessualità non esista e che si sia dinnanzi a persone che "per scelta" decidono di mimare atti sessuali che lei non reputa tali. Una stupidaggine, ovvio, ma utile a chi spera che l'odio possa essere usato con finalità politiche per auspicare il ritorno di un nuovo neonazismo.

Sostenuto che la donna non sia inquisita, l'integralista aggiunge:

Tanto rumore per nulla? Non proprio, semmai un segnale inquietante di come la caccia all’untore, se negli anni di Mani Pulite era rivolta al politico lestofante, oggi viene indirizzata nei confronti delle persone dotate di ragione che denunciano la martellante campagna, molto spesso mistificatoria, della potente lobby gay. Con dati scientifici alla mano.
Quali sono le frasi finite nel mirino dei militanti Lgbt di Torino pride? Si tratta di espressioni prese da articoli scritti dalla De Mari sul quotidiano La Croce o dette nel corso dell’ormai celebre puntata de La Zanzara. Ad esempio: “Anatomicamente il rapporto tra due uomini ha gravi conseguenze ano rettali”. Dov’è il reato? Basta leggere la letteratura scientifica. Oppure: “Nelle pratiche di iniziazione al satanismo esiste il sesso anale”. Falso? Non proprio visto che è raccontato da chi queste iniziazioni le ha fatte. Oppure: “L’omosessualità è un disturbo che si può curare”. Decisamente scorretto politicamente, ma giusto sul versante psicologico come dimostra la storia scientifica di Joseph Nicolosi, morto proprio nei giorni scorsi.

Sulla rivista di Cascioli pare ormai un'abitudine sostenere che i gay siano dei malati, ma ciò non toglie la gravità di un mezzo di comunicazione che promuove costantemente teorie screditate che rischiano di mettere a repentaglio la vita stessa di numerosi adolescenti.
E immancabile è anche la loro assoluzione a formula piena:

Insomma: la De Mari non avrebbe commesso alcun reato di odio, però dà fastidio e in quanto medico è difficilmente attaccabile sul piano della clinica. Serve dunque una cura esemplare. Come lei stessa, al telefono con la Nuova BQ confessa: “Sembra proprio che vogliano usarmi per rilanciare la legge Scalfarotto – spiega la De Mari – ma se devo essere sincera non mi interessa granché, anche perché non ho ricevuto neppure l’avviso di garanzia”. Circa l’eventuale reato commesso, la De Mari si chiede da quando in qua “gli omosessuali sono diventati una razza: c’è forse un gene dell’omosessualità?”.

Crurioso è come l'articolo arrivi persino a sostenere che la signora De Mari stia combattendo «battaglia di libertà» nonostante sia evidente che sia lei a voler limitare la libertà altrui. Ma dato che l'obiettivo è sempre politico, la Nuova Bussola Quotidiana si affretta a santificare Gianfranco Amato e a sostenere che lui avrebbe «denunciato una tecnica preoccupante» e che «è consapevole che la partita non è soltanto giuridica. In virtù dell’esperienza accumulata sul campo negli anni in giro per l’Italia a denunciare l’ideologia gender sa che l’obiettivo di fondo della campagna non è tanto silenziare la De Mari, ma servirsene per scopi politici». Peccato che sia questa frase a introdurre le rivendicazioni politiche del fronte integralista:

Nel luglio 2013 noi come Giuristi per la vita, la Nuova BQ, Tempi e Pro Vita denunciavamo la vergogna del Ddl Scalfarotto che attraverso una bestialità giuridica voleva imporre il reato di omofobia, ma proprio perché si tratta di un assurdo si è arenato nel binario morto della commissione Giustizia del Senato. Adesso vogliono così strumentalizzare il caso De Mari per dire che seve una legge. E’ un’azione pilota su cui poi la magistratura creativa potrebbe dare una spallata decisiva alla libertà di espressione”.
Amato ha infatti fatto notare che il caso De Mari deve essere esemplare per giustificare così la legge e ha ribadito che “noi legali che l’assistiamo saremo come gli ultimi pretoriani del diritto di libertà e la difenderemo fino alla morte”. La palla ora passa al pm che dovrà indagare per ravvisare eventuali reati, anche se, non essendo ad oggi normato il reato di omofobia, non si capisce su quali basi si strutturerebbe un’accusa che appare quanto meno temeraria. Anche se è pur vero che a livello mediatico si sta già procedendo per un reato che non esiste nell’ordinamento. E forse la legge Scalfarotto servirebbe proprio a questo: per dare compimento ad una caccia alle streghe che ha tutta l’aria di essere solo all’inizio.

In realtà non serve certo una legge contro l'omofobia per sostenere che la diffamazione pubblica sia reato. E pensare che era proprio Amato ad andare in giro a dire che la legge sull'omofobia non serviva perché i reati contro i gay erano già puniti, ma evidentemente la sua idea cambia a seconda della convenienza del momento.
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