Quel Salvini che voleva il referendum sull'euro dice a Di Maio: «Il referendum sull'euro è una sciocchezza»


A partire dalla seconda repubblica, la politica italiana è sempre più concentrata in una incessante campagna elettorale in cui si può dire di tutto e il contrario di tutto. L'importante non è tanto avere progetti per un futuro migliore, è compiacere il sentimento popolare sulla base della situazione. Utilizzatissimo è il ricorso agli slogan: chiedano alcuno sforzo al cervello dell'elettore e si prestano per essere ripetuti ad oltranza in modo che la gente inizia  percepirli come una verità accertata.
Capita così che Donald Trump piaccia tanto ai cristiani perché è contrario all'aborto, poi a nessuno di loro interessa se ha tolto le cure mediche ad oltre 9 milioni di bambini. Capita anche che Salvini sia stato osannato perché condivideva le teorie economiche di Povia sul fatto che la crisi sarebbe stata tutta colpa dell'euro e non tanto nell'incapacità di quei governi che lo vedevano al potere. Basò anni di campagna elettorale raccontando pure che con un bel referendum lo si sarebbe potuto abolite e tutti saremmo magicamente diventati ricchi.
L'assenza di coerenza, però, pare raggiunge altri livelli di inaccettabilità quando quello stesso Salvini ha attaccato Di Maio dai microfoni di Radio Capital dicendo: «La vera emergenza è portare il lavoro in Italia: l'euro fa parte delle regole europee che devono cambiare. Da 15 anni ci sentiamo dire che bisogna chiudere gli ospedali per ridurre il debito che invece è aumentato. Quella del referendum è una sciocchezza. C'è la possibilità di avere altre soluzioni per pagare il debito mantenendo l'euro. La mia prospettiva non è uscire dall'euro ma rientrare con nuove regole».

Una teoria riconfermata anche su Twitter:



Peccato che quella fosse la risposta che generalmente gli veniva data quando scriveva:

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