Anche a Rimini l'integralismo pregherà contro i gay con l'ennesima "processione riparatrice"


«Il prossimo 29 luglio si consumerà nella città di Rimini una gravissima offesa al Sacro Cuore di Gesù e al Cuore Immacolato di Maria, con una pubblica esaltazione del peccato di sodomia». Esordisce così il comunicato del Comitato Beata Giovanna Scopelli che già a Reggio Emilia sfruttò la preghiera come strumento di offesa.
Pare questa la nuova frontiera dell'integralismo cattolico, sempre più intenzionato ad esasperare l'odio contro interi gruppi sociali mediante un abuso del sentimento religioso e la creazione di false contrapposizioni ideologiche tra gruppi. Vien da sé che in un Paese dove il 25% della popolazione crede che l'omosessualità sia una malattia, c'è poco da sperare che sia il buonsenso a permettere di poter comprendere che Dio non starebbe mai con gente che profana il suo nome per brandire croci e rosari come se fossero strumenti di morte. Ma evidentemente qualche adepto viene adescato se queste pagliacciante continuano a tener luogo con tanto di benedizione da parte di quel Gianfranco Amato che opera nel nome dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme (con tanto diritto al saluto d'omore da parte della guardia svizzera e diritto di passo in tutte le chiese cattoliche del mondo) e che ha ottenuto un numero vergognoso di patrocini pubblici per la sua mefistofelica opera di disinformazione a danno delle minoranze.
Fatto sta che la mattina del 29 luglio vedremo anche a Rimini la vergognosa processione di un manipolo di integralisti intenzionati a pregare contro i gay e contro quello che offensivamente definiscono lo «scandaloso summer pride» che «incitando ancor più allo scandalo collettivo e alle brutture tese alla corruttela delle anime» li chiamerebbe «a consolare pubblicamente quel Sacro Cuore trafitto e quella Vergine Santa che piange lagrime amare. Lo dobbiamo come Figli di Dio, lo dobbiamo come membra del Mistico Corpo, lo dobbiamo come cattolici fedeli alla Santa Chiesa».
In realtà pare anche che il ricorso all'anonimo Comitato Beata Giovanna Scopelli sia una mossa prettamente pubblicitaria dato che non si tratta certo del primo evento nel suo genere tenutosi in città. Già lo scorso anno i Lefebvriani organizzarono dei rosari riparatori contro il Pride volti ad invocare «la giusta punizione» per i gay. Evidentemente il fantomatico "comitato" permetterà loro di non far sapere alle gente che a pregare contro il prossimo sarà il gruppo scomunicato da Giovanni Paolo II che si occupò di celebrare i funerali di Erich Priebke.

Marco Tonti, presidente del Summer Pride, osserva che «anche a Rimini si ripeterà la stessa sceneggiata avvenuta per il pride di Reggio Emilia, cioè una processione che scimmiotta quelle religiose (ma dalla quale il vescovo Camisasca prese nettamente le distanze), indetta da un fantomatico comitato Beata Scopelli di cui nessuno conosce la titolarità e che è stato diffidato dai Carmelitani di Reggio per "uso non autorizzato del nome della Beata". Dal loro comunicato si direbbe che il Summer Pride sia l'unica fonte di peccato di Rimini che "fa piangere lacrime amare alla madonna", ma secondo gli strettissimi standard di questi talebani religiosi anche farsi un tatuaggio è un peccato mortale. Se volessero purificare la città, con i 15 milioni di turisti che vengono qui ogni anno per divertirsi, dovrebbero fare una processione permanente 24 ore al giorno, magari su un tapis roulant per non intralciare il traffico. Ma stranamente se la prendono solo con noi, sarà l'invidia».
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