L'integralista Mario Adinolfi invita a pregare contro gli «invertiti» e il loro «regime della gaiezza coatta»


Pare non conoscere limiti l'inumana campagna d'odio orchestrata da Mario Adinolfi a danno di un'intera fetta della comunità. Pare evidente che integralista voglia una poltrona che con le sue sole capacità non è mai stato capace di conquistare.motivo per cui oggi spera di poter cavalcare odio e pregiudizio come strumento di auto-promozione. Lui si pone come l'uomo che legittima l'odio contro i gay, il tizio che invita i genitori bigotti a non accettare i loro figli, l'uomo nero che strappa dei minori all'affetto dei loro genitori per punirli di aver osato nascere.
Nella sua violenta ferocia, non si è risparmiato neppure dal depredato la Croce di Cristo per tramutarla in un blasfemo titolo di quello che a tutti gli effetti appare come un bieco strumento di propaganda ideologica. Ogni odio, ogni violenza e ogni legittimazione alla discriminazione viene venduto con un prezzo di copertina nel nome della Croce di Cristo. Dovessimo usare i suoi metodi comunicativi e il suo sacrilego abuso della credenza popolare, potremmo tranquillamente affermare che Adinolfi paia al servizio di Satana e che la sua demoniaca opera contro Dio risuoni come un crimine contro l'umanità (e data la comune matrice ideologica, chissà mai che anche lui non si ritroverà a dover rendere contro dei suoi crimini al pari dei nazisti che vennero convocati a Norimberga).

Dalle pagine de "La Croce", il fondamentalista è tornato a sostenere che sia necessario pregare contro i gay, tramutando ancora una volta la preghiera in uno strumento di offesa con cui alimentare e giustificare la violenza contro il prossimo. L'integralista invita la sua gente a prendere parte alla "processione di riparazione" contro il Gay Pride di Reggio Emilia, lanciandosi anche in insulti isterici e violenti. Per mano di tale Elisabetta Frezza, sostiene che «malgrado le accese contestazioni, non decadono le ragioni per manifestare in riparazione delle ostentazioni omosessualiste. Anzi».

In un crescendo di odio e di isteria, l'organo di disinformazione ideologica dichiara:

Reggio Emilia, nell'agosto 2016, ha avuto l'impareggiabile onore di ospitare nel suo municipio il primo grottesco rito di unione contro natura secondo la legge Cirinnà, dal nome della signora che, è bello ricordarlo, vanta «tanti figli non umani», ovvero quattro cani, quattro gatti, due cavalle e una famigliola di asini amiatini (come risulta dal suo profilo ufficiale).
Lo storico primato nuziale ha procurato alla città un ruolo pilota nella gaia cavalcata verso le praterie del mondo invertito, quello -per intendersi- al quale i nostri figli debbono essere educati sin dalla "buona" scuola materna, e poi avanti ad ogni ordine e grado, sotto l'occhio vigile di quell'altra signora che, non essendo istruita, è giustamente e saldamente al comando della Pubblica Istruzione italiana.
Ecco perché, madrina Monica Cirinnà in persona, proprio nel centro storico del capoluogo reggiano si svolgerà il «REmilia Pride», il più grande gay pride della penisola in cui convergeranno tutti gli arcobaleni tricolore: manifestazione ricca e composita che, oltre al megacorteo del prossimo 3 giugno, prevede un nutrito corredo di eventi "culturali" lungo tutto il mese di maggio, volti ad affermare i motivi salienti delle armate LGBTI che, come si legge nel sito prideonline.it, vanno «dal potenziamento degli interventi di educazione affettiva e sessuale e contro il bullismo omotransfobico nelle scuole, alla pretesa che la legge contro l'omotransfobia esca finalmente dagli impolverati cassetti del Parlamento nei quali è relegata da anni, senza dimenticare l'aggiornamento della legge 164, per consentire il cambio anagrafico del nome senza l'obbligo dell'intervento chirurgico, e la riforma del diritto di famiglia per dare pari diritti alle famiglie omogenitoriali rimaste orfane della stepchild adoption dopo l'approvazione della legge Cirinnà»

Sostenuto che la legge Reale-Mancino debba proteggere solo Adinolfi e debba essere negata agli altri cittadini, sostenuto che le persone transessuali debbano castrate e sterilizzate per compiacere il pregiudizio degli integralisti e invocata la necessità di non muovere un solo dito per proteggere quegli adolescenti che vengono spinti al suicidio dall'omoftransofobia, la donna non manca di scagliarsi anche contro una Chiesa che osa condannare quella violenza che lei vorrebbe invece fosse promossa:

Vaste programme, insomma, a cui la chie-sa locale, nel timore di prendersi indietro, ha pensato di aderire subito ufficialmente, organizzando il 14 maggio nella chiesa Regina Pacis una «veglia di preghiera a favore delle vittime dell'omofobia, della transfobia e di ogni altra forma di discriminazione» dal titolo "Benedite e non ma-ledite" (traduzione omo-clericale del "fate l'amore non la guerra"), con la partecipazione straordinaria di monsignor Alberto Nicelli, vicario generale del vescovo ciellino Massimo Camisasca.
Pronto e deferente il ringraziamento formale da parte delle associazioni omosessualiste.

Si passa così alla promozione dell'uso della preghiera come strumento di promozione d'odio contro il prossimo:

Ma in questo clima ecumenico di pax trasversale, arrivano inattesi i guastafeste. Che -apriti cielo- lanciano l'idea sediziosa di una processione per le vie cittadine. Cioè, di una preghiera pubblica volta a riparare le offese al Sacro Cuore di Gesù, perché, come ci dice San Tommaso, «nei peccati contro natura in cui viene violato l'ordine naturale viene offeso Dio stesso in qualità di ordinatore della natura».
Un comitato intitolato alla beata Giovanna Scopelli - Santa reggiana del Quattocento che ha dedicato la sua vita alla preghiera per la Chiesa Universale - ha l'ardire di chiamare a raccolta i cattolici di buona volontà per implorare la misericordia del Dio fattosi uomo, quello pervicacemente vilipeso e oltraggiato dall'uomo che vuole farsi dio.

Ed ancora, nell'evidente tentativo di creare e promuovere divisioni che possano creare un "noi" e un "loro" da poter mettere in contrapposizione e contro cui condurre una guerra (non a caso il loro Gianfranco Amato si definisce "generale" in quella strizzata d'occhio ad una guerriglia integralista non troppo dissimile da quanto predica anche l'Isis), l'articolo aggiunge:

Che l'immagine sacra scelta per la locandina dell'evento - la flagellazione di Cristo -sia stata contraffatta sul web in modo orrendamente blasfemo costituisce la prova provata dell'intima propensione alla bestemmia di quanti vivono praticando e ostentando la ribellione alla legge naturale e divina, fino ad imporre a tutti gli altri, grandi e piccini, con inusitata violenza iconica e verbale, usi e costumi invertiti. La copertura ipocrita della tolleranza, dell'inclusione e della finta carità, come per la chincaglieria in similoro, si scrosta con facilità e mostra il vero volto, di subdola prepotenza, dell'"orgoglio" diversamente sessuale.

Non è dato di sapere a quali fantomatiche «contraffazioni» si riferisca la donna. Chissà. magari si riferisce a quelle fotografie ingannevoli che il suo Adinolfi ha pubblicato tronfio sulla sua pagina Facebook allo scopo di alimentare lo stigma contro i gay o quelle con cui il cassiere di Gianfranco Amato ha chiesto ai giornali locali di promuovere una falsa visione dei pride. Ma probabilmente anche a loro poco importa di che cosa si tratti, quello che a loro importa è il poter sostenere che loro debbano poter deliberatamente insultare e offendere chiunque desiderino e che agli altri debba essere impedito di fare altrettanto.
La loro teoria è che l'integralista Mario Adinolfi debba poter promuovere quelle fantomatiche "terapie riparative" che su basano sull'infliggere barbare torture psicologiche ai coetanei delle sue figlie, sostenendo che il suo eventuale contributo al loro suicidio debba essere ritenuta una "libertà d'espressione". Ma poi manipola la religione per sostener e che il suo auto-dichiarasi (falsamente) cristiano debba conferirgli una protezione tale da permettergli di poter azzittire ogni dissenso attraverso l'accusa di blasfemia rivolta a chiunque osi contrastare il suo pensiero unico. Lui si auto-proclama superiore agli altri, un uomo "ariano" che vuole far tornare in vita un nazismo che elimini ogni libertà personale e in cui le sue figlie vengano obbligate a forza a sposare uomini più vecchi di loro per produrre almeno 2.3 figli come da sue indicazioni.
La loro ideologia del disprezzo si basa sull'assunto nazista che chi non è come Adinolfi è sbagliato.

Il violento articolo di istigazione all'odio (che in un qualunque Paese civile sarebbe di interesse per la Magistratura) prosegue sostenendo che:

Nel mondo capovolto in cui ci stanno addomesticando a integrarci, docili servi di uno strapotere perverso, la preghiera al Creatore di chi non vuole rassegnarsi all'insania istituzionalizzata viene gabellata dai benpensanti come espressione di odio, e tutti si accodano storditi alla nuova chiave di lettura e la piena di follia che invade strade, menti e cuori, penetra indisturbata le vestigia visibili di una chiesa ridotta ormai al simulacro di se stessa. Come in ogni dittatura che si rispetti, i carnefici si spacciano per vittime e innescano il collaudato piagnisteo che continua a guadagnare loro una condizione straordinaria supremazia; alle vittime della morsa liberticida viene imposta contro ogni evidenza - ma cosa sarà mai l'evidenza - la parte dei brutti e cattivi, e degli spietati guerrafondai predicatori di odio (hate speech per i cultori della materia). I preti si inginocchiano ai nuovi paradigmi del secolo, abbracciano l'abbruttimento fisico e morale chiamato universalmente amore; i loro vescovi li benedicono, dimentichi di che cos'è l'amore secondo la parola di Cristo.

In altre parole, secondo la loro opinabile opinione, l'amore di Cristo sarebbe il celebrare le proprie seconde nozze con una donna molto più giovane di sé in un casinò di Las Vegas ove ci si presenta in tuta da ginnastica quasi a voler sottolineare come non si reputi che la donna possa meritare il rispetto di un abito decente. Ed ancora, l'amore di Cristo sarebbe quel Salvini che inneggia alla "famiglia tradizionale" pur avendo colelzionato figli, anche illegittimi, da svariate donne. Oppure sarebbe quella Meloni che propina slogan sul matrimonio come strumento di procreazione mentre lei è andata ad una convention integralista per annunciare si essere restata incinta senza essere sposata.
Insomma, tutto sarebbe il volere di Dio, purché l'amore altrui sia impedito nel nome del pregiudizio di un piccolo gruppo di efferati integralisti pronti a nominare il nome di Dio invano quale giustificazione ad ogni loro più perverso pregiudizio.

Ed è sempre insultando iu prossimo che l'articolo aggiunge:

Nel regime della gaiezza coatta, il delinquente da perseguire è chi osa levare una voce a difesa della purezza, della virtù e della fede, persino del laicissimo "buon costume" o del "comune senso del pudore", retaggi di una cultura giuridica stracciata insieme alla morale diffusa e ai più elementari principi di ragione.
Sputateci pure addosso, predicatori del mondo nuovo: noi il 3 giugno ci saremo e sfileremo orgogliosi, perché a pubblico scandalo corrisponda pubblica riparazione. Sfileremo nel nome del Padre e per il bene dei figli, insieme a tutti coloro che non intendono piegare la testa agli ordini perentori della necrocultura imperante, edificata sull'empia alleanza tra ciò che resta di uno stato che fu sovrano e le rovine di una chiesa che fu cattolica.

Peccato che il buonsenso ci faccia ritenere che il vero scandalo sia il fatto che un manipolo di integralisti accetti dall'odio sia pronto a bestemmiare pubblicamente il nome di Dio per inneggiare ad azioni violente volte a negare al prossimo il loro diritto fondamentale alla vita.
La loro ideologia contro-natura li porta a sostenere che un gay non debba poter esistere se c'è un Adinofli che si dice infastidito dalla loro vita, piagnucolando istericamente che lui si sente perseguitato se non può imporre agli altri come debbano vivere , come debbano nascere e chi debbano amare.
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