Egitto. La polizia arresta altri 14 gay


È con accuse che vanno dall'«incitamento alla depravazione» alla «condotta contraria alla decenza», passando dall'«associazione illegale», che le autorità egiziane hanno arrestato e condannato in primo grado altri quattordici gay. Gli uomini sono ora stati rilasciati su cauzione in attesa dell’appello.
Prosegue dunque senza sosta l'ondata di repressione messa in atto dalle autorità egiziane a danno dei cittadini gay. Tutto ha avuto inizio quando dei ragazzi sventolarono una bandiera arcobaleno al concerto della band libanese dei Mashroù Leila, il cui cantante è dichiaratamente omosessuale: la band libanese è stata esiliata e non potrà più esibirsi in Egitto mentre i ragazzi sono stati arrestati. Ma la ferocia della polizia morale non si è esaurita lì, dando vita a raid e retate che hanno causato già a più di 70 arresti e 20 condanne detentive. La loro unica "colpa" era quello di amare persone del proprio sesso, anche se durante i loro processi non era quella l'accusa formalizzata, spesso nascosta dietro ad un castello di fantasiose accuse basate su presunti reati contro la moralità o la decenza. Una pratica comune nei paesi islamici in cui non è prevista la criminalizzazione dell'omosessualità.
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