C'è anche la madre di un gay: Verona censura l'incontro in biblioteca su richiesta di Mario Adinolfi


Sembra incredibile, ma ancora una volta i miliziani di Mario Adinolfi sono riusciti ad imporre il loro oscurantismo e la loro censura. Il tutto, come sempre, nel nome di quella promozione all'odio omofobico che pare l'unica ragione della loro vita oltre a rappresentare la principale fonte di reddito per il loro leader.
Capita così che a Verona la Fondazione San Zeno abbia ideato un'iniziativa chiamata “libri viventi” che si sarebbe dovuta tenere espresso la biblioteca civica. Ma dato che tra i titoli degli incontri con persone che raccontano la propria esperienza c'erano anche “Diversamente amare" e "Mio figlio gay”, il Popolo della Famiglia ha attaccato con la sua consueta ferocia l'iniziativa, sbraitando che si sarebbe trattato di «un affronto inaccettabile». La loro teoria è che qualunque forma di accettazione dell'omosessualità e qualunque occasione di poter conoscere la vita reale delle persone al si là degli stereotipi sarebbe un intralcio al loro progetto di criminalizzazione dall'omosessualità, finalizzato all'imposizione imposizione dell'eterosessualità quale unico orientamento sessuale che possa risparmiare glia adolescenti dalla loro aggressione e dalla loro violenza. Insomma, nulla di nuovo a fonte di un patito di proprietà di quel tizio che dice di voler "difendere la famiglia" mentre pubblicamente minaccia si spedire sua figlia in un centro i tortura psicologia qualora osi avere una sessualità diversa da quella che lui pretende lei abbia.
A lasciare basiti, però, è come l'amministrazione abbia deciso di dar seguito alla richiesta. In un comunicato, il Comune afferma: «Dopo un confronto con l’associazione Aga, organizzatrice del Tocatì, il Comune di Verona ha ritenuto che la tipologia di contenuti non fosse adeguata al messaggio culturale del festival dei giochi di strada. Pertanto la biblioteca civica non ospiterà la citata attività nelle giornate di sabato e domenica».
La "libreria vivente" avrebbe dovuto funzionare come una qualsiasi biblioteca, ma i libri sono persone in carne ed ossa che si assegnano un titolo a partire da un aspetto della propria identità, che spesso le porta a subire pregiudizi e discriminazioni. Ogni lettore può prenotare un libro a scelta dal catalogo per una conversazione di circa mezz’ora, durante la quale i libri raccontano la propria esperienza di vita rispondendo alle domande poste dai lettori.
Già lo scorso luglio il Comune di Verona annunciò di voler censurare qualunque libro non indicasse l'eterosessualità come l'unico orientamento sessuale che potesse essere socialmente accetto. L'iniziativa naufragò a causa delle numerose proteste suscitate da un'iniziativa che ricordava i righi dei libri compiuti dai nazisti.
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