La nuova Arcilescica indica nei gay i suoi «avversari»

A leggere quel proclamo si ha l'impressione di essere dinnanzi ad uno scritto di Mario Adinolfi. Si parla di «avversari» con toni bellici, si piagnucola e si lanciano accuse non argomentate prima di auto-proclama martiri. Non manca neppure un piagnisteo sul fatto che gli altri sono tutti brutti e cattivi, gentaglia che osa contraddire il loro Verbo e che si permette di non obbedire ai loro ordini di agire contro la dignità e contro la vita di interi gruppi sociali.
Peccato che a scrivere quella valanga di sciocchezze sia stata la neo presidentessa di Arcilesbica, evidentemente già in fila per salire sul pulmino tranbsofobico di Savarese. Forse ingolosita dalla possibilità di poter girare l'italia al soldo dell'integralista spagnolo Arsuaga, è lì pronta a rilanciare i suoi slogan sul fatto che i bambini sono "cose da donne" e che i maschi (soprattutto se gay) non devono osare occuparsi di loro.

L'attacco è contenuto in alcune dichiarazioni rilasciate dalla pagine del Corriere della Sera:

C’è ancora spazio nel movimento Lgbt per il femminismo? O prevarrà una volontà escludente nei confronti di Arcilesbica che da più di 20 anni sono compagne di strada? Se lo chiede la neo presidente dell’associazione Cristina Gramolini, 54 anni, la cui linea anti-Gpa e femminista radicale è uscita vittoriosa dal Congresso di Arcilesbica dell’8-10 dicembre. Un esito che ha spiazzato gli avversari che hanno reagito in modo stizzito sia sui social che su siti come gaypost.it che nei giorni scorsi ha pubblicato articoli su articoli contro la posizione dell’organizzazione senza mai darle possibilità di replica.
Gramolini, però, mantiene la calma in attesa di una presa di posizione di Arcigay: «Al di là degli haters - spiega la presidente - c’è stata sia quest’estate che dopo il congresso una presa di posizione ufficiale del circolo Mario Mieli di Roma secondo il quale siamo fuori dal movimento. L’Arcigay in tutto questo tempo è stato alla finestra senza pronunciarsi. Noi vogliamo sapere se il movimento Lgbt è pluralista e quindi abitabile anche per noi».

Esattamente come nella propaganda di Adinolfi, anche nei proclami di Arcilesbica pare si sia ormai perso il significato delle parole. I colleghi di Gaypost vengono definiti come «haters» e «nemici», anche se pare assurdo che la loro crociata si concentri contro chi difende i diritti della comunità lgbt. E riguardo al presunto diritti di replica che le sarebbe stato negato, dal sito fanno sapere di non aver mai ricevuto richieste in tal senso dalla donna (la quale peraltro non concede alcun diritto di replica a chi ha opinioni diverse dalle sue, indicandoci una certa ipocrisia).
Fa sorridere anche come la presidentessa si ponga nell'ottica in cui dice che lei deve poter fare ciò che vuole e che gli altri dovrebbero appoggiarla e darle spazio anche se chiede non sia riconosciuta alcuna dignità ai transessuali e ai queer. Insomma, lei arriva, dice che vuole l'elusione di interi gruppi e si proclama «vittima» se gli altri non vengono presi a calci perché lei ha deciso che non li vuole.

Un esempio per tutti, un'organizzazione integralista che pubblica un post come quello riportato, è un'associazione he può accusare qualcuno di volerla lasciare fuori è un'associazione che non tollera gli altri e che quindi di sta emarginando?

Basterebbero queste evidenze per comprendere che anni di battaglie civili rischiano di essere ora gettati al vento da una donna che gioca a fare Adinolfi. E chissà se anche lei, come il leader integralista, non abbia fatto i suoi calcoli di profitto: in fondo sappiamo tutti che le persone trans sono le meno accettate dalla società civile, così come sappiamo anche che l'adinolfiniano medio si eccita quando vede due donne che limonano tra loro. È un dato di fatto che l'omofobia mista a misoginia ostentata dai gruppi cattolici nostrani abbia i suoi più grandi problemi con i gay, perché sono loro che vivono un rapporto paritario in cui il maschio non domina la femmina, anche sessualmente. Quando Amato, Giovanardi ed Adinolfi passano ore ed ore a immaginarsi un rapporto tra due uomini, le loro parole sottolineano come ad infastidirli sia l'idea che un pene non venga usato come strumento di supremazia sulla donna mediante l'atto della penetrazione.
A questo punto, qualora Arcilesciba riuscisse a scaricare gay e persone trans, allora forse per loro sarebbe più facile trovare un accordo con l'integralismo in modo ottenere più velocemente dei diritti civili a loro riservate. Perché se è pur vero che Adinolfi le vorrebbe veder penetrate da un uomo, forse potrebbe anche soprassedere a quel desiderio se grazie a loro riuscirà a ledere e danneggiare ulteriormente la vita delle famiglia lui più sgradite, soprattutto a quelle che dimostrano che non sta scritto da nessuna parte che la donna debba essere sottomessa al marito.
Chissà. A pensar male dicono di faccia peccato, ma spesso ci si azzecca. Soprattutto quando un gruppo femminista dice che il corpo è tuo ma vogliono decidere loro conto tuo te, esattamente come ama rivendicare l'integralista Adinolfi.

L'ultima nota è che se l'associazione ha fatto sua ogni rivendicazione integralista contro la gpa (spesso cavalcando i loro slogan che negano esista differenza fra donne ingiustamente sfruttate e una libertà di scelta che vige in Paesi come Canada e Stati Uniti), riguardo alle loro famiglie e ai loro figli paiono avere idee assai diverse:

Evidentemente il loro comprare dello sperma da maschi che vengono considerano meri strumenti di produzione di spermatozoi non rientra nella loro condanna contro la genitorialità maschile (che peraltro dovrebbe vederle in prima fila nel chiedere le adozioni di bambini già nati se il loro problema fosse davvero quello che dichiarano).

E comunque sia, la conclusione rimane solo una: da oggi abbiano un altro soggetto che pare avere delle enormi difficoltà nel comprendere che è doveroso impedire qualunque forma di sfruttamento, ma da lì in poi si entra nel un campo dell'autodeterminazione su cui ognuno deve essere libero di scegliere come reputa sia corretto fare. Se una persona non vuole i matrimoni gay, basta che sposi un gay. Se non vuole la gpa basta che scelga di non praticarla. Ma se si pretende che agli altri sia impedito di fare ciò che non si vuole possano fare, allora si è sconfinato nella dittatura e nell'illecito perché si vogliono imporre le proprie scelte in quella stessa logica per cui Adinolfi non vuole che i malati possano decidere per il loro fine vita dato che pretende di essere lui ad imporgli le sue scelte.


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