Il Bambin Gesù offre un accanimento terapeutico su Charlie. La Stampa plaude, preferendo l'opinione medica dei preti a quella dei medici


Nella dittatura italo-vaticana è vietato morire con dignità. I gruppi di sedicenti cristiani esigono che al piccolo Charlie sia inflitta un'agonia senza fine, indotta mediante macchine che stanno cercando di impedire alla natura di poter fare il suo corso. La sua agonia, causata da un progressivo deperimento del sistema nervoso, è inarrestabile e inesauribile. Non esiste al mondo terapia che possa salvarlo.
Eppure ai cattolici la realtà non piace. Evidentemente la morte sarebbe stata più che accettabile se solo avesse coinvolto un bambino di colore che aveva lunghe speranze di vita se solo non fosse stato stroncato dalla fame, dalla la guerra o dalla povertà. Ma non è di quelli che si preoccupano, ad interessargli è solo che Charlie sia fatto soffrire il più a lungo possibile.

Nonostante risulti in crescita il fronte di medici cattolici che tentano di spiegare all'opinione pubblica che la sospensione dell'accanimento terapeutico è a vantaggio del bambino, sui quotidiani troviamo articoli al limite dell'indecenza. Lo scettro dello sciacallaggio potrebbe essere assegnato a La Stampa, capace di titolare: "Il Vaticano e Trump si mobilitano per dare una speranza a Charlie. Gli Usa offrono una cura sperimentale e il Bambino Gesù il ricovero del piccolo".
Esatto, parlano di "speranza" e di "Cure" quasi come se il bambino potesse essere curato. Volutamente ignorano come i giudici di ben quattro corti abbiano ascoltati tutti i ricercatori, compresi quelli che si erano proposti di gestire quella cura sperimentale, ed abbiano appurato come persino loro fossero certi che non si sarebbe mai potuto migliorare significativamente la salute di un bambino in fase ormai terminale.
Eppure nell'articolo non c'è traccia di questa storia, così come non c'è un solo accenno al suo stato di salute, preferendo raccontare alla gente che dei giudici cattivi vogliano ammazzare un bambino che sta benissimo. Dunque ha ragione Salvini nel dire che l'Europa fa schifo e deve essere distrutta. Insomma, San Putin da Mosca non avrebbe mai permesso che al piccolo fossero risparmiate inutili sofferenze se un qualche prete ortodosso glielo avesse chiesto... Scrivono:

Il Vaticano e Donald Trump in campo per aiutare il piccolo Charlie. La Santa Sede e il Presidente degli Stati Uniti ieri hanno comunicato di essere a disposizione del bambino di 10 mesi colpito dalla sindrome da deperimento mitocondriale, per il quale i medici dell’ospedale di Londra dove è ricoverato hanno deciso l’interruzione delle cure, giudicate inutili. Scelta avallata anche dalla Corte europea dei Diritti umani di Strasburgo, che ha bocciato la richiesta dei genitori di portare - a proprie spese e con una raccolta fondi - il figlio negli Usa per una terapia sperimentale.

Il fatto che il trattamento fosse effettuato proprie spese non significa certo che fosse nell'interesse del bambino, soprattutto considerato come i danni celebrali siano tali da garantire che qualunque presunta terapia (soprattutto se mai sperimentata, neppure sugli animali) non avrebbe mai potuto fare nulla se non infliggere nuove sofferenze ad un bambino ridotto ad essere usato come una cavia umana.
Ma l'articolo non ne parla, preferendo dirsi entusiasta di quell'ospedale vaticano che, contro l'interesse del bambino, si è offerto di praticare un inutile e doloroso accanimento terapeutico sul piccolo.

Neppure in chiusura si fornisce alcuna realtà medica, preferendo raccontare come monsignor Vincenzo Paglia abbia dichiarato che «Staccare la spina a un malato è una cosa che mi fa ribrezzo» e che «è orribile che i tribunali decidano della vita di una persona».
Certo, è davvero orribile che un lurido tribunale pensi ai bambini ed abbia impedito all'egoismo di due genitori di poter infliggere dolorosissime ed inutili sofferenze ad un minore solo perché a loro due piaceva così tanto pensare che tecnicamente fosse ritenuto ancora vivo mentre se ne stava immobile come un bambolotto attaccato a dei tubi (tanto non può piangere, non può parlare e non può avere espressioni in virtù della sua malattia... quindi evidentemente è ritenuto un bel pezzo d'arredamento da tenere lì nella più totale noncuranza di quanto soffra).
Di questo passo potremmo anche citare la teoria di Paglia per sostenere che sia orribile che un tribunale possa dire ad un genitore che non può stuprare sua figlia, anche perché nulla ci spiega perché mai un abuso dovrebbe essere ritenuto preferibile all'altro.
Immancabile è stata anche la ricerca di visibilità da parte di quel ministro Lorenzin che si è detta disponibilissima ad infliggere dolore al bambino, assicurando qualora il bambino fosse stato consegnato come un pacco all'ospedale vaticano, lei avrebbe dato «il supporto necessario».

Un paragone con l'articolo sul medesimo argomento pubblicato dal Guardian è impietoso, a fronte di un giornale inglese che ha spiegato perché i medici reputino dannosa quella terapia sperimentale a fronte di un quotidiano italiano che ha preferito genuflettersi ai vescovi per raccontare la loro verità.

Ma la vicenda non finisce qui, dato che la quasi totalità della stampa italiana pare essersi allineata con il Vaticano. Il Corriere della Sera spergiura che qualcuno possa «aiutare» il bambino ed arriva a toccare il patetico quando scrive che «i signori Gard lottano per tenerlo aggrappato a questo mondo, riportarlo a casa e attendere il naturale corso della malattia». Ovviamente andrebbe detto che il naturale decorso della malattia ha già stabilito la sua morte e che il portarlo a casa significherebbe privarlo della sedizione e delle terapie del dolore offerte da una struttura ospedaliera.
Da voltastomaco è anche come il quotidiano si lanci in paragoni con casi che nulla hanno a che vedere con quello di Chalie, tirando in ballo persino un tale Piero Santobono che viene presentato «il papà di un ragazzo di 18 anni, colpito da una forma genetica meno invasiva». Ed è così che, dall'alto di una totale assenza di conoscenze mediche sull'argomento, l'uomo spergiura che tutti i liminari interpellati abbiano sbagliato le loro valutazioni perché a lui piace credere che «la diagnosi non è mai certa».
Forse l'unica persona che pare ragionare sui fatti più che sull'ideologia è Bruno Dallapiccola, genetista del Bambino Gesù, il quale afferma: «Chi è animato da pietà non valuta che dipendere dalle macchine è una pena per i pazienti. Quando non ci sono speranze, lasciarli andare è meno doloroso in ospedale che a casa». Una posizione scientifica che però pare collidere proprio con l'offerta avanzata dal suo ospedale.

Nessun quotidiano italiano cita la posizione della Gran Bretagna e il loro osservare, carte alla mano, che al Bambin Gesù «i profitti vengono prima dei pazienti» e che appare assai ipocrita il loro voler infliggere sofferenze ad un bambino terminale dopo che le negligenze della struttura hanno «ucciso otto bambini ricoverati nel reparto di oncologia». Otto bambini che, al contrario di Charlie, potevano essere curati e avrebbero potuto avere una vita lunga e felice.
Ma ovviamente quello non va detto, perché l'unica cosa che importa ai nostri giornalisti è il tentativo di assecondare i vescovi con sterili polemiche, inutili speranze e un puntuale indottrinamento dell'opinione pubblica. Quanto basta per ringraziare Dio che Charlie sia nato in Gran Bretagna: qui i vescovi l'avrebbero torturano in maniera inumana pur di sostenere che la Chiesa debba poter imporre la vita a chiunque Dio abbia chiamato a sé già da tempo.
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