Vaccarello: «Si fa presto a dire bus della libertà. Se si dicesse agli ebrei di chiudersi nei lager, staremmo zitti?»


È Delia Vaccarello a firmare un bell'articolo pubblicato da Globalist dal titolo "Quel pullman che nega i diritti nel silenzio di un Paese".
In riferimento all'autobus della vergogna con cui Filippo Savarese e la sua gente mirano a promuovere l'odio omotransfobico per le piazze d'Italia, la giornalista osserva: «Si fa presto a dire bus della libertà. È invece il bus che nega la libertà quello che è partito ieri da Roma e che sta facendo il giro delle città italiane. La cosa grave non sono questi cocciuti anti-gender, è grave il silenzio degli italiani, eccetto le associazioni lgbt. Se domani partisse da Roma un bus della libertà predicando ai neri di fare gli schiavi perché lo vuole la “natura” del nero, staremmo tutti zitti? E se si dicesse agli ebrei di chiudersi nei lager? Silenzio generale?».
Ci si domanda poi, di quale "libertà" si stia parlando. Forse della "libertà" di discriminare o forse della "libertà" di negare qualunque protezione agli adolescenti che dovesse avere la sfortuna di avere genitori omofobi. Non serve particolare intelligenza per comprendere che tutto quello che loro chiamano "libertà" è solo schiavitù: vogliono che la donna sia schiava degli stereotipi di genere, che i figli siano schiavi dei genitori e che la società sia schiava dei loro dogmi. In uno stato che garantisce costituzionalmente la tutela della famiglia naturale, Savarese è uno di quei personaggi che vorrebbe poter ridefinire il concetto di "natura" al fine di escludere chiunque non sia fatto a sua immagine e somiglianza, in una vera e propria teorizzazzione di una nuova "razza ariana" che lo veda come metro di giudizio ultimo per condannare tutti gli altri.
Anche la Vaccarello osserva: «Di quale Natura parliamo? La Natura dell'uomo è la cultura come diceva l'antropologo Alfred Kroeber, i crociati del Family Day si mettano il cuore in pace. La Natura che loro agitano non esiste in sé, non ha, per dirla con i filosofi, nessuna consistenza ontologica, in ballo c'è semplicemente quello che per finalità ideologiche viene attribuito alla natura. Altrimenti dicano di no ai farmaci (l'uomo della pietra non aveva l'Aspirina), agli smartphone, ai gruppi whatsapp tramite i quali diffondono i loro appuntamenti nelle scuole, e persino agli autobus. Il bus è l'ultima trovata di un movimento rigido che riunisce alcune associazioni per la Vita e che fa sue le istanze più bigotte del cattolicesimo purtroppo senza dirlo, nascondendosi. Manipolando le parole.
Parlano di libertà, e invece il loro messaggio costringe le donne ai ruoli tradizionali e i maschi al fardello di un “dover essere” che da un secolo stanno lentamente abbandonando. Se la “natura” non si sceglie, come la mettiamo con le famiglie “normali” in cui il padre biologico, cioè col pene alla nascita, fa il bagnetto e dà il biberon al bebè mentre la madre biologica, cioè con la vagina alla nascita, è al lavoro?».
Sottolineando l'ovvio, l'articolo precisa anche che «l'ideologia gender è stata inventata dai signori del bus, innamorati del family day, da coloro che fanno adunate per seminare paura stravolgendo le indicazioni dell'Europa. L'identità di genere è, invece, una chiave di lettura che fa comprendere come un uomo o una donna possano sentire di appartenere a un genere che non ha un legame causa effetto con la biologia. C'è una legge in Italia che ha affermato a voce alta e a chiare lettere la validità di questo concetto rispettoso della dignità della vita di migliaia di individui. Legge che ha avuto l'avallo di giuristi cattolici. Quelli del bus dicono: “I bambini hanno il pene. Le bambine la vagina. Non ti far ingannare. Se nasci uomo sei un uomo, se nasci donna lo continuerai a essere”. La legge italiana dice che l'identità sessuale non è dettata dai genitali, ma da un complesso di fattori. La normativa permette a carico del Servizio sanitario nazionale di adeguare il corpo (con gli ormoni e/o con l'intervento) al genere sentito come proprio, molte e recenti sentenze di tribunali permettono il cambio del nome sui documenti anche in assenza di operazione chirurgica. E' una questione di diritti umani. Ne parlano le costituzioni e le carte dei diritti dei paesi più avanzati. Ma fino a queste altezze non si spinge il bus, non ce la fa, ha le gomme sgonfie».
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