L'integralismo cattolico invoca un intervento della Cei che possa esentare padre Livio dal rispetto delle regole deontologiche


La sospensione di padre Livio decisa dall'Ordine dei giornalisti sta provocando una serie di isteriche reazione da parte di quell'integralismo cattolico che appariva sempre più convinto che bastasse citare Dio per poter promuovere l'odio e l'intolleranza nella più completa impunità.
Fa ad esempio sorridere come Annarosa Rossetto, esponente di Imperia delle "sentinelle in piedi" e del comitato di Gandolfini, si sia lanciata nello chiedere a gran voce un intervento della Cei contro la decisione assunta dalla commissione disciplinare in merito all'esercizio della professione da giornalista esercitata dal sacerdote. Una richiesta che, di fatto, mira a sostenere che non sia giusto che tutti gli uomini ristino eguali dinnanzi alla legge dato che lei pretende che chi si professa "cristiano" debba sentirsi legittimato ad augurare la morte o a paragonare alla "meretrice" dell'Apocalisse chiunque osi avere opinioni diverse dalle proprie. Siamo alla teorizzazione di quella che i nazisti chiamavano razza ariana. E pensare che le sarebbe bastato alzare lo sguardo per leggere la frase "la legge è uguale per tutti" che si trovava presso la Biblioteca Civica Lagorio di Imperia in cui lei è stata relatrice al fianco di Toni Brandi in un convegno di promozione dell'intolleranza organizzato dal consigliere comunale Alessandro Casano di Fratelli d’Italia.

Il messaggio pubblicato dalla signora Annarosa risulta indicativo anche di una vera e propria distorsione del pensiero: questa gente ormai non si accontenta più di sostenere che i loro pruriti sessuali debbano avere valore giuridico al punto da garantirgli privilegi civili e sociali, ma pretendono pure che la religione debba renderli parte di una lobby da intendersi come intoccabile.
Ovviamente non manca il solito sfruttamento dell'ignoranza da parte di chi racconta ai propri seguaci che la sospensione di padre Livio sarebbe stata decisa perché «chi è contrario alle unioni civili è socialmente da eliminare». In realtà basterebbe saper leggere e prendersi la briga di documentarsi sui fatti per osservare come la commissione disciplinare abbia lungamente e chiaramente documentato i motivi della loro decisione... ed ovviamente quella frase non compare in quelle carte. Spergiurare il falso per cercare di ottenere la ragione è quanto di più vile e scorretto si possa fare.

Nel proseguo dei suoi messaggi, la signora Annarosa si lancia anche nel sostenere che l'intervento della Cei sarebbe doveroso perché il responsabile della violazione deontologica è «anche il direttore di una radio cattolica, non solo prete». Si passa dunque definire l'aggettivo "cattolico" come un qualcosa che deve conferire maggiori diritti, anche se usato in maniera arbitraria. Se è un dato verificabile che l'attività economica di padre Livio basi anche sulla commercializzazione dell'immagine della vergine Maria, non è certo detto possa essere definito "cattolico" il mettersi lì a chiedere l'impiccagione di chi non tace sugli scandali della Chiesa, il sostenere che i terremoti siano punizioni divine contro i gay, il definire "atei cornuti" chi non crede nel suo dio o il divertirsi ad augurare la morte a chi osa avere opinioni diverse dalle sue.
In che modo la presenza di una statuetta della Madonna dovrebbe modificare la natura violenta di quelle frasi? E perché mai una radio non cattolica dovrebbe avere regole diverse da una realtà laica?
Non sarà forse l'ennesima contraddizione di chi si guarda bene dal mettere in discussione la protezione offerta dalla legge Reale-mancino mentre si sostiene che la medesima norma sarebbe "Liberticida" se volta a tutelare anche altri gruppi sociali?
Da pelle d'oca è anche il passaggio in cui l'esponente integralista sostiene che lei non intraveda alcuna forma di odio in un prete che parla di "atei cornuti" o di "impiccagioni" se non si arriva a vedere l'autore di quelle frasi pronto ad essere il protagonista materiale di un atto terroristico. Un attentato che lei si immagina possa avvenire con un «van per investire i partecipanti al Pride».
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