Provita mette a frutto l'omofobia per promuovere il candidato leghista


Nonostante "Provita Onlus" ami raccontare ai propri proseliti che la loro organizzazione, nata come costola di Forza Nuova, sarebbe una realtà apartitica, non pare certo consona a tale definizione un articolo di Francesca Romana Poleggi volto a santificare Alberto Zelger, ossia uno dei più feroci politici anti-gay del nordest.
Il tutto non senza astenersi dal cavalcare politicamente il sentimento religioso, con frasi che praticamente arrivano a sostenere che sia Dio a volere che lo si voti. Il tutto è contenuto in una osannante intervista intitolata "Zelger, un politico di sani principi e di rara coerenza".

La Poleggi introduce Zelger con toni a dir poco entusiastici:

È stato Consigliere della Provincia di Verona per Forza Italia dal 1999 al 2004, Consigliere del Comune di Verona per la Lista Tosi dal 2007 al 2012, rieletto per il periodo 2012-2017.
Si candida ancora, alle prossime Comunali, per la Lega Nord.
Conosciamo il suo spirito di servizio e abnegazione davvero rari di questi tempi e i valori in cui crede che ispirano la sua azione politica con coerenza: cosa ancora più rara.

Parte così una surreale intervista interamente condita da frasi che citano imprecisati discorsi di Bagnasco o promesse omofobe come il promettere che Zelger provvederà alla «rimozione di tutti i libretti gay-friendly dalle scuole comunali e dalle biblioteche civiche». Insomma, lui proibirà e censurerà tutto cio che non è omofobo o lesivo della dignità dei gay in virtù del suo profondo odio contro un intero gruppo sociale (e qui manco si tira in ballo il solito fantomatico "gender", si condanna in toto qualunque testo non promuova l'intolleranza)

Non meno preoccupante è come il candidato omofobo parli tranquillamente anche di come alcuni gruppi religiosi avrebbero organizzato corsi per indicare la strategia comunicativa della propaganda. Dinnanzi ad una domanda che cita quelli che l'integralismo definisce propagandisticamente "principi non negoziabili" (ossia il sostenete che il potete religioso debba poter imporre leggi che definiscano chi può nascere, con chi ci si possa sposare, come si debba far sesso e come si debba morire), il politico dichiara:

Bisogna comunque usare un linguaggio appropriato, con esempi di vita comprensibili a tutti.
Per esempio, parlando di eutanasia, non posso dire soltanto che la vita è sacra e che non si può uccidere, perché la vita è un dono di Dio; non verrei capito. Ma, con maggiori probabilità di successo, potrei dire che una legge sull’eutanasia avallerebbe di fatto una “cultura dello scarto”, fino al punto di togliere le cure ai malati terminali, e che questo è il contrario del principio di solidarietà. Esempi simili ce ne sono molti. In ogni caso, per essere efficaci ci vuole uno studio e un aggiornamento continuo; ma anche tenacia e un pizzico di umorismo, per non arrabbiarsi di fronte alle provocazioni. Poi ci sono delle tecniche dialettiche, che è utile imparare, come quella del reframing, sulla quale rimando ai corsi di Catholic Voices, che le ha sviluppate per mitigare il clima fortemente negativo, che c’era in Gran Bretagna prima della visita di Benedetto XVI nel 2010.

Peccato che l'eutanasia non significhi negare le cure a qualcuno ma rispettare la volontà del malato. Viene dunque esplicitato un abuso delle parole che cambia la verità dei fatti per ingannare chi ha poca istruzione e può facilmente divenire vittima di un terrorismo verbale.

Immancabile è anche il sostenere che i gay non debbano assolutamente poter avere pari dignità, con un Zelger che incalza:

La battaglia sulle unioni civili è stata persa per il comportamento scellerato di alcuni politici sedicenti cattolici. Questo dovrebbe far riflettere su tre questioni: (1) gli elettori devono votare candidati valutandoli sul loro comportamento passato (Mt 7,16: “dai loro frutti li riconoscerete”); (2) non si può più seminare confusione all’interno della Chiesa sulla realtà dei principi non negoziabili (il nostro riferimento dottrinale è il Catechismo della Chiesa cattolica); (3) bisogna seminare cultura cristiana in tutti gli ambienti in cui ci troviamo; ma non possiamo improvvisare; dobbiamo essere preparati, magari frequentando un corso – anche on line – sulla Dottrina Sociale della Chiesa dell’Osservatorio Internazionale card. Van Thuan. Chi non è preparato può fare solo danni; meglio che si ritiri.

Peccato che Gesù invitasse a guardare i frutti delle azioni compiute non tanto per fare propaganda politica a questo o quel candidato, ma per mettere in guardia da chi cita Dio mentre crea frutti di morte, magari proprio come quella "Provita Onlus" che propone "terapie riparative" nell'incuranza di come il loro pregiudizio possa arrivare a spingere alla morte gli adolescenti vittima di quelle terribili violenze psicologiche. E non meno grave pare il loro ambire alla distruzione della famiglia, rendendola un concetto innaturale che vorrebbero fosse definita dalle loro regole in modo da reintrodurre tutti quei distinguo rimossi con la fine del regime fascista.

In una regressione culturale e sociale, il candidato leghista dice che lui cercherà di abolire l'aborto e la legge voluta dai cittadini con il referendum del 1978. Sostenendo che i "cattolici" debbano ambire ad imporre le loro regole a chiunque altro in un'ottica in cui una donna non possa scegliere nulla per sé stessa, afferma:

Sull’aborto la situazione è molto più difficile, perché anche certi ambienti cattolici hanno rinunciato a parlarne “per non essere divisivi” (incredibile, ma vero), sebbene la Costituzione consiliare Gaudium et Spes definisca l’aborto un abominevole delitto. So che in Polonia, ai tempi del comunismo c’era una legge molto permissiva, che produceva circa un milione di aborti all’anno. Nel 1979, con l’appoggio del card. Franciszek Macharski, fu avviata una “crociata per la vita”, con la quale molti polacchi si impegnarono a recitare ogni giorno una decina del rosario per la vita. Nel 1993 fu approvata una nuova legge molto restrittiva e nel 2016 si contarono circa 15.000 aborti; e l’anno scorso fu proposta una legge per l’abolizione completa dell’aborto. Negli Stati Uniti la March for Life di Washington è giunta alla sua 44° edizione; vi ha partecipato anche il vicepresidente Mike Pence e persino il presidente Trump ha inviato un suo messaggio. In Italia siamo semplicemente “ignavi”, quelli che Dante maggiormente disprezza, al punto da collocarli nell’Antinferno.

Sostenuto che chi non aderirà al suo totalitarismo finirà all'inferno, si passa a proporre un uso politico della preghiera contro il prossimo, auspicando che dei «comunicatori» possano sfruttare la religione per attribuire ad una volontà divina la loro opinabile propaganda:

Credo che sia necessario “fare cultura” a tutti i livelli: nelle parrocchie, tra gli insegnanti di religione, ma anche in ambito politico (nelle istituzioni e all’interno dei partiti), con convegni e iniziative pubbliche, coinvolgendo esperti e bravi comunicatori; tenendo conto del fatto che spesso i politici sono semplicemente ignoranti, ma hanno un cuore assopito, da risvegliare. Su questo sono molto fiducioso. Ma per farlo non bisogna badare ai “cani urlanti”, vittime dell’ideologia (preghiamo anche per loro), che spesso cercano di ostacolare queste iniziative di verità.
Poi, in occasione di qualche ricorrenza (giornata mondiale della famiglia, anniversario della morte di Eluana Engaro, giornata per la vita, giornata contro la violenza alle donne, eccetera) e di particolari episodi di attualità (bambino gettato in un cassonetto, malati terminali portati a morire in Svizzera, eccetera), è sempre il caso di lanciare un messaggio con mozioni o ordini del giorno, per richiamare l’attenzione della gente anche sui media locali o nazionali. Ci vuole iniziativa, anche con manifestazioni di piazza, cortei o veglie di preghiera (queste ultime per risvegliare i cattolici dal loro torpore).

Nella conclusione dell'articolo, quella "Provita" che si definisce tanto apartitica e il candidato leghista da loro promosso tornano a pronunciare il nome di Dio invano nel sostenere che l'unico modo di essere "cattolici" sia il rinnegare il messaggio di Gesù per promuovere l'intolleranza:

Noi siamo chiamati ad essere lievito nella pasta, non a togliere il lievito dalla pasta per metterlo da parte. Per essere lievito ci vuole preparazione, studio e tenacia, ma anche umiltà, per non farci prendere dallo scoraggiamento (le persecuzioni e le calunnie dobbiamo saperle incassare, offrendole a Dio per i nostri persecutori) e renderci contro che dobbiamo essere soltanto “umili servitori della vigna del Signore”, come disse Benedetto XVI appena eletto papa.
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