Tommaso Scandoglio spergiura sia «impossibile» che Dio possa amare la sessualità dei gay


Il fondamentalista cattolico Riccardo Cascioli continua a sbraitare a pieni polmoni che la sua presunta "libertà religiosa" debba garantirgli il diritto di fomentare odio contro gay, migranti e chiunque abbia a cuore l'ecologia. Eppure pare proprio che non tolleri agli altri possa essere riconosciuta una libertà religiosa che non lo ponga quale detentore unico e ultimo del volere divino.
Ad innescare la sua cieca ira è un corso per fidanzati gay organizzato dal Progetto Gionata. Dato che evidentemente non saprebbe che farsene di un Dio che non può essere usato per promuovere omofobia, xenofobia e misoginia, è dalle pagine della sua Nuova Bussola Quotidiana che si lancia in un'offensiva di inumana violenza contro chi non sostiene che Dio debba essere negato ai gay.

L'attacco è stato lanciato a a lettere cubitali sull'home page del suo sito attraverso una rubrica denominata "deriva arcobaleno" che si apre con un articolo di Tommaso Scandroglio dal titolo "Corsi per fidanzati gay, l'omoeresia si fa pastorale". Con toni di inaudita violenza, affermano:

Il portale Gionata lancia il primo corso per fidanzati gay. Così l'omoeresia si fa pastorale arcobaleno con il placet di alcuni vescovi. L'obiettivo? Naturalizzare l’omosessualità, matrimonializzare le relazione gay, eliminare il peccato relativo a condotte omosessuali e giudicare positivamente l’omosessualità non solo sul piano morale, ma anche su quello teologico.

A quel punto il fondamentalista Scandoglio inizia a deridere le tesi del gruppo e a dispensare la sua versione omofoba della verità, puntualmente presentata come se si trattasse di un qualcosa di oggettivo e incontrovertibile. Si inizia con il suo asserire che Dio sia sicuramente eterosessuale:

è errato parlare di “amore” nelle relazioni omosessuali. Non tutto ciò che percepiamo a livello sentimentale come amore, lo è davvero. Non ogni attrazione è umanamente e quindi moralmente sana. L’errore è anche sul piano teologico perché se esistesse anche l’amore omosessuale e se, come possiamo leggere nella Prima lettera di San Giovanni, “Dio è amore” (4,8) ciò comporterebbe che Dio è anche amore omosessuale, la qual cosa sarebbe una bestemmia.

Sempre con toni di derisione, il fondamentalista aggiunge pure:

Corrado e Michela, nel loro report di questa esperienza di “pastorale” arcobaleno, affermano che un punto di “forza è stata la scoperta per noi genitori, preoccupati della felicità dei nostri figli gay, che anche una profonda relazione d’amore omosessuale, che si nutra di rispetto reciproco e del dono di sè all’altro, che sia fedele, che apra le sue porte a chi è debole e nel bisogno, è una relazione degna di essere vissuta e che nell’incontro con Gesù può trovare luce, speranza, consolazione. Per noi genitori l’Unione Civile non toglie ma aggiunge dignità etica a questa scelta”. La relazione omosessuale, come spiegano molte ricerche (cfr. tra i molti studi Gerard J. M. van den Aardweeg, La scienza dice NO. L’inganno del “matrimonio” gay, Solfanelli) non è rappresentativa di una donazione di sé, ma ne configura l’esatto contrario: una ricerca solipsistica e spesso narcisistica di sé. Si cerca l’altro uomo per confermare se stesso in un ruolo maschile che si percepisce latitante. L’Unione civile poi eleva a bene giuridico la relazione omosessuale che di suo è intrinsecamente disordinata. Quindi struttura civilmente un peccato.

In altre parole, Scandoglio ci sta dicendo che Gesù può anche andarsene a quel paese con il suo invito a non giudicare: lui non solo si sente pronto a sputare sentenze di condanna contro tutto e tutti, ma pretende pure di spacciare opinabili opinione come se si trattasse di realtà scientificamente oggettive. A farci comprendere come la sua "scienza" non sia la nota è il suo affrettarsi a sostenere che sia fondamentale impedire che la Chiesa accolga le realtà scientifiche dell'Oms:

Il racconto di Corrado e Michela, i quali – ne siamo certi – sono animati dalle migliori intenzioni, mette in evidenza alcuni capisaldi del processo omoeretico che si sta sviluppando in seno alla Chiesa e che potremmo così sintetizzare per punti. Primo: naturalizzare l’omosessualità, ossia sostenere che l’omosessualità è una naturale variante dell’affettività umana. Secondo: matrimonializzare la relazione omosessuale. Ciò a dirsi che a motivo della sua normalità, si può sovrapporre la relazione omosessuale al matrimonio. Terzo: eliminare il peccato relativo a condotte omosessuali. Il precedente punto porta a configurare una pastorale per le persone omosessuali dove il tema del peccato delle condotte omosessuali è sostituito dall’impegno contro ogni sorta di discriminazione. Impegno sicuramente lodevole, ma che non dovrebbe condurre a sopprimere il giudizio della Chiesa sugli atti omosessuali. Quarto: giudicare positivamente l’omosessualità non solo sul piano morale, ma anche su quello teologico. I precedenti punti non possono che portare a concludere che, transitando dal piano morale a quello teologico di fede, l’amore che Dio ha per la persona omosessuale si estende ad un (impossibile) amore divino per l’omosessualità. Detto in altri termini: dall’accoglienza (doverosa) per la persona omosessuale si transita all’accoglienza (da evitarsi) dell’omosessualità. Quinto: creare una pastorale a favore dell’omosessualità per il tramite dello strumento del silenzio assenso.
L’iniziativa di Corrado e Michela legittima anche sotto il profilo ecclesiale l’omosessualità. Infatti gli incontri si sono svolti nelle città di Milano, Bologna e Roma. I vescovi competenti per le diocesi in cui si sono svolti gli incontri non ne sapevano nulla? E se hanno saputo perché non sono intervenuti? E così il cerchio arcobaleno si è chiuso.

In altre parole, Scandoglio dichiara tutto tronfio come il principale scopo della sua vita sia quello di impedire che l'omosessualità possa essere accettata e che il prossimo possa godere di pari dignità. Ed è davvero ipocrita il suo sostenere che voglia battersi contro le discriminazioni mentre spergiura che si debba pensare che la vita altrui sia peccaminosa per il solo fatto di essere in vita.

A corredo dell'articolo Riccardo Cascioli ha pensato bene di aggiungerci pure un pezzo di Marco Tosatti in cui il vaticanista si scaglia contro un convegno organizzato dall'Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede e la Segreteria vaticana in occasione del 80° anniversario della morte di Guglielmo Marconi. A far scaturire la sua rabbia è come abbiano chiesto ad un gay (peraltro dichiaratamente di destra, quindi vicino alla sua posizione politica) di prendervi parte:

Il nome che ci ha colpito, e che ha colpito anche le persone che ci hanno segnalato l’evento sin dai lontani, è quello di Pierluigi Diaco. Pierluigi Diaco è un collega molto noto, che all’inizio di novembre ha celebrato la sua unione civile con il suo partner, e che ha annunciato in maniera molto mediatica la sua omosessualità. Ora, tutto questo non c’entra niente con la sua professionalità, è ovvio. Ma la curiosità resta di sapere come mai fra centinaia di colleghi della radio e della televisione la scelta sia caduta proprio su di lui, che le vicende personali hanno naturalmente trasformato in un’icona della battaglia LGBT.

Attribuiti titoli opinabili a Diaco, Tosatti non manca neppure di lanciarsi nelle sue solite teorie complottistiche contro un Vaticano che non discriminerebbe quanto lui vorrebbe. Racconta che il prefetto della Segreteria per la Comunicazione sarebbe amico del conduttore e amico anche dell'assistente spirituale dell’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede. E dato che il prefetto avrebbe «nominato consultore della Segreteria della Comunicazione» quel padre James Martin che Tosatti etichetta come il «gesuita americano che si è fatto alfiere delle tematiche LGBT all'interno della Chiesa», ecco che se ne esce con il suo sentenziare che «forse tutto questo non è così casuale come potrebbe apparire».
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